Lutto a Messina per la morte del maestro Nicola Arena, pianista, compositore e docente di musica. Il 54enne si era formato al Conservatorio Corelli della città dello Stretto ed molto conosciuto anche a livello nazionale. Lo ricorda Cesare Natoli, docente del liceo musicale Ainis: “dolcissimo amico mio, oggi mi lasci e ti porti via una parte della mia vita. Una parte importante, decisiva per quello che, nel bene e nel male, sono diventato. Siamo cresciuti insieme, accomunati da una passione smisurata per la musica e per il pianoforte. Abbiamo trascorso migliaia di ore a suonare, studiare, ascoltare, imprecare, desiderare il suono in tutte le sue forme. Lo abbiamo fatto seduti allo sgabello davanti a ottantotto tasti, magari improvvisando sui due pianoforti della tua casa che dava sul lago di Ganzirri, oppure aspettando di fare lezione in conservatorio, col maestro Trovato ma anche bevendo whisky e fumando le nostre prime sigarette, spendendo la paghetta che ci davano i nostri genitori ma anche i primi soldi lavorati dando lezioni private”.
“Consumando ascolti di vinili a non finire, graffiandoli, risentendoli centinaia di volte. E poi commentandoli sino allo sfinimento. Così come commentavamo i concerti alla Sala Laudamo, al Vittorio, al Teatro in Fiera. A volte concordi, qualche volta no. Tu che apprezzavi di più la perfezione tecnica, io a sottolineare maggiormente la profondità interpretativa. Discussioni convulse e preziose, ripetute anche durante i viaggi per partecipare a rassegne e concorsi. Noi, che credevamo nel potere immenso dell’arte e disprezzavamo le pochezze e le miserie umane, dall’alto del nostro sentirci umili, da un lato, ma anche coscienti di seguire ideali altissimi, in parte irraggiungibili, di profondità e perfezione artistica. Il tuo talento straordinario, le tue dita prodigiose, la tua portentosa intelligenza musicale sono state per me un modello costante di emulazione e ammirazione. Non posso – e non voglio – dimenticarti, stella luminosa. Ogni volta che toccherò il tasto di un pianoforte sarai accanto a me… E quando finirò di suonare sarai il primo cui chiederò com’è andata, se potevo fare meglio, se c’è qualcosa da sistemare. Siamo tutti nati per l’Eterno, amico mio, ce lo siamo detti tante volte. Non dimenticarlo proprio adesso”, conclude Natoli.