Quando ci sono tanti soldi da spendere e, bisogna farlo in maniera attenta, programmando interventi che diano visibilità e qualità ad un settore molto delicato della società com’è la sanità, soprattutto perché l’Europa ci guarda e ci giudica, il mondo della politica entra in confusione. Infatti, la preoccupazione maggiore e non crearsi nemici perché poi, le elezioni decreteranno il volere dei cittadini che sceglieranno in base ai risultatati ottenuti.
Il Presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, nel suo programma elettorale, prima di essere eletto, aveva promesso una sanità pubblica dell’eccellenza che puntasse a migliorare la qualità del servizio offerto ed ancora, sempre nel programma elettorale, Schifani prometteva di completare le grandi incompiute come il polo pediatrico di Palermo. Belle parole che sicuramente avranno toccato il cuore di tanti siciliani, stanchi di sottoporsi ai “viaggi della speranza” verso le strutture ospedaliere del nord Italia. Subito dopo le elezioni, il Presidente Schifani, durante il suo intervento all’Ars dell’1 dicembre scorso, ha dichiarato: “La nuova sanità dovrà guardare senza riserve al privato convenzionato, sia ospedaliero che diagnostico, nella consapevolezza che l’assistenza sanitaria costituisce una pubblica funzione, al di là del soggetto che la eroga, sia pubblico che privato”. Qualcosa non ci torna! Probabilmente siamo stati troppo creduloni durante la scorsa campagna elettorale o, probabilmente avremmo dovuto fare come il professore John Keating, magistralmente interpretato da Robin Williams nel film “L’Attimo Fuggente” che, arrivando nel prestigioso collegio maschile di Welton nel Vermont, scombussola la rigidità e il convenzionalismo del collegio, con un approccio didattico anti conformista. Il Professore Keating si augurava che i ragazzi potessero apprendere i veri valori della vita, “vivendoli attimo dopo attimo” perché, se non si faranno trovare pronti, perderanno appunto, l’attimo. Questa metafora dovrebbe servire ai siciliani per comprendere che debbono sconvolgere “un ordine costituito” fatto di “equilibri e compromessi” cui ci ha abituato certa politica che, per mantenere “il poter acquisito”, rinnega sé stessa in barba ai valori di lealtà e correttezza.
Per dovere di cronaca, dobbiamo sottolineare il fatto che, uno dei maggiori esponenti della Giunta Schifani, fa parte dei colossi della sanità privata siciliana; decine di milioni di euro in palio fra la qualità del servizio pubblico e gli affari degli imprenditori privati. Sempre per dovere di cronaca, dobbiamo anche dire che, nella Giunta Schifani ci sono anche esponenti della Sanità Pubblica ma, probabilmente non hanno lo stesso “peso politico”. Proprio su questi argomenti, abbiamo sentito l’onorevole Antonio De Luca, capo gruppo del M5S all’Ars e, componente della commissione sanità. Il deputato penta stellato esordisce parlando “delle lunghe degenze e delle cronicità, che hanno il maggiore impatto sulla sanità pubblica, vista dalla parte del cittadino. Nella fase acuta, prosegue De Luca, si va in ospedale e, spesso, li si trova la soluzione ai problemi; le vere difficoltà ed il calvario vengono dopo cioè, quando il paziente deve iniziare la riabilitazione o l’assistenza farmaceutica o la terapia del dolore e, nel caso dei malati oncologici, anche la radioterapia, la chemioterapia e tutto ciò che serve a coloro che sono considerati pazienti di lunga degenza”.
A questo punto, De Luca sottolinea “qual è la criticità della sanità in Sicilia, manca la medicina territoriale, le terapie domiciliari, per cui si utilizzano le ospedalizzazioni improprie perché, quando il paziente viene lasciato solo così, come viene lasciata sola la sua famiglia, subisce penalizzanti risvolti sociali ed economici negativi”. De Luca alza il tono sulla conduzione della sanità in Sicilia in particolare, quando parla dei “cervelli in fuga”; “la mancanza di strumentazione di livello negli ospedali, la gestione delle strutture affidata a dirigenti non in possesso di curricula adeguati, spingono i giovani ed andare via. Manca il concetto di manager sanitario e la politica, per ridurre la spesa, anziché eliminare gli sprechi a favore dei servizi, taglia i servizi per cui, il malato è costretto ad emigrare al nord per trovare un’assistenza degna di questo nome”. Passando poi ai fondi del PNRR destinati alla sanità siciliana circa 800 milioni di euro, De luca dichiara che, “la commissione sanità, ha posto all’attenzione dell’assessore regionale alla Salute Giovanna Volo, questa tematica già affrontata con l’ex assessore Razza; occorre individuare i luoghi dove dovrebbero essere realizzate, sia le case di comunità che gli ospedali di prossimità”.
