L’indagine della Squadra Mobile di Milano che ha portato a dieci arresti ha dimostrato come l’attività non si fosse fermata nemmeno durante il covid. Anzi, nel corso di una conversazione intercettata, uno dei figli del reggente della Locale di ‘ndrangheta di Pioltello, intuendo la possibilità di lucrare sul fenomeno del trasporto delle salme delle vittime del virus, mentre alla televisione scorrevano le immagini della colonna di salme trasportate dall’Esercito, spiegava come, attraverso una società intestata a un prestanome e l’emissione di false fatture, avrebbe potuto ottenere guadagni illeciti nel settore del trasporto feretri.
Salvatore Maiolo, uno dei componenti dell’omonima famiglia con a capo il presunto boss della ‘ndrangheta a Pioltello (Milano) Cosimo Maiolo, avrebbe creato, anche attraverso prestanome, società, come la Thalia srl, che “costituiscono meri serbatoi di personale da ‘affittare’ a committenti“, alcuni di rilevanti dimensioni come Gls, uno dei colossi nel settore della logistica-trasporti. E’ quanto emerge dall’ordinanza firmata dal gip Fabrizio Filice, che stamani ha portato la Polizia ad eseguire 9 arresti in carcere, nell’inchiesta del pm della Dda milanese Paolo Storari. In questo modo il clan della ‘ndrangheta avrebbe portato avanti “illecite somministrazioni di manodopera”, come si legge negli atti, con “profitti a favore del sodalizio mafioso“. La società Thalia, si legge sempre nell’ordinanza, operava “in regime di subappalto per la Gls Trasporti”. In una intercettazione del gennaio 2020 Salvatore Maiolo (ora in carcere), parlando col cugino Giovanni Maiolo (anche lui arrestato), gli spiegava che “un suo amico aveva stipulato un contratto con il corriere Gls per la gestione di 40 furgoni a 200mila euro al mese“. In un’altra intercettazione dell’agosto 2020 Salvatore Maiolo diceva: “Ho 40 furgoni, Gls“.
Il presunto boss della locale di ‘ndrangheta di Pioltello (Milano) Cosimo Maiolo, tra i 10 arrestati nel blitz di oggi della Polizia, avrebbe fatto “campagna elettorale” nel 2021 a favore del candidato sindaco per il centrodestra della cittadina Claudio Fina (non eletto) organizzando “un banchetto elettorale” anche per “l’aspirante assessore all’urbanistica Marcello Menni” e “invitando” le comunità di albanesi e pakistani a “votare per Fina e Menni“, anche loro accusati “in concorso” di coercizione elettorale con aggravante mafiosa. Emerge dall’ordinanza del gip di Milano Fabrizio Filice nell’inchiesta del pm Paolo Storari.
Come si legge nell’imputazione per coercizione elettorale, riportata nelle oltre 300 pagine di ordinanza di custodia in carcere a carico di 9 persone, Cosimo Maiolo, assieme al suo presunto ‘braccio destro’ Luca Del Monaco (arrestato) e “in concorso con” Claudio Fina e Marcello Menni (indagati), avrebbe sfruttato “la propria fama di soggetto apicale in seno alla locale di Pioltello” e organizzato un banchetto elettorale nel settembre 2021 a favore di Fina e Menni “presso la peschiera gestita dal figlio” Omar Maiolo, “facendo in maniera palese compagna elettorale a favore di Fina e Menni“. E invitando “la comunità straniera presente a Pioltello (e in particolare albanesi e pakistani) a votare per Fina e Menni“. Il presunto boss avrebbe, dunque, manifestato “pubblicamente il sostegno della ‘ndrangheta a favore dei due candidati, in tal modo facendo pressione affinché gli elettori votassero Fina e Menni“. Reato, quello contestato nelle indagini della Squadra mobile, aggravato dall’aver “agito con metodo mafioso” e dall’aver “fatto pressione a nome dell’associazione mafiosa“.
“Mi faccio la lista civica per me (…) mi metto capo della ‘ndrangheta“. Così, intercettato, parlava nel settembre 2021 Cosimo Maiolo, già condannato a oltre 11 anni dopo lo storico blitz ‘Infinito-Crimine’ contro la mafia calabrese del 2010 e in sorveglianza speciale dopo la pena scontata. Lo stesso presunto boss, stando alle indagini della Squadra mobile e del pm della Dda milanese Paolo Storari, avrebbe fatto “campagna elettorale” per il candidato sindaco del centrodestra di Pioltello (Milano) Claudio Fina. Come risulta dall’ordinanza che ha portato a 9 arresti, il 23 settembre 2021, nel corso di un pranzo a Segrate (Milano), Maiolo e Fina avrebbero stretto “accordi per le elezioni”. Fina che, scrive il gip, “seppur consapevole della caratura della persona che aveva davanti, ha accettato l’aiuto in campagna elettorale” definendo col presunto boss, ma anche col suo “uomo di fiducia” Luca Del Monaco, “quali votanti accaparrarsi, sfruttando anche il bacino dei voti derivanti dagli stranieri”. Intercettato nel corso del pranzo Maiolo col candidato, conteggiando le comunità “su cui potevano contare”, diceva: “Romeni, egiziani, Ecuador, pakistani (…) albanesi”. E Del Monaco: “Egitto sono tutti”. Fina: “Sono quelli più numerosi qua (…) albanesi li conosco anche io qualcuno“. In un’altra intercettazione Del Monaco, parlando con Marcello Menni aspirante assessore all’urbanistica, gli diceva: “Se Fina lo candidano a sindaco, tu che quota avrai dopo? Almeno vice-sindaco?“. E Menni: “Noi abbiamo già chiesto un assessorato“.