Calabria, raccolta differenziata insufficiente nei parchi della Regione: solo 6 i Comuni “rifiuti free”

Legambiente presenta la prima edizione di "Parchi Rifiuti Free" e denuncia: "intollerabile ritardo. Importante un patto tra parchi e comunità locali. Le aree protette, oltre a tutelare le specie a rischio, non perdano la sfida di accompagnare i territori e le comunità locali verso scelte green e politiche di sviluppo innovative basate sulla qualità ambientale, tutela della biodiversità e coesione territoriale"

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Da un lato promuovere la corretta gestione dei rifiuti nei Comuni delle aree naturali protette che hanno percentuali di raccolta differenziata ancora troppo bassi; dall’altro avviare – d’intesa con le aree protette – azioni di riduzione dei rifiuti attraverso la gestione virtuosa dell’intero ciclo, garantendo la tutela dell’ambiente e del territorio e qualificando l’offerta delle strutture e delle località turistiche delle aree protette. Risponde a questo duplice obiettivo “Parchi Rifiuti Free”, il nuovo dossier di Legambiente che fotografa, nei Comuni situati nelle aree di maggiore pregio naturalistico, performance ancora insufficienti nella gestione dei rifiuti e in particolare della raccolta differenziata, nonostante tutte le amministrazioni italiane avrebbero dovuto raggiungere l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata entro il 31 dicembre 2012. Molteplici gli effetti negativi: i rifiuti abbandonati e la non corretta gestione dei rifiuti urbani diventano non solo un detrattore ambientale e un rischio per la fauna selvatica protetta; ma impattano anche sull’attrattività turistica, condizionando in negativo il giudizio di chi visita questi luoghi, e scoraggiano il turista attivo che sceglie vacanze sostenibili basate sull’economia circolare, la mobilità sostenibile e, in generale, tutte quelle azioni che contribuiscono a ridurre le emissioni climalteranti e a rendere più green la propria esperienza turistica.

I dati di Parchi Rifiuti Free. Nel dossier il cigno verde rielabora i dati Ispra relativi al 2021 sulla raccolta differenziata di 498 comuni dei 24 Parchi nazionali che interessano 1.471.319 ettari di territorio protetto e una popolazione di 2.789.748 abitanti, con 398 comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti, 67 tra 5 e 15 mila abitanti e 26 comuni oltre i 15 mila abitanti tra cui anche 7 città capoluogo (Belluno, La Spezia, Livorno, Andria, Reggio Calabria, L’Aquila e Latina). Dei 24 Parchi nazionali solo in 9 i Comuni raggiungono l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata: Dolomiti Bellunesi, Pantelleria, Maiella, Cilento, Cinque Terre, Asinara, La Maddalena, Val Grande e Arcipelago Toscano. La percentuale media di raccolta differenziata di tutti i Comuni dei 24 Parchi Nazionali, invece, è ancora insufficiente e pari al 60,79%, cresciuta di appena il 3% tra il 2020 e il 2021.

DATI CALABRIA

Colpiscono in negativo i dati dei comuni dei Parchi nazionali calabresi: il Pollino con una raccolta differenziata pari al 57,16 %, la Sila con una raccolta differenziata al 48,98% e soprattutto l’Aspromonte che, non solo raggiunge una raccolta differenziata di appena il 34,74%, ma risulta in discesa di ben 6,81% rispetto all’anno 2020. Sono 265 i Comuni ricicloni segnalati da Legambiente a livello nazionale per la differenziazione dei rifiuti (che superano il 65% di raccolta differenziata) e 87 i Comuni Rifiuti Free (in cui la produzione pro-capite di rifiuti avviati a smaltimento è inferiore ai 75 Kg/ab/anno) . Tra il 2020 e il 2021 se i Comuni ricicloni sono aumentati del 9,3% (pari a 46 unità), sono rimasti stabili i Comuni Rifiuti Free. La miglior performance è del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi con una media dell’86,68%. In Calabria, invece, sono 22 i Comuni ricicloni presenti nel Parco nazionale del Pollino, 8 quelli presenti nel Parco nazionale della Sila e 3 quelli che insistono sul territorio del Parco nazionale dell’Aspromonte. Mentre solo 11 Comuni del Parco nazionale sui 56 complessivi raggiungono l’obiettivo previsto (75kg/abitante/anno di secco residuo) per essere qualificati come Comuni rifiuti free e sul versante calabrese del Parco sono solo 6: Frascineto, Buonvicino, Morano Calabro, Cersosimo, San Basile e Plataci. Comuni che possiamo considerare effettivamente virtuosi e con politiche ambientali coerenti con la tutela della natura e la missione del Parco nazionale.

