Il giornalista Roberto Arditti: “bene arresto Messina Denaro, ma ora si faccia il Ponte sullo Stretto”

L'articolo dell'autorevole giornalista Roberto Arditti, editorialista dell'HuffPost e già direttore de Il Tempo: "un’opera così rilevante realizzata dallo Stato senza interferenze mafiose finirebbe per rappresentare la più sonora della rivincite dopo decenni di accuse di opacità e malaffare"

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“Bene l’arresto di Messina Denaro. Ora facciamo il ponte sullo Stretto”. E’ questo il titolo dell’autorevole giornalista Roberto Arditti, editorialista dell’HuffPost e già direttore de Il Tempo. “Abbiamo motivi per essere soddisfatti dell’arresto di Matteo Messina Denaro? Certo che ne abbiamo, perché un delinquente che va in galera molti anni dopo avere iniziato a delinquere è comunque meglio che lasciarlo a piede libero. Quindi bene così e grazie a tutte le donne e gli uomini della procura della Repubblica di Palermo e dell’Arma dei Carabinieri che hanno lavorato a questo risultato”, è la prima parte del suo editoriale. “Possiamo però dire che oggi siamo di fronte a qualcosa di dirompente, qualcosa che cambia la realtà italiana in terre come la Sicilia e la Calabria, da decenni alle prese con organizzazioni malavitose potenti, spregiudicate e ricchissime? Non possiamo dirlo purtroppo ed è importante ammetterlo per capire esattamente dove siamo”, prosegue.

“Di fronte alla malavita organizzata – continua Arditi – c’è lo Stato con i suoi apparati di sicurezza e c’è una comunità nazionale con le sue fragilità ed anche la sua voglia di giustizia: insieme compongono un “esercito del bene” certamente forte ma non certo invincibile, come dimostra la lunga scia di sangue e reati che segnano le cronache italiane da anni e anni. Proprio per questo credo si possa dire con un minimo di provocazione che oggi abbiamo scritto una pagina della buona Italia, ma non una pagina di svolta. Eppure laggiù, proprio tra Sicilia e Calabria, c’è una opportunità enorme per fare qualcosa che segni una nuova epoca. Questo qualcosa è il Ponte sullo Stretto, enorme occasione per almeno tre motivi, spiega il giornalista, che elenca appunto i motivi. “È una sfida tecnologica da vincere e siccome sarebbe il ponte sospeso più lungo del mondo ne trarrebbe beneficio la nostra industria e il nostro saper fare, con risonanza in tutto il mondo. È una sfida di trasparenza delle amministrazioni pubbliche, perché un’opera così rilevante realizzata dallo Stato senza interferenze mafiose finirebbe per rappresentare la più sonora della rivincite dopo decenni di accuse di opacità e malaffare. Infine è una prova inoppugnabile della volontà italiana di giocare da protagonista sulla scena planetaria, dove le Grandi Opere e i Grandi Eventi sono strumenti delle più efficaci azioni di Soft Power. Rendiamo quindi oggi il giusto omaggio agli artefici di questa vittoria dello Stato e della legalità, anche nel ricordo delle troppe vittime di mafia. Manteniamo però i nervi saldi: si combatte la malavita creando sviluppo pulito, nella correttezza delle procedure e degli affidamenti. Facciamo il Ponte in modo irreprensibile: sarà la vittoria dell’Italia per bene, quella che spesso è costretta a convivere con i troppi Messina Denaro che circolano a piede libero”, conclude.

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