Era inevitabile che il nostro articolo-testimonianza riguardante il Pronto Soccorso Generale dell’Azienda Ospedaliera Papardo di Messina, facesse nascere tanti interrogativi relativi ad una serie di servizi sanitari pensati per salvare vite umane e dare speranza a coloro che, trovandosi in condizioni di salute precarie, vivono il presente con grande preoccupazione. Iniziamo questo filone di servizi dedicati alla sanità, occupandoci del 118. Il Decreto Ministeriale 2 aprile 2015, n. 70: “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”, all’Allegato 1 punto 9.1.3, così dispone: “Le postazioni territoriali La definizione del fabbisogno di mezzi di soccorso avanzati sul territorio regionale viene individuata utilizzando un criterio che si basa sulla attribuzione di un mezzo di soccorso avanzato ogni 60.000 abitanti con la copertura di un territorio non superiore a 350 Kmq., applicando un necessario correttivo specifico per la copertura ottimale nelle zone di particolare difficoltà di accesso, per garantire l’ adeguata funzionalità dei percorsi clinico assistenziali”. Questo significa che, se dieci persone in contemporanea su 60 mila abitanti, dovessero stare male e, chiedono l’intervento di un mezzo di soccorso avanzato, il più fortunato lo verrà arrivare mentre gli altri nove, possono solo sperare nel miracolo. La riorganizzazione dei servizi sanitari sono necessari e fondamentali anche perché, bisogna evitare gli sprechi per puntare all’efficienza delle prestazioni offerte che debbono essere qualitativamente simili per tutti i cittadini siano essi residenti al nord Italia, al Centro o a Sud. Non riusciamo però a comprendere la logica politica che ha portato a prevedere una ambulanza per un numero così elevato di cittadini considerato che le città, soprattutto in particolari periodi dell’anno, hanno un afflusso di automezzi notevoli che rallentano sensibilmente la circolazione creando ingorghi e lunghe attese. Altro aspetto da considerare, la distanza delle strutture ospedaliere rispetto ai luoghi dove lo sviluppo dell’edilizia, ha creato agglomerati abitativi, in siti distanti decine e decide di chilometri dalla città capoluogo.
Il dottor Domenico Runci, responsabile del 118 messinese, ritiene che la situazione siciliana sia migliore rispetto ad altre regioni in quanto, per una popolazione di circa cinque milioni e quattrocentomila abitanti sono operative 251 ambulanze e 4 elisoccorsi da terra più uno operativo h12 a Lipari ed uno a Pantelleria che funziona h24. Il servizio Elisoccorso è stato istituito a Messina nell’anno 1999, dopo appena due anni dall’avvio del servizio emergenza-urgenza 118 in Sicilia. Funziona h24 grazie all’attività di 14 Anestesisti Rianimatori e di 20 infermieri specializzati di area critica; ogni anno vengono effettuati oltre 500 interventi. Durante le ore notturne, a causa del non funzionamento, per motivi tecnico-strutturali, dell’elisoccorso di Catania, intervenire anche in quelle aree che di giorno, vengono coperte dalla postazione catanese. La situazione del 118 a Messina comprende la centrale operativa, dove opera un direttore di struttura complessa, quattro medici e 14 infermieri, l’elisoccorso con anestesisti rianimatori ed infermieri di area critica e 38 ambulanze di cui 28 medicalizzate e 10 con solo autista soccorritore. Il dr. Runci tiene a precisare che “le ambulanze sono di proprietà della partecipata S.E.U.S. Scpa (Sicilia Emergenza-Urgenza Sanitaria) che fornisce alle quattro centrali operative della Sicilia oltre le ambulanze, anche gli autisti soccorritori; l’ASP provvedere a mettere a disposizione il personale sanitario. In questo momento, prosegue il direttore Runci, la situazione dei medici e degli infermieri è critica in tutta la regione perché il numero dei medici (es. Messina che prima aveva circa 150 medici oggi, sono meno della metà) è sottodimensionato per cui, non consente al 118, di avere turni mensili completi. Al Papardo, su cinque ambulanze solo tre sono medicalizzate. Altra criticità, dice il dottor Runci è rappresentata dal fatto che il contratto di medici del 118 è quello dei medici di famiglia; questo significa che ogni anno, un certo numero di medici di famiglia va in pensione e vengono sostituiti dai medici del 118. Ciò ne indebolisce l’operatività oltre ad aumentare la difficoltà a recuperare medici nuovi. Le altre diverse criticità, come al solito, dovrebbero trovare soluzione grazie ad interventi decisi e risolutivi da parte della classe politica che, ormai da decenni è sorda ed indifferente di fronte a richiesta legittime ed indispensabili. Mancano soprattutto i medici rianimatori; la loro attività che viene svolta in situazione di emergenza, non viene adeguatamente riconosciuta dal punto di vista economico, proprio da quella classe politica che da oltre dieci anni rimanda il rinnovo dei contratti di lavoro. Esiste una sproporzione di trattamento economico tra gli operatori del 118 e gli altri professionisti della sanità; in Sicilia, da alcuni mesi, è stato rinnovato il contratto dei medici dell’emergenza ai quali è stata riconosciuta una indennità aggiuntiva che ha portato la loro paga oraria ad euro 45. I veri problemi, afferma il dottor Runci “derivano dalle responsabilità penali cui sono soggetti gli operatori del 118 infatti, ogni anno ricevono decine e decine di denunce che riguardato il ritardo nell’intervento o l’attività di primo soccorso ed altre tipologie di soluzioni collegate con la loro attività”.
Per questo motivo, il responsabile del 118 messinese chiede “alla politica di intervenire affinché, almeno questo aspetto, venga preso in seria considerazione magari cassandolo dalle cause di responsabilità soggettiva. Coloro che svolgono attività nel 118 lo fatto quasi per missione, dice il dr. Runci, con spirito di donazione e servizio. I corsi di specializzazione in Anestesia e Rianimazione e quelle in Medicina d’urgenza, anche quest’anno, sono andati deserti; proprio su questo aspetto, la politica dovrebbe interrogarsi e capire che tipo di intervento porre in essere per invogliare i giovani medici a seguire questo percorso; investire su coloro che rappresentano la frontiera del soccorso sanitario significa investire sulla vita di tutti. Un’ambulanza del 118 senza la presenza di medici risulta essere un 118 gravemente pregiudicato nella qualità del servizio offerto ai cittadini, soprattutto nel momento in cui questi, rischiano di perdere la vita e si aspettano un soccorso altamente qualificato ed efficiente. La graduatoria regionale dei medici rianimatori prevedeva una presenza di 178 professionisti idonei a svolgere il servizio ma, nessuno di loro ha scelto di lavorare nel 118 preferendo ambiti meno rischiosi e con carichi di lavoro certamente meno pesanti come la guardia medica o la medicina generale”. Per ultimo, il dottor Runci denuncia le “frequenti aggressioni cui sono soggetti gli operatori del 118 da parenti di pazienti che imputano a loro cause non dipendenti dalla loro operatività. Ancora una volta, cara politica, rimboccati le maniche, non pensare solo a riscaldare la poltrona che stai occupando grazie al voto di tanti italiani che adesso vedono tradite le loro aspettative: caro politico, sei un rappresentante del popolo, il primo pensiero che deve occupare la tua mente quando entri nei palazzi dove si decide la sorte del nostro paese, è quello di lavorare per l’interesse collettivo e non per quello soggettivo! Buon lavoro e, speriamo bene”.