Il Ponte sullo Stretto e la previsione dei terremoti grazie ai satelliti

Prevedere i terremoti: come i satelliti aiutano a studiare i precursori dei sismi

StrettoWeb

La previsione dei terremoti è un traguardo ancora lontano dall’essere raggiunto, tuttavia un importante contributo potrebbe arrivare dalle tecniche di studio dei satelliti. Il Prof. Giuliano Panza, accademico linceo e già ordinario presso l’Università di Trieste, e Antonella Peresan, sismologo dell’Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale, stanno tentando di capire se i satelliti possono dare una mano nel prevenire i sismi. A giungo scorso, Peresan ha vinto il premio “Prof. Luigi Tartufari”, bandito dall’Accademia dei Lincei, proprio per i suoi studi sui precursori, quegli eventi che possono precedere un forte sisma, come riporta un articolo di Matteo Marini per “La Repubblica”.

I terremoti non sono prevedibili con precisione compatibile con procedure di evacuazione, ma possono fornire indicazioni valide per una prevenzione efficace. Tuttavia, a partire dalle informazioni di superficie ottenute da satellite, è possibile usare i dati geodetici per capire come gli sforzi si accumulano in profondità dove ci sono le faglie“, afferma Peresan.  “I metodi tradizionali, sostanzialmente empirici, descrivono la probabilità associata allo scuotimento del suolo. Il metodo neo-deterministico invece utilizza la modellazione fisica per calcolare come si propagano le onde sismiche dalla sorgente a vari siti di interesse e fornire il livello di sollecitazione (ossia la pericolosità) credibile per i possibili terremoti futuri“, rimarca Peresan.

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Il grosso problema –evidenza– quando parliamo di precursori di forti terremoti, è che sono eventi rari e lo stile di deformazione può variare da regione a regione, quindi abbiamo pochi casi su cui studiare la correlazione con le deformazioni del suolo. Le osservazioni disponibili da satellite partono dagli anni 2000, circa vent’anni in cui il numero forti terremoti è ancora piccolo“, ha spiegato Peresan.

Peresan è intervenuta al New Space Economy Expoforum di Roma per raccontare come i satelliti possono aiutare la ricerca sui precursori dei terremoti. La NSEE Conference ha attratto “quasi 4mila visitor, tra investor e attendee, più che raddoppiati rispetto all’edizione pre- Covid, con una percentuale di ospiti internazionali cresciuta del 14% (24 i Paesi di provenienza)”, ha spiegato Fabio Casasoli, Amministratore Unico di Fiera Roma. “NSE Expoforum è e sarà un volano per promuovere l’intero ecosistema dell’innovazione, propagare l’osmosi tra il sistema industriale e quello della ricerca del territorio e del Paese, favorire la contaminazione tra tutti i distretti produttivi e le aree di specializzazione che costituiscono la new space economy”. 

Il metodo di Peresan e Panza

Peresan e Panza hanno descritto il loro metodo in un capitolo del libro “Difendersi dal terremoto si può”: “il punto di partenza sono le osservazioni sulla sismicità di una certa area e come evolve nel tempo, possiamo dire se una determinata regione grande centinaia di chilometri è in uno stato di allerta basato sulle anomalie di questa attività sismica: è il riconoscimento il riconoscimento di una serie di tratti caratteristici che ci indica che entro una grande area, parliamo di centinaia di chilometri, ci aspettiamo, per esempio, il terremoto entro un anno”, afferma Peresan. “Dal dato satellitare vediamo zone a maggiore o minore deformazione, che indicano un accumulo di sforzi: questo ci permette di focalizzare l’attenzione su aree delimitate e se, ad esempio, ci sono faglie attive note possiamo modellare la mappa di scuotimento che ci dice cosa potremmo aspettarci in caso avvenga il terremoto. In occasione del terremoto del 30 ottobre 2016 in Italia Centrale prima del terremoto di Norcia, avevamo scritto e pubblicato che ci si poteva attendere un evento più forte di quello di Amatrice”, rimarca Peresan.

Il Ponte sullo Stretto e la previsione dei terremoti

Il metodo di Peresan e Panza potrebbe dare un contributo importante nell’Area dello Stretto, uno dei punti più sismici al Mondo, anche per quanto riguarda la realizzazione del Ponte. Sulla realizzazione dell’Infrastruttura stabile tra Calabria e Sicilia, il Presidente dell’INGV, Carlo Doglioni, intervistato tempo fa su MeteoWeb, aveva rimarcato che “dal punto di vista geologico e sismologico ci sono evidenze sulla sismicità dello Stretto con terremoti che possono essere in questa zona anche di magnitudo superiore a 7. Se il Ponte può essere fatto o meno, dal punto di vista tecnico lo decidono gli ingegneri in base alle informazioni sismiche che noi gli diamo. Io penso che gli ingegneri siano in grado di fare un Ponte sicuro, l’importante è che tengano conto di quelli che sono i limiti superiori. Il Ponte deve stare in piedi in qualsiasi situazione, quindi devono utilizzare i parametri massimi e quindi una scelta di scenario basata su una valutazione deterministica di quella che è l’accelerazione massima e lo spettro che dovrebbe essere utilizzato per la progettazione del Ponte. Questa è una scelta degli ingegneri, ma sono certo che gli ingegneri, soprattutto i nostri ingegneri italiani, hanno la capacità di realizzare il Ponte utilizzando i parametri di maggiore sicurezza“.

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