“Fuori i soldi o non si alza un palo”. Il più grande business criminale del superboss Matteo Messina Denaro era quello dell’energia eolica. Altro che Greta Thunberg. La transizione a delinquere. La malavita rinnovabile. Che l’abominio delle pale eoliche fosse il più grande affare delle mafie Vittorio Sgarbi lo denuncia da sempre, purtroppo inascoltato. Le pale eoliche salveranno l’umanità (sigh!) e guai ad azzardarsi a porre qualche sana riflessione: i gretini ti salterebbero addosso additandoti come pericoloso retrogrado amante del carbone (doppio sigh!). E adesso? I gretini muti. In fondo che vuoi che sia: ben venga anche la mafia se produciamo energia “pulita”, no? Alla faccia della pulizia.
Ma c’è anche un altro retroscena filtrato dopo l’arresto del boss: Matteo Messina Denaro aveva un bancomat e lo usava quotidianamente anche per pagamenti di piccola taglia, persino per il caffè al bar.
Alla faccia! Ma i delinquenti ed evasori non erano quelli che usavano il contante? Il bancomat non era il simbolo di purezza, onestà e senso civico? Energie rinnovabili e pagamenti digitali non erano i segni distintivi dell’élite superiore rispetto ai trogloditi che, invece, hanno il barbaro coraggio di provare a difendere la libertà dell’uso del proprio denaro e aprire gli occhi sulla necessità di conciliare la tutela del paesaggio con l’incremento delle rinnovabili?
Ecco perché Matteo Messina Denaro imbarazza i radical chic. Da oggi pale eoliche e bancomat non potranno mai più essere la bandierina di quelli autoproclamati per bene. Con buona pace di gretini e fanatici del pos.