Si è concluso l’evento formativo sul GAP, gioco d’azzardo patologico, promosso ed organizzato dall’Ordine dei medici di Reggio Calabria, con il fondamentale apporto della Commissione, Formazione e Aggiornamento e organizzato in sei appuntamenti svoltisi nell’auditorium dell’Ente.
Un Corso di formazione nato, secondo gli organizzatori, dall’esigenza di offrire approfondimenti ed esperienze riguardo questa particolare patologia nelle sue componenti legate alla persona e al contesto sociale. L’obiettivo del Corso, infatti, principalmente rivolto alle figure professionali dei MMG, è stato quello di favorire una maggiore e più precoce rilevazione del disturbo e, pertanto, implementare nuovi modelli organizzativi delle cure primarie.
“E’ stato un corso estremamente importante – spiega il presidente dell’Ordine, dottore Pasquale Veneziano – perché il GAP è una patologia misconosciuta e non tutti riescono a rendersi conto di quanto può essere grave e subdola. Peraltro l’argomento riveste, in questo momento, il carattere di assoluta attualità proprio perché la Regione Calabria sta discutendo la legge che regola, analogamente a quanto già deciso da molte altre Regioni, una serie di interventi per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico. Spero che tutto questo, compreso il corso d’aggiornamento appena concluso, possa essere di monito a chi deve occuparsi di questa problematica”.
A tirare le somme di queste interessantissime sei giornate di studio è il dottore Antonino Zema, libero professionista Neurochirurgia e componente Commissione Regionale della Formazione.
“Dopo ampia discussione si è arrivati a parlare della dipendenza, quindi della deriva verso la patologia – sottolinea il dottore Zema – così dicendo la dipendenza arriva ad essere inclusa tra i disturbi mentali. Con l’andare del tempo si perviene così fino all’incapacità di resistere alla tentazione di giocare anche somme di denaro elevate. Come conseguenza di ciò si può anche arrivare a mettere a repentaglio i propri valori familiari”. “L’argomento – continua Zema – per essere svolto nei minimi particolari, ha richiesto sei giornate in cui molti psichiatri del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASP di Reggio hanno potuto relazionare confrontandosi con numerosi medici del territorio reggino. Si è chiarito appunto che la dipendenza può svolgersi sia in presenza delle cosiddette macchinette che con modalità online, cioè anche da soli davanti al computer. Questo è successo durante il periodo di chiusura dovuta al virus covid-19 arrivando fino ad una recrudescenza di tale abitudine che può essere considerata uguale alla dipendenza dalla droga. Si è detto che il tutto potrebbe anche iniziare dall’innocuo gioco sociale per arrivare fino a possibili implicazioni giuridiche”.
“Queste modalità, ai tempi d’oggi – chiarisce il dottore Zema – potrebbero iniziare già dalla più tenera età con i comportamenti più devianti ed apparentemente più ingenui che, in epoca internet, si instaurano quando per convincere il bambino a mangiare, i genitori fanno scorrere dal proprio cellulare sempre le stesse immagini e gli stessi suoni . In effetti già questa potrebbe rappresentare una prima dipendenza per uscire dalla quale sarà sempre più difficile e che potrebbe anche rappresentare un preludio per un futuro atteggiamento di dipendenza. Ultimo atto dell’evento – informa il dottore Antonino Zema – è il coinvolgimento dei medici e psicologi delle famiglie e delle scuole per iniziare a trattare l’argomento anche nelle scuole dell’infanzia”.