Anello Ferroviario di Palermo, tutto bloccato per un banale refuso

L’ennesimo esempio di opera pubblica bloccata dalla burocrazia

StrettoWeb

Le notizie apparse sui giornali riguardanti i problemi nell’approvazione del progetto per la seconda fase dell’anello ferroviario di Palermo hanno dell’incredibile. In realtà, si tratta dell’ennesimo esempio di opera pubblica bloccata dalla burocrazia. L’anello ferroviario, per chi non lo sapesse, fa parte di quel sistema di opere ferroviarie che rivoluzioneranno la mobilità del capoluogo siciliano, implementando l’utilizzo del mezzo pubblico nella città più trafficata d’Italia. In particolare, la “seconda fase” completerà un percorso circolare a binario unico che collegherà l’importante snodo della stazione Notarbartolo all’area portuale ed alla centralissima piazza Politeama. Il progetto definitivo, presentato quasi un anno fa (4 febbraio 2022) è entrato nella fase approvativa attraverso la nuova procedura amministrativa del PAUR (Provvedimento autorizzatorio unico regionale ), che avrebbe dovuto accelerare i tempi relativi all’ottenimento dei pareri da parte di tutti gli Enti interessati. Nonostante ciò, l’approvazione non è ancora pervenuta.

Ma cosa è successo in tutto questo tempo? Un banale refuso ed alcune incredibili perdite di tempo hanno vanificato l’obiettivo che si era data RFI, che, contava di mandare in gara l’opera entro il 2022. In particolare, la Soprintendenza ai beni culturali di Palermo ha dato il proprio via libera lo scorso 8 giugno, mentre l’approvazione del Comune è arrivata il 20 luglio 2022; a quel punto, mancava l’assenso della Regione. Ma qui le cose si sono complicate: soltanto il 9 settembre, la documentazione relativa al progetto è stato trasmessa alla Commissione tecnico- specialistica, preposta ai pareri ambientali: il relativo nulla osta veniva emesso soltanto il 24 novembre scorso. Ma a causa di un errore di trascrizione (un elenco passava dal numero 4 al numero 6), l’Assessorato al Territorio ha rinviato la pratica alla commissione per la necessaria correzione, evidentemente ritenuta indispensabile. Il 16 dicembre scorso l’organismo si è nuovamente espresso sul progetto, e dopo qualche giorno è arrivata anche la firma dell’assessora Elena Pagana: ma eravamo già al 30 dicembre. Impossibile, a quel punto, arrivare alla definitiva approvazione del progetto entro il 2022, dovendo essere ancora riconvocata la Conferenza dei servizi per l’emissione del parere conclusivo. Inutili, pertanto, le continue lettere formali di sollecito, oltre alle telefonate ed alle visite in Regione, da parte dei responsabili RFI.

Ma, a parte la legittima aspirazione a concludere in tempi umani l’approvazione del progetto, i responsabili di RFI erano preoccupati per un motivo ben preciso. A causa del “caro prezzi energia” e materiali verificatosi nel 2021/2022 a causa delle note vicende legate al post Covid ed alla guerra in Ucraina, è infatti necessario adeguare i prezzi di progetto alle condizioni attuali, ben diverse a quelle riscontrate durante la redazione del progetto definitivo, prima di mandarlo in gara. A tale scopo, il Governo ha previsto un apposito Fondo con il famoso Decreto Aiuti, valido per tutte le gare che venivano bandite entro il 31 dicembre 2022; superata questa data, però, non c’è copertura per l’adeguamento dei prezzi. E pensare che RFI aveva già avanzato formale richiesta al Ministero di accesso al fondo, nella previsione di vedere il progetto approvato entro novembre 2022. Occorrerà quindi sperare in una proroga del Decreto per il 2023, in modo che, concluso l’iter approvativo, si potrà procedere all’adeguamento dei prezzi ed al bando dell’appalto per la progettazione esecutiva e la realizzazione delle opere. Nulla è perduto, quindi, ma questa ennesima vicenda di bizantinismi e lentezze burocratiche, che ci fa comprendere facilmente come l’approvazione di un progetto, in Italia, comporti tempi ben più lunghi della sua realizzazione, deve farci riflettere a fondo. Con buona pace di chi rappresenta l’urgenza di dotare le nostre città di sistemi di trasporto pubblico capaci di liberarle dalla schiavitù del traffico e dell’inquinamento.

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