Messina, la testimonianza di un malato oncologico: “qui la sanità non funziona, costretto ad andare al Nord” | INTERVISTA

Messina: la testimonianza di Claudio Calabró, malato cronico "costretto" a curarsi a Padova

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Se qualcuno evidenzia dei piccoli disservizi, la risata forse è la risposta più semplice ed immediata; girarsi dall’altra parte e far finta che tutto vada bene per evitare complicazioni e per essere additati come persone che vogliano creare problemi, è la soluzione spesso praticata. Forse, non ci rendiamo conto che il bello della democrazia è proprio quello di essere liberi di testimoniare il proprio disappunto, soprattutto quando il disagio tocca persone che si trovano in una condizione di handicap o sono affetti da patologie particolarmente serie. Claudio Calabrò è un noto imprenditore messinese, da qualche anno combatte con un male che lo costringere a terapie frequenti e, a spostamenti a Padova per essere sottoposto ad un percorso farmaceutico di una certa importanza. Spesso frequenta il poliambulatorio dell’Asp di Via del Vespro per sottoporsi ad esami diagnostici. Quando si è malati, aumentano le fragilità, si abbassano le difese, ci si aspetta maggiore attenzione e soprattutto solidarietà. Claudio Calabrò è un uomo colto, un professionista molto apprezzato, nonostante la malattia, continua ad essere un leone che combatte, con tutti i mezzi, per difendere i diritti di tutti, soprattutto dei meno fortunati.

Nel mese di luglio dello scorso anno, si è recato all’Asp di Messina in Via del Vespro per sottoporsi ad una radiografia di controllo; subito dopo, ha cercato di utilizzare i servizi igienici. Con sua grande sorpresa, ha constatato che non vi era presenza né di sapone, né di carta per asciugare le mani e soprattutto di carta igienica. Altro elemento che da destato la sua curiosità e perplessità è stato rappresentato dal fatto che, il bagno riservato alle donne, era chiuso. Una signora aveva necessità di accedervi ma, essendo inutilizzabile, Calabrò ha proposto alla donna di accedere al bagno degli uomini; essendo privo di chiusura, si offrì di rimanere fuori, in modo che nessun’altra persona potesse entrare.  Quando la signora ha lasciato i servizi, Calabrò si è recato dalla responsabile della struttura per segnalare la situazione certamente poco gradevole ma, senza ricevere alcuna giustificazione accettabile. Una situazione che tante volte, ci ha visti protagonisti ma forse, abbiamo affrontato con spirito goliardico, non dando troppo peso all’accaduto, sperando che il giorno dopo, la condizione potesse tornare alla normalità. Claudio Calabrò però, non ha lasciato passare la cosa in sordina, tornato a casa, ha inviato una Pec all’Asp per denunciare l’accaduto sperando, quanto meno, nelle scuse formali dei vertici dell’Azienda sanitaria e, nella esplicita promessa che, situazioni del genere, non si sarebbero mai più verificate. Non ricevendo risposta, il 2 agosto invia una ulteriore Pec all’Asp, questa volta chiedendo le dimissioni dei vertici dell’Azienda in quanto, secondo lo stesso, non professionalmente preparati per gestire un’amministrazione che dovrebbe fornire servizi efficienti e qualificati alla cittadinanza. Neanche questa volta, riceve alcuna risposta forse perché, coloro che dirigono aziende importanti, percepiscono un lauto compenso dalla Regione Siciliana, retribuzione che, in parte, paghiamo tutti noi cittadini, hanno cose più importanti a cui pensare che, occuparsi di persone malate le quali chiedono solo rispetto ed attenzione. Claudio Calabrò ha voluto trasferirci la sua esperienza anche di “malato” siciliano costretto a recarsi, ogni mese a Padova, per essere curato; da messinese amante della sua terra, mostra imbarazzo e vergogna quando è costretto a mettere a confronto le due strutture sanitarie, l’Istituto Oncologico di Padova, un’eccellenza a livello nazionale ed europeo ed il Poliambulatorio messinese di Via del Vespro, una struttura con tante criticità che, fino ad oggi, nessuno ha pensato di risolvere.

