Servizi mancanti, milioni persi, tasse elevate, brogli: il “Caso Reggio”

La nota di Pasquale Morisani, di Stanza101#AmaReggio, sulle condizioni attuali della città di Reggio Calabria alla luce di vecchie e nuovi problemi e a circa una settimana dalla manifestazione "Reggio è morta"

StrettoWeb

“Il “Caso Reggio”, sarebbe stato meglio doverlo inventare, purtroppo esiste ed è sotto gli occhi di tutti. E’ questa la premessa di una riflessione volta a sintetizzare una situazione di degrado e di abbandono che attanaglia i reggini da anni. E’ retorico affermare come Reggio, dotata di un territorio meraviglioso dalla terra al mare, rappresenti un gioiello naturale incastonato nel mediterraneo; ma dopo anni di degrado sociale, economico e culturale la città appare come assuefatta ad un destino avverso. L’incapacità amministrativa di una classe di politicanti ha sommerso la città di rifiuti, spacciando un milionario appalto come raccolta differenziata; ha fermato opere pubbliche cantierizzate generando danni che ne rendono, dopo un decennio, quasi impossibile il completamento, basti pensare ad opere strategiche come il Museo del Mare, il Lido Comunale, il Palazzo di Giustizia; centinaia di milioni persi; sono scomparse pianificazioni essenziali, come quella della depurazione delle acque o il piano innovativo della mobilità; le famiglie sono salassate da bollette elevatissime raggiungendo così l’unico primato: la città con peggiori servizi e tasse più elevate”. Comincia così la durissima nota firmata Pasquale Morisani, di Stanza101#AmaReggio, sulle condizioni attuali della città di Reggio Calabria alla luce di vecchie e nuovi problemi e a circa una settimana dalla manifestazione “Reggio è morta”.

“Eppure – si legge ancora – c’è ancora chi gioca al gatto ed alla volpe, chi nega lo sfacelo di una città che se non è morta, sicuramente avverte la sofferenza dell’agonia. I facenti funzione e gli accoliti politicanti spacciano comunicati stampa livorosi e sconnessi dalla realtà mentre questa città perde migliaia dei suoi figli, espatriati per studiare o cercare lavoro cercando un futuro lontano dalle proprie famiglie, dai loro suoi cari, dalle loro tradizioni. Eppure a Reggio si difende l’indifendibile; anche dopo il caso eclatante dei brogli elettorali, anche dopo la condanna del sindaco e di mezza giunta, anche dopo decine di questioni e discutibili come l’appalto dei murales o la mancata costituzione di parte civile, anche la violazione di quel codice etico che, in pompa magna avete adottato, ed in occasione delle condanne gravissime, invece, avete apertamente violato e disatteso. Ma, una su tutte, sarebbe interessante capire come, nonostante centinaia di milioni ricevuti dal Governo nazionale in questi anni ed i fondi usati dalla città metropolitana il bilancio sia in profondo passivo e senza aver erogato servizi, manutenzioni ed investimenti”.

“Tralasciando posizioni giustizialiste e garantiste – aggiunge – troppo spesso utilizzate ad uso e consumo, non abbiamo mai auspicato condanne giudiziarie, la nostra cultura non è forcaiola ed ha sempre tenuto posizioni di avversario non di nemico dell’altra parte; parimenti crediamo che chi tradisce il mandato del Popolo debba essere rimosso dalla stessa Politica perché essa ha il compito, in primis, di salvaguardare il valore della democrazia rappresentativa e della autorevolezza istituzionale. L’urlo popolare, spontaneo o motivato poco importa, di una settimana addietro rischia di scivolare nell’oblio; una tecnica usata da anni per sottacere il malcontento ed appiattire il dolore di una Comunità che, invece, non si riconosce più in chi la governa e reclama una nuova Politica, lontana da affarismi, strategie elettorali ed arrivismi. E’ tempo di aprire un dibattito, senza pensare a chi farà cosa, per tracciare un perimetro all’interno del quale individuare i danni e le responsabilità di un vero “caso Reggio”. Questa forse può essere l’occasione, attesa dai reggini, per fare chiarezza su cosa sia accaduto in questo decennio ed aprire il viatico ad una nuova stagione che, raccogliendo la voce non solo di quelli scesi in piazza, liberi Palazzo san Giorgio dalla supponenza e dall’incapacità di chi lo occupa indebitamente”, conclude Morisani.

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