L’ultima perla del politicamente corretto: uccisa la fatina dello spot Buondì, ma “è sessismo e femminicidio”

Spot fortemente criticato sui social da quei soliti odiatori il cui passatempo più importante della vita è vagabondare mattina e pomeriggio (e sera pure) dentro lo smartphone tra un commento di qua e uno di là, con il solo scopo di ottenere i grandi "likes" che li faranno diventare famosi un giorno (quale giorno?) così come io diventato ricco e famoso al Monopoli

StrettoWeb

Il politicamente corretto è quel mondo appiccicoso, petulante, un po’ (molto) rompipalle che già si pensa di conoscere abbastanza. Proprio nel momento più tranquillo, però, ecco la nuova “stoccata”, quella che non ti aspetti: un’altra perla delle loro, una di quelle che ti fa pensare “cavolo, si può fare anche peggio di così?”. Si può fare anche peggio di così e l’ultimo esempio è la pubblicità della Buondì Motta. Nello spot c’è una normalissima famiglia (no, non sono tutte come quelle del Mulino Bianco, anzi, vi sveliamo un segreto, quelle non esistono) pronta a fare colazione con la brioche protagonista della pubblicità, quando al tavolo, dal nulla, spunta una fatina un po’ fastidiosa e insistente, talmente tanto da irritare i familiari che la schiacciano, uccidendola. Morale della favola? La Bauli (famosa azienda dolciaria proprietaria del marchio Motta) è stata fortemente criticata sui social da quei soliti odiatori il cui passatempo più importante della vita è vagabondare mattina e pomeriggio (e sera pure) dentro lo smartphone tra un commento di qua e uno di là, con il solo scopo di ottenere i grandi “likes” che li faranno diventare famosi un giorno (quale giorno?) così come io diventato ricco e famoso al Monopoli.

A far rimanere di stucco non è solo la contrarietà alla pubblicità, ma anche i contenuti dei messaggi: c’è pure chi ha il barbaro coraggio di parlare di sessismo, di femminicidio. Fondamentalmente, a detta dei contestatori, è sbagliato far passare il messaggio della donna (perché la fatina ha le sembianze di donna) che viene uccisa perché fastidiosa e insistente. Per fortuna non tutto è perduto e c’è anche chi ha preso con leggerezza e ironia (perché tale è lo spot) quei pochi secondi di video. Quella stessa ironia che l’azienda ha utilizzato per rispondere agli haters: “nessuna fatina è stata realmente danneggiata per la realizzazione di questi spot”. In un mondo normale, un’azienda non dovrebbe neanche giustificare l’ovvio. Ma da qualche anno a questa parte, dall’avvento di Internet e soprattutto dei social, persino gli ideatori di spot pubblicitari sono costretti a fare i conti con i cosiddetti “indinniati!!11!!1!11!”. E Renzikeffa?

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