La rabbia di Claudio Calabrò è palese perché deriderebbe che la sua terra, oltre che per il sole e il calore umano, fosse conosciuta per l’efficienza dei servizi offerti alle persone e, tra questi, rientrano i malati. Da amante del suo territorio, lotta affinché, anche a Messina possa trovare un oncologo di riferimento presso il Policlinico Universitario e, avere un’assistenza se non uguale a quella ricevuta a Padova ma, quanto meno accettabile. Le problematiche che interessano Messina, dice Calabrò, “sono soprattutto di carattere organizzativo; rappresentata le difficoltà incontrate con il centro prenotazioni che, dopo minuti e minuti di attesa, quando la voce guida ti preannuncia di essere il terzo in coda, improvvisamente la chiamata si interrompe e non riesci a fare alcuna prenotazione”. Ancora, Calabrò dichiara che, “quando non si può recare a Padova, l’Istituto Oncologico, gli invia i farmaci tramite corriere gratuitamente, direttamente a casa”. Calabrò, mostrando un velo di imbarazzo, “si domanda quale potrebbe essere l’entità del rimborso che la struttura veneta richiede alla sanità siciliana” e, più volte dichiara: “mi dispiace, mi dispiace dover far pagare alla Sicilia delle cure cui sono obbligato ad ottenere andando in Veneto”. Questo è grave prosegue Calabrò “perché la sanità siciliana dovrebbe essere in grado di operare valorizzando i propri medici, facendo valere la teoria del merito. Si augura che tutte le persone che stanno male possano essere curate nella loro terra, da professionisti preparati e qualificati che, invece di diventare “cervelli in fuga”, decidano di rimanere nella loro città, lavorando in equipe con altri colleghi egualmente preparati e stimati da coloro che gestiscono la sanità”.

Calabrò “spera nel buon senso, nella buona moralità e nella voglia di lavorare; questa la ricetta vincente per un’isola desiderosa di crescere ad assumere un ruolo centrale nello sviluppo del paese”. Verificando le strutture ospedaliere operative in Italia, salta subito agli occhi la presenza di tantissimi professionisti che hanno deciso di offrire la loro prestazione, lontano dalla terra d’origine vuoi perché apprezzati, valorizzati ed adeguatamente ricompensati, vuoi perché hanno più possibilità di effettuare lavoro di ricerca. Se andiamo a verificare i bilanci della Regione siciliana, la spesa per la sanità si aggira sui 20 miliardi circa, il 42% della spesa complessiva; l’elemento scandaloso è rappresentato dal fatto che 15 miliardi vengono utilizzati per pagare il personale e la rimanente parte per la Sanità vera e propria. Ci chiediamo come sia possibile qualificare servizi e prestazioni, garantire standard di efficienza e di ricerca per qualificare il personale se impegniamo una cifra così irrisoria? Qualcuno pensa che con i fondi del PNRR si riusciranno a fare miracoli ma, non ha ben compreso che quegli 800 milioni, dovranno essere utilizzati e spesi in strutture e digitalizzazione. Allora, la soluzione più giusta quale potrebbe essere? Abbiamo eletto i rappresentanti del popolo, li abbiamo mandati a sedere negli scanni di Montecitorio, di Palazzo Madama e di Palazzo dei Normanni, non dovrebbero essere loro a prospettare soluzioni per risolvere un annoso problema che mortifica i cittadini siciliani e li fa considerare l’anello debole del paese? Attendiamo con fiducia, (forse è una parola troppo grossa), affinché le illuminate menti dei nostri politici riescano a svolgere un lavoro dignitoso pensando che la salute umana va tutelata e difesa nell’interesse anche loro e dei loro familiari.

Sanità a Messina, la testimonianza di un malato oncologico | VIDEO

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