La protesta delle associazioni ambientaliste calabresi: “caccia selvaggia nel DDL Bilancio, vergogna per l’Italia”

Le associazioni ambientaliste calabresi protestano contro la nuova norma

StrettoWeb

“All’alba del 21 dicembre scorso, la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha approvato, un emendamento al Disegno di Legge sul bilancio della Stato che rappresenta un clamoroso regalo di Natale ai cacciatori. “Una pagina vergognosa per la tutela dell’ambiente in Italia”, così le associazioni ambientaliste calabresi WWF, LIPU, LEGAMBIENTE, ITALIA NOSTRA, LAV, LAC, ENPA, ALTURA definiscono l’emendamento alla Legge di Bilancio che stravolge la gestione faunistica italiana.

Il provvedimento, inserito senza alcuna giustificazione nella Legge di Bilancio, introduce una norma che consentirà di abbattere animali selvatici nelle aree protette e persino nelle aree urbane, per tutto l’anno, con conseguenze sulla sicurezza pubblica“. È quanto si legge in un comunicato stampa a firma delle associazioni ambientaliste calabresi WWF, LIPU, LEGAMBIENTE, ITALIA NOSTRA, LAV, LAC, ENPA, ALTURA.

È pericolosissimo prevedere la possibilità di cacciare in città e in parchi, oasi e riserve naturali che sono frequentati da cittadini, escursionisti, bambini (magari impegnati in attività di educazione ambientale). Già oggi sono decine ogni anno le persone – anche del tutto estranee alla caccia – vittime di “incidenti” di caccia, figuriamoci cosa potrà accadere se si consentiranno abbattimenti di animali anche nei nostri centri urbani. – sostengono le associazioni ambientaliste calabresi – L’altro aspetto che desta enorme preoccupazione, riguarda la prevista adozione di un non meglio definito Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, il quale dovrebbe occuparsi di “coordinamento e attuazione dell’attività di gestione e contenimento numerico della presenza della fauna selvatica sul territorio nazionale mediante abbattimento e cattura.” Di nuovo, senza alcun limite, né di tipo territoriale, né di tempo. Ma nemmeno di specie, per cui è possibile che la norma si possa applicare non solo, come si potrebbe ipotizzare, a cinghiali ed altri ungulati, ma anche a specie protette, quali lupi ed orsi. L’autentica perla terminologica è che gli “abbattimenti”, pur effettuati con fucili e carabine, non vengono considerati “attività venatoria” e ciò con il chiaro intento di eludere le norme che regolamentano la caccia. Cioè, si cercano animali al fine di abbatterli a fucilate, ma non è caccia:…è pan bagnato“.

Il provvedimento non ha alcuna giustificazione tecnico-scientifica e non è un caso che la norma ridimensioni fortemente il ruolo di ISPRA affidando direttamente la gestione faunistica ai cacciatori e ad organi regionali non ben identificati. Viene ridimensionato anche il ruolo dei Carabinieri Forestali che diventa solo “eventuale” e ridotto a questioni tecniche e di coordinamento delle azioni di prelievo. Viene totalmente ignorata la recente riforma della Costituzione che oggi all’art. 9 tutela “la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni”: Governo e Parlamento stanno abdicando a gestire la fauna, patrimonio indisponibile dello Stato, affidandosi ai cacciatori con una modifica che è ben lungi dal risolvere il problema dei cinghiali“, aggiungono WWF, LIPU, LEGAMBIENTE, ITALIA NOSTRA, LAV, LAC, ENPA, ALTURA.

Siamo poi di fronte ad una palese violazione delle direttive e dei trattati europei che esporrà il nostro Paese a procedure d’infrazione che poi saremo tutti chiamati a pagare. Si sta per introdurre nel nostro Paese una caccia in luoghi, in tempi e a specie oggi vietati mascherata da attività di controllo. Un’attività che peraltro non porrà alcun freno alla proliferazione dei cinghiali perché si continua ad insistere nell’errore di affidare ai cacciatori la gestione faunistica, nonostante sia stata proprio la caccia a determinare, prima, l’immissione dei cinghiali a scopo venatorio in tante parti d’Italia e, dopo, il loro aumento attraverso sistemi di caccia sbagliati che determinano il disgregamento dei branchi moltiplicando il successo riproduttivo. – si legge in conclusione – Le Associazioni ambientaliste si opporranno in tutte le sedi e con tutte le misure ritenute utili per evitare questa inammissibile concessione alle istanze più retrograde del mondo venatorio“.

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