“Per raggiungere gli obiettivi al 2030 e favorire la transizione ecologica soprattutto nei parchi, territori ricchi di natura ma più esposti ai cambiamenti climatici, serve un cambio di passo con politiche territoriali efficaci e coerenti – dichiara Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente – I dati di Parchi Rifiuti Free fotografano una situazione di forte ritardo di troppi Comuni e desta particolare preoccupazione la situazione dei 56 Comuni che hanno il 100% del proprio territorio in un Parco nazionale che sono, però, ben lontani, tranne rare eccezioni, dall’obiettivo del 65% di raccolta differenziata. Importante un patto tra parchi e comunità locali. Per realizzare la transizione ecologica è importante che i parchi, oltre a mantenere efficienti gli ecosistemi e tutelare le specie a rischio, non perdano la sfida di accompagnare i territori e le comunità locali verso scelte green e politiche di sviluppo innovative basate sulla qualità ambientale, la tutela della biodiversità e la coesione territoriale”.

“I parchi e le altre aree protette sono preziosissimi per la Calabria e possiedono una straordinaria rilevanza ecologica e ambientale oltre che socio-economica – rileva Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria  Dovrebbe essere chiara a tutti la necessità sia di proteggere il patrimonio naturale esistente sia di aumentare la percentuale di territorio protetto istituendo nuovi parchi e riserve, incentivando la tutela della natura per come suggerito dagli obietti della Strategia della UE per il clima e la biodibversità. Le politiche di protezione ambientale non possono però rimanere sulla carta, come troppo spesso accade nella nostra Regione ma devono tradursi nella reale tutela di flora e fauna, nella cura attenta e nella gestione sostenibile del territorio a partire dal ciclo dei rifiuti. I Comuni che ricadono all’interno del perimetro delle aree protette hanno il dovere di essere virtuosi e diventare un simbolo per l’intera Calabria incrementando la raccolta differenziata per raggiungere, non solo gli obiettivi minimi previsti dalla legge, ma auspicabilmente raggiungere le percentuali piu’ alte in tutta la Calabria. Purtroppo, attualmente, soltanto 6 Comuni calabresi del Parco nazionale del Pollino sono Comuni rifiuti free e vanno nella giusta direzione.”

Il cambio di rotta, secondo Legambiente, non può non passare dall’utilizzare al meglio le misure di sostegno previste dalla legge finanziaria 2021 (l.30/12/2020 n.178) che prevede per le ZEA (Zone economiche ambientali) dei Parchi nazionali un totale di 30 milioni per il biennio 2021-2022. Risorse importanti, che però i parchi non sono ancora riusciti a impegnare, anche a causa di una difficile applicazione della norma, e che andrebbero rimodulate e indirizzate nella giusta direzione per far raggiungere ai Comuni gli obiettivi previsti. Importante poi per i parchi consolidare le azioni di tutela e investimento in buone pratiche di sostenibilità ambientale, promuovendo le Green Community[ii], diventando così veri e propri laboratori territoriali dello sviluppo sostenibile. Le Green community sono infatti uno strumento prezioso per rafforzare il supporto alle zone svantaggiate e realizzare progetti di valorizzazione delle risorse locali e favorirne un uso sostenibile; promuovendo la riconversione economica dei territori in chiave green – coerentemente con le vocazioni dei territori e con la missione del parco – dando spazio a un’economia low carbon per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Note metodologiche

Legambiente segnala i Comuni dei Parchi nazionali ricicloni più virtuosi nella differenziazione dei rifiuti (che superano il 65% di Raccolta differenziata-RD) ed i Comuni rifiuti free (secco residuo inferiore ai 75 kg pro capite all’anno) elaborati sulla base dei dati ISPRA relativi alla produzione dei rifiuti urbani nel 2021, segnalando quindi quelle realtà che, oltre ad aver raggiunto gli obiettivi prefissati dalla normativa, inviano il minor quantitativo di rifiuti inviati a smaltimento.

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