La figura di Marcel Proust, tra i protagonisti della letteratura del Novecento, nel centenario della morte (18 novembre 1922) sarà al centro della conversazione che la Prof.ssa Francesca Neri, Studiosa di Letteratura nonché Responsabile del Centro Anassilaos per gli studi linguistico-letterari, terrà, nell’ambito degli incontri promossi dall’Associazione Culturale Anassilaos, martedì 13 dicembre alle ore 17,15 presso lo Spazio Open.
Al centro dell’intervento della relatrice la figura dello scrittore francese, nato a Parigi il 10 luglio 1871, alla luce anche delle più recenti acquisizioni della critica sia sul piano della biografia, sempre complessa e talora anche lacunosa su molti degli aspetti della vita dell’autore e insieme fondamentale per comprenderne l’opera, che su quello più propriamente testuale. La sua esistenza fin dai nove anni caratterizzata dall’asma che lo costrinse ad una vita appartata, le frequentazioni dei salotti letterari e della vita mondana di Parigi verso la quale nutrì profonda curiosità e che seppe ben descrivere nella Sua opera, l’amore morboso verso la madre e una omosessualità vissuta, anche per i tempi, in maniera nascosta sono elementi tutti per penetrare la complessità di quella Á la recherche du temps perdu che rimane un’opera immensa, tuttora da decifrare, come una di quelle cattedrali gotiche di cui è ricca la Francia e che occorre scoprire di volta in volta.(Fu lo stesso Proust, studioso d’arte a paragonare la sua Recherche a una cattedrale gotica).
La prima parte, Du côté de chez Swann, finita nel 1911, venne rifiutata dagli editori e Proust la stampò a proprie spese, come spesso avviene nel mondo della editoria, nell’anno 1913 con scarso successo. Migliore sorte e grande successo, nel 1919, incontrò À l’ombre des jeunes filles en fleurs , segnalato dal premio Goncourt. Nel 1920-21 egli pubblicò Le côté de Guermantes e nel 1922 Sodome et Gomorrhe. Dopo la sua morte vennero pubblicati, postumi, La Prisonnière (1923), Albertine disparue (1925) e Le temps retrouvé (1927). L’opera è senza dubbio la descrizione della crisi della società francese all’indomani della sconfitta di Sedan, una società attraversata da profonde inquietudini politiche e sociali, dalla crisi del boulangismo, originata dalla perdita dell’Alsazia e della Lorena e dal desiderio di rivincita, all’affaire Dreyfus, ma è anche la descrizione interiorizzata del porsi dell’individuo dinanzi alla vita che scopre con gradualità il significato della realtà attraverso la memoria, tema affrontato in quegli stessi anni dal filosofo Bergson.
Una memoria che riaffiora grazie ad eventi apparentemente banali e casuali, magari attraverso un semplice dolce, la “madelaine”, quel dolcetto tipico francese a forma di conchiglia o barchetta, che possiamo gustare anche in Italia, che spalanca a Proust il ricordo dell’infanzia. Opera di enorme complessità quella di Proust per un pubblico attento e paziente e che si presta a diversi e molteplici piani di lettura.