Matteo Messina Denaro si trova in una delle celle singole del carcere dell’Aquila. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate il boss mafioso è tranquillo ed è stato affidato alle cure dei medici della Asl che operano all’interno del penitenziario. La cella, di poco più di dieci metri quadrati, si trova in una delle sezioni del carcere che ospita in totale 159 detenuti, di cui 12 donne. Tra loro c’è anche la terrorista Nadia Desdemona Lioce, condannata all’ergastolo per gli omicidi D’Antona e Biagi. Superagenti tengono sotto stretto controllo il boss, ci sono gli uomini del Gom (Gruppo operativo mobile) a sorvegliare i detenuti, per la maggior parte sottoposti al regime duro del 41 bis, nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila. I controlli nelle celle, dove i letti sono saldati a terra e ogni angolo è sorvegliato dall’occhio delle telecamere, scattano, a sorpresa, più volte al giorno.
Matteo Messina Denaro ha sorpreso chi ha assistito al suo ingresso all’interno del carcere per la sua tranquillità e serenità e ha anche scambiato qualche battuta nel momento in cui gli sono state poste domande per la scheda anagrafica: alla domanda “precedenti?” ha risposto “fino a stanotte ero incensurato poi non so che è successo“. Alla domanda sulla “residenza” il boss ha risposto “non ho mai avuto una residenza“. Successivamente gli è stato chiesto se avesse cenato o volesse qualcosa e ha risposto “non ho cenato ma non mi va nulla. Grazie“.
Alla fine dei primi colloqui anche con la psicologa, alla quale non si è sottratto, è stato accompagnato nella sua stanza del carcere.
Matteo Messina Denaro comincerà nelle prossime ore, all’interno del carcere di massima sicurezza Le Costarelle dell’Aquila nel quale è rinchiuso da oggi, la somministrazione della Chemioterapia per curare il cancro contro il quale combatte da oltre un anno. Nel momento in cui alla Asl provinciale dell’Aquila hanno avuto la certezza del trasferimento, è scattato il complesso protocollo: in queste ore si sta allestendo una stanza ad hoc all’interno dell’istituto di pena per sottoporre il boss mafioso, arrestato ieri a Palermo dopo 30 anni di latitanza, alla Chemioterapia. Secondo quanto si è appreso, sarà direttamente il primario del reparto a gestione universitaria, Luciano Mutti, tra l’altro arrivato all’ospedale ‘San Salvatore’ da poco, a gestire in presenza le delicate cure. Questo per assistere il boss, che sarebbe in gravi condizioni, in caso di reazioni negative o effetti collaterali. Una decisione del genere è stata presa, tra l’altro, per ragioni di sicurezza rispetto alle problematiche che avrebbe creato il trasferimento, molto probabilmente per più giorni a settimana, al ‘San Salvatore’ dalla frazione aquilana di Preturo dove è ubicato il supercarcere.