Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria ha revocato gli arresti domiciliari per gli assistenti capo della polizia penitenziaria Domenico Cuzzola e Placido Giordano, difesi rispettivamente dagli avvocati Marilena Barbera ed Emanuele Genovese.
Su richiesta dei legali, i giudici del Riesame hanno sostituito la misura cautelare con quella interdittiva della sospensione dal lavoro per un anno. I due poliziotti erano stati arrestati a novembre con l’accusa di tortura e lesioni personali aggravate ai danni di un detenuto di origine campana, Alessio Peluso, di 30 anni, considerato un esponente di spicco della camorra. Quest’ultimo avrebbe subito nel gennaio scorso un pestaggio nel carcere “Panzera” di Reggio Calabria al quale, secondo l’accusa, hanno partecipato anche i due agenti arrestati assieme ad altri colleghi e al loro comandante Stefano La Cava.
Nei confronti di quest’ultimo, il Tribunale del Riesame non si è ancora espresso. Coordinata dal procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Giuseppe Lombardo e dal sostituto procuratore Sara Perazzan, l’inchiesta ha ricostruito cosa è avvenuto all’interno del carcere il 22 gennaio scorso quando il detenuto vittima del pestaggio, ripreso dalle telecamere interne dell’istituto di pena, aveva messo in atto una protesta, rifiutandosi di rientrare in cella dopo avere beneficiato dell’ora d’aria. A denunciare le violenze subite, a distanza di alcuni giorni, è stato lo stesso Peluso togliendosi la maglietta nel corso di un collegamento in videoconferenza col Tribunale di Napoli durante un processo e mostrando i segni delle percosse ai giudici, che hanno poi segnalato i fatti alla Procura di Reggio Calabria.