Un nuovo codice per le Ong che effettuano salvataggi nel Mediterraneo, poi anche misure di prevenzione più stringenti contro la violenza sulle donne e per il contrasto alle baby gang. Sono almeno tre gli assi su cui lavora il governo e che potrebbero portare a uno o più decreti sicurezza. Una riunione operativa si è svolta tra gli uffici legislativi dei ministeri dell’Interno, Giustizia, Lavoro, Infrastrutture, Esteri e di Palazzo Chigi.
Attesi al molo Norimberga di Messina, i 104 migranti a bordo del pattugliatore Monte Cimone della Guardia di Finanza. I migranti facevano parte di un gruppo più numeroso di 489 persone che si trovavano su un barcone, partito dalla Libia, soccorso dalle motovedette della Guardia Costiera a sud di Porto Palo. I profughi sono stati poi suddivisi su più unità navali: 180 persone al porto di Augusta, 205 a Catania e 104 a Messina.
Il Consiglio dei ministri potrebbe esaminare prima la parte sull’immigrazione. La bozza è ancora aperta – come spiegano diverse fonti di governo – il perimetro e la tempistica non sono ancora definiti. Il Cdm non è ancora convocato ma dovrebbe tenersi nel tardo pomeriggio dopo la fiducia sul decreto Rave. Alla festa per il decennale di Fratelli d’Italia, il ministro dell’Intero Matteo Piantedosi aveva annunciato un “codice di condotta” per le Ong con “sanzioni più efficaci rispetto a quelle vigenti, che sono state depotenziate dal legislatore al punto che basta la visita di un medico a bordo per annullare l’azione del Governo”.
L’ipotesi su cui lavora il Viminale è che le organizzazioni umanitarie possano compiere un unico salvataggio, informando immediatamente le autorità e chiedendo l’approdo in un porto sicuro. Per rendere effettiva questa disposizione sarebbero anche vietati i trasbordi tra un’imbarcazione e l’altra. Ai migranti a bordo dovrà poi essere chiesto se intendano presentare domanda di protezione internazionale, affinché sia il Paese di bandiera della nave a farsene carico. A fronte di queste disposizioni stringenti sono anche previste sanzioni e sequestri amministrativi. Il pacchetto sulla violenza di genere andrà a integrare il Codice Rosso, le ipotesi al vaglio riprendono in parte il pacchetto messo a punto lo scorso anno dalle ministre Marta Cartabia e Luciana Lamorgese.
La fine della legislatura ha interrotto il cammino di quel disegno di legge, che prevedeva tra le altre cose l’arresto obbligatorio in alcuni casi anche senza la flagranza, il carcere per chi manomette il braccialetto elettronico, l’ampliamento dello strumento dell’ammonimento del questore per gli stalker. I numeri sui femminicidi sono quelli di una emergenza prolungata: 121 donne uccise dall’inzio dell’anno, di cui 99 in ambito familiare.
L’ultima Maria Amatuzzo, 29 anni, uccisa la vigilia di Natale a Marinella di Selinunte, in Sicilia. Il governo studia l’ampliamento dei casi in cui sono previsti gli ammonimenti del questore e pene più severe per chi viola il provvedimento, il carcere per chi tenta di manomettere il braccialetto elettronico e una stretta ulteriore su misure per prevenire l’escalation di violenza come il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima. Tra le ipotesi allo studio anche il daspo per i minorenni, per arginare le incursioni delle baby gang: il provvedimento impedirebbe di frequentare alcune aree, locali pubblici e zone della movida.
Dal momento che una componente frequente sono chat e social, che servono per organizzare il branco e anche come palcoscenico – come emerge da una recente ricerca del centro Transcrime dell’Università Cattolica, del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e quello per la Giustizia Minorile – si valuta anche il divieto di utilizzo del cellulare. In mattinata il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, parlando delle misure, aveva sottolineato: “conto che dal 2023 daremo le risposte che da qualche anno mancano”.