Dallo stop al ponte di Messina con il no alla riattivazione della Societa’ Ponte sullo Stretto ora in liquidazione alla fine delle sovvenzioni dell’era fossile. E ancora la cancellazione dei voucher, il salario minimo legale indicizzato, il contrasto alle delocalizzazioni, la riduzione delle spese militari da destinare all’aumento del fondo sanitario fino a sei miliardi. Sono questi alcuni dei temi che nelle opposzioni trovano spazio negli emendamenti proposti alla Manovra. Con l’obiettivo, si apprende, di non sovrapporre gli stessi argomenti per giungere ad una discussione vera. “Per noi la missione e’ chiara: alzare i salari, ridurre le ingiustizie, abbassare le emissioni e proseguire con decisione sulla strada della transizione ecologica“, spiega, interpellato, il capogruppo dell’Alleanza Verdi – Sinistra in commissione, Marco Grimaldi.
Il parlamento, quindi, dovrà votare un emendamento che prevede il “no” alla riattivazione della Società Stretto di Messina SpA già decisa dal Governo in Consiglio dei Ministri per sbloccare l’iter del Ponte sullo Stretto. Ancora una volta, quindi, la sinistra tenta di bloccare l’opera che ha già fermato subito dopo aver vinto le elezioni con Prodi nel 2006 e poi con la nomina a premier di Monti nel 2011, fermando la realizzazione della grande opera che invece il centrodestra di Berlusconi aveva avviato, appaltato, finanziato e progettato. Stavolta, però, la stragrande maggioranza del parlamento è favorevole, non solo con il centrodestra ma anche con Azione-Italia Viva. Con ogni probabilità, quindi, l’emendamento contrario verrà sonoramente bocciato e l’iter del Ponte potrà ripartire a maggior ragione dopo l’OK avuto nei giorni scorsi a Bruxelles da parte dell’Unione Europea che lo considera un “collegamento essenziale” per la continuità territoriale e la libera circolazione di merci e persone nel territorio continentale.