“L’ultimo Report della Caritas diocesana registra, purtroppo, l’aumento esponenziale delle condizioni di povertà, assoluta o relativa, in cui versano moltissime famiglie e cittadini e cittadine messinesi. Un aumento che, anche per le sue cause, e per la sua diffusione e stratificazione sociale non può essere visto come un dato da archiviare sopratutto da parte di chi svolge ruoli di gestione e di governo della “cosa pubblica”. E’ quanto afferma in una nota il Gruppo di iniziativa civica “Rispetto Messina”. “Ma di fronte a ciò ed al periodo di emergenza sociale ed economica, data dall’inflazione, dall’aumento delle bollette, e dall’aumento indiscriminato, e spesso ingiustificato, dei prezzi al consumo anche nel settore dei prodotti alimentari, non si intravedono risposte concrete ed efficaci da parte delle istituzioni ai vari livelli, sopratutto locali. Anzi in tale contesto particolarmente grave il Sindaco di Messina e la sua Amministrazione Comunale, denotando una scarsa sensibilità sociale ed una egoistica autoreferenzialità, avulsa dalla realtà in cui operano, hanno pensato di avvalersi di una normativa regionale, relativa all’adeguamento delle indennità degli amministratori comunali, che prevede la facoltà, e non l’obbligo, di determinati aumenti a partire dal 2022. Indennità mensili che con una determina dirigenziale firmata non da un Dirigente ma dalla Segretaria- Direttore Generale del Comune, vengono così individuate, anche con effetto retroattivo per l’anno in corso: per il Sindaco da 5.500 euro a 9.500 circa per il 2022, 11.500 per il 2023 e 14.000 per il 2024; per il vice Sindaco da 4000 a 7000 euro ora che diventano 8.600 nel 2023 ed 10.700 nel 2024; per i nove assessori e per il presidente del Consiglio Comunale da 3.500 a 6.000 adesso che diventano 7.500 nel 2023 e 9.300 euro nel 2024. Ma non contento di ciò lo stesso Sindaco di Messina con proprio atto di indirizzo, anche questo con effetto retroattivo, dispone l’aumento delle indennità di carica per i Presidenti di tutte le Società Partecipate comunali e per i componenti dei consigli di amministrazione portandoli a trentamila euro annuali per i Presidenti ed a venticinquemila per gli altri due amministratori. Vengono così “premiati” con soldi pubblici gli amministratori di Società che, per l’espletamento dei loro servizi hanno richiesto e comportato l’aumento di tariffe e tributi e l’ulteriore esborso di somme per i cittadini, che, in taluni casi come quelli relativi ai prelievi indiscriminati dei loro mezzi con il carro attrezzi, possono apparire autentiche vessazioni; o di società che costituiscono un doppione”, rimarca la nota.
Senza contare che queste “premialità”, mediante soldi pubblici, riguardano un Ente che ancora, nonostante gli annunci mediatici, si trova in una situazione di predissesto finanziario, dato che ancora non è stato approvato, in maniera definitiva, il Piano ventennale di riequilibrio. Ma va ricordato anche ai tanti immemori che nel 2018 uno dei “cavalli di battaglia ” del Sindaco che era stato eletto fosse proprio l’abolizione di tutte le Società Partecipate definite inutili e “bancomat”, ed invece questo impegno non venne mantenuto e si costituirono alte partecipate, e vennero anche esternalizzati, fino ad ora, con il coinvolgimento di ditte private molti servizi di competenza delle società partecipate, con un aumento dei costi di gestione e delle spese. Ed in una situazione di difficoltà finanziaria dei Comuni, come evidenziato nel recente incontro fra ANCI e Governo Regionale ,ci si poteva ricordare che è ancora in vigore la legge sulla “spending rewiew”, che prevede che che le società partecipate possono essere gestite non da un CDA ma da un amministratore unico con risparmio sui costi di gestione. Ed alla luce di tutte queste considerazioni riteniamo che tali aumenti di indennità generalizzati siano del tutto fuori luogo e poco comprensibili”, conclude la nota.