Sinisa Mihajlovic e Gianluca Vialli, solo per citare gli ultimi due nomi nella triste cronologia dei calciatori scomparsi negli ultimi anni. Morti premature, dovute a malattie gravi, incurabili, contro le quali hanno giocato partite dure ed estenuanti, sono riusciti a vincere la ‘gara d’andata’, ma al momento del ritorno, fare l’impresa è stato impossibile.
Tristi tragedie, campioni strappati via troppo presto alle loro famiglie, ai loro lavori, ai loro tifosi. Ma c’è chi, in merito a queste morti premature, al destino e alla fatalità affianca anche dei dubbi. Dubbi legati a strane sostanze, a integratori particolari, al doping. Doverosa premessa: nessuno ha associato Mihajlovic o Vialli direttamente al doping, si tratta di riflessioni, dettate da qualche timore che torna a bussare dopo anni.
Dino Baggio: “il doping c’è sempre stato”. Poi ritratta
“Vialli? Di Gianluca ho un ricordo meraviglioso. Ero in squadra con lui quando avevo 21 anni e spendeva sempre una parola buona nei nostri riguardi. E’ andato via troppo presto dalle nostre vite“, racconta Dino Baggio, vicecampione del Mondo a USA 94, ai microfoni di Tv7. L’ex azzurro, impressionato dalle recenti morti di troppi colleghi, aggiunge: “bisognerebbe risalire a quello che abbiamo preso, alle sostanze che abbiamo utilizzato in quel periodo. Il doping c’è sempre stato. Bisogna capire se certi integratori con il tempo fanno bene oppure no, se le sostanze riesci a buttarle fuori o restano dentro. Ho paura anch’io, sta succedendo a troppi calciatori. Negli anni miei c’era il doping, e prima era anche peggio. Non so se sia dovuto a questo, ma c’è sempre stato il doping. Non si sono mai prese robe strane, perché c’è una percentuale che devi tenere. Poi tanti hanno parlato dell’erba dei campi e dei prodotti che utilizzavano che davano dei problemi. Le cose ora sono cambiate“.
Successivamente, l’ex centrocampista ha corretto il tiro ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”. “Il mio ragionamento è figlio del dolore che mi porto dentro per la scomparsa di Vialli, che ho sempre considerato un amico e che tanto mi ha aiutato, di Mihajlovic e di altri ragazzi che, come me, hanno giocato a pallone negli anni Novanta. Sono tanti, troppi, quelli che se ne sono andati. Credo sia necessario investigare sulle sostanze farmacologiche prese in quei periodi. Magari non c’entrano nulla, magari si scopre qualcosa…
Colpa mia. Chiedo scusa a tutti. Io volevo dire antidoping, e non doping – spiega -. Infatti ho aggiunto che robe strane non ne abbiamo mai prese, perché non si poteva: c’erano i controlli. Mica si scherzava. È un errore che nasce dalla consuetudine. Noi calciatori, quando andavamo a fare il test nella stanza a fianco dello spogliatoio, dicevamo: ‘Anche stavolta mi tocca il doping…’. E così questo modo di dire me lo sono portato dietro…
Figuratevi se i medici ci davano sostanze dopanti: avevamo controlli ogni tre o quattro giorni. No, semplicemente vorrei sapere dagli scienziati se gli integratori che prendevamo, a lungo andare, possono creare problemi nel nostro corpo. Aiutarsi con gli integratori era naturale e necessario. Ora, però, vorrei sapere se questi integratori, alla lunga, possono creare danni”.
I giocatori si sottoponevano anche a flebo: “cosa c’era dentro? Di preciso non l’ho mai saputo. Di sicuro non sostanze dopanti, perché l’antidoping non mi ha mai fermato. Però si trattava di farmaci, che sono cose diverse dalle sostanze naturali che magari vengono utilizzate oggi. Quei farmaci, assunti per tanto tempo, sono ancora nel mio corpo, nei miei tessuti? Chi lo sa? Vorrei che qualcuno mi potesse rispondere. Se ho paura? Sono preoccupato, lo ammetto. Tanti morti, persone ancora giovani, non sono normali. Un’indagine seria andrebbe condotta. Mi piacerebbe che la scienza potesse dare risposte sui farmaci che ci venivano somministrati, per recuperare da un infortunio o per ritrovare le energie. E mi piacerebbe – conclude Dino Baggio – anche che tutto il mondo del calcio ricercasse la verità, che non necessariamente deve essere negativa. Sarebbe un’operazione di trasparenza“.
La paura di Raducioiu: “flebo con liquido rosa”
Simile il riferimento che Florin Raducioiu, ex Milan, ha fatto ai microfoni di “Sport Report” dichiarando: “facevo flebo con un liquido rosa. Lo ammetto, ho preso anche delle medicine. Ora chiamerò il medico che ci seguiva a Brescia per capire di più. Per sapere che medicine ho preso a Milano, Brescia, Verona. A Milano prendevamo altre cose, pillole. L’ho detto prima e dopo la morte di Gianluca Vialli, c’era anche Gică Popescu. Dobbiamo chiederci perché si verificano queste morti premature”.
Sabatini: “discorsi non riferibili a Vialli”
Walter Sabatini, intervenuto ai microfoni di “LaPresse”, ha escluso la figura di Vialli da tali discorsi: “non è un certo un discorso riferibile a Gianluca Vialli. Sto pensando a Vialli in maniera diversa, non lo penso come un oggetto di indagine. Sono come tutti perplesso ma Gianluca in questo momento lo lascerei stare, mi dispiace coinvolgere un ragazzo morto 10 giorni fa. Non credo che ci sia il doping nel calcio, alcuni medici ricorrono ad integratori. Ma è sempre un problema di quantità, è quella che viene forzata“.