Le preoccupazioni maggiori, afferma il deputato De Luca sono fondamentalmente due: “i soldi che devono essere spesi entro il 2026 altrimenti verranno perduti. Questo comporterebbe la crescita esponenziale del divario tra le strutture sanitarie del sud e quelle del nord che invece i soldi, li spendono; la seconda preoccupazione è il contenuto di queste strutture. Avere dei luoghi che dovrebbero rappresentare la cerniera tra la medicina territoriale e la medicina ospedaliera che non vengono riempiti di professionalità cioè, non si mettono i medici specializzati, gli assistenti sociali, gli psicologi, i psicoterapeuti, se manca il personale ausiliario, cosa te ne fai di una struttura magari bella ma inutilizzabile? Accrescere l’ennesimo spreco”. Per dare maggiore credibilità a quanto dichiarato, De Luca utilizza una metafora dicendo che, “è più pericoloso avere un pronto soccorso dove mancano le professionalità, piuttosto che un pronto soccorso chiuso”.
Per quanto riguarda poi il personale, De Luca non usa mezze misure, afferma che “certa politica la deve smettere di prendere in giro i giovani; vanno via perché le altre regioni offrono contratti a tempo indeterminato mentre in Sicilia gli vengono proposti contratti di tre, sei mesi o al massimo di un anno rinnovabili perché li vogliamo tenere sempre “al guinzaglio” promettendo mari e monti”. Infine, il deputato De Luca punta l’indice sul 118 e sul fatto che molte ambulanze non sono medicalizzate; secondo il deputato di cinque stelle, “la politica fino ad ora, ha guardato da un’altra parte, ancora peggio, quello che hanno cercato di fare Musumeci e Razza che volevano gestire il sistema emergenza/urgenza sul modello della Lombardia, fondato sugli elicotteri. Questo modello, secondo De Luca, non è replicabile in Sicilia perché occorre rimettere le ambulanze per strada e sulle ambulanze ci devono essere le professionalità che servono pagandole adeguatamente rispetto al lavoro che svolgono e alle responsabilità che hanno, anche penali, cui sono soggetti ogni giorno a seguito di denunce fatte dai pazienti o dai loro parenti”.
Fino qui le riflessioni del penta stellato De Luca ma noi, proprio per non farci mancare nulla, mettiamo altra carne al fuoco. A novembre dello scorso anno, dopo la visita al Policlinico di Palermo, il presidente Schifani aveva promesso di insediare, all’interno dell’assessorato alla Salute, “una task force per verificare l’andamento della sanità siciliana, distinguere le eccellenze dai punti di crisi e stringere un patto che porti ad una vera integrazione fra sanità pubblica e privata convenzionata”. Il tutto in tempi brevissimi! A farsi sentire, con immediata sollecitudine, Confindustria Catania settore sanità privata che, ha offerto la propria disponibilità ad accogliere l’idea del Presidente Schifani affinché, “la gestione del servizio sanitario venga fatta in simbiosi tra pubblico e privato”. Ormai non ci meravigliamo di nulla anche perché, la disponibilità di Confindustria Catania trova fondamento sul fatto che, da diversi anni, esistono protocolli fra le Case di Cura accreditate e i Pronto Soccorso. Per carità, la sanità privata in certi settori, si è dimostrata molto più efficace ed efficiente di quella pubblica; per esempio, le holding più famose che operano in Sicilia, offrono soprattutto ai Rianimatori, contratti di tutti rispetto motivo per il quale, nella sanità pubblica c’è una carenza importante di questi professionisti della sanità.
Ancora, per gli esami specialistici e gli esami diagnostici, i cittadini, piuttosto che attendere mesi e mesi per essere visitati dalla sanità pubblica pagando solo il ticket, preferiscono pagare una cifra importante al privato che, in tempi brevissimi esegue gli esami richiesti. Bravura dei manager sanitari privati o inefficienza della politica. ENTRAMBI! Complimenti ai privati che, utilizzando bene anche i soldi rimborsati dalla sanità pubblica, hanno saputo costruire strutture d’eccellenza. Vergogna a certa classe politica che non è riuscita, nonostante abbia avuto a disposizione una infinità di soldi, non è riuscita a costruire una sanità pubblica, almeno in Sicilia, in grado di rispondere in maniera adeguata, ai bisogni dei cittadini. Carissima classe politica, i fondi del PNRR li avrete solo ora, spendeteli soprattutto con coscienza mettendo da parte gli interessi di cordata per guardare al bene della collettività.