Mai banale, Marcello Cardona. Quando parla, il Presidente della Reggina svela sempre nuovi retroscena anche ripercorrendo fatti che ha più volte raccontato nel corso di questi mesi. In una lunga intervista a Gazzetta del Sud, l’ex arbitro confessa quali sono state le prime parole pronunciate a Saladini il giorno in cui quest’ultimo lo contattò. Da premettere che i due non si conoscevano: “ci siamo conosciuti esattamente quando mi ha telefonato per propormi il ruolo di Presidente della Reggina – afferma Cardona – Inizialmente rimasi un po’ sorpreso: mai mi sarei aspettato una proposta del genere. Cercavo di capire perché Saladini avesse pensato a me. Ci incontrammo una prima volta a cena e io gli dissi subito: ‘sa perché non può funzionare? Perché io e lei non siamo amici, non ci conosciamo’. Ma era insistente. Mi parlò di lui, della sua famiglia d’origini, dei sacrifici fatti. E poi c’erano gli amici di sempre, mi facevano vacillare: ‘Marcello, ma ci pensi? Presidente della Reggina’. Allora gli chiedo di rivederci a cena a casa sua. Credo che le persone si capiscano meglio quando sono a contatto con i loro affetti, in un contesto intimo e profondo. Lì mi convince e mi convinco. Accetto. Inizia così la storia”.
Poi il Presidente amaranto torna a parlare della scelta Inzaghi, delle interlocuzioni precedenti all’ufficialità e delle ben note iniziali resistenze del mister: “sul fronte tecnico non è compito mio, ma ci sono decisioni e valutazioni in cui ho contribuito con le mie conoscenze e competenze. Con umiltà ricordo che sono nel calcio da 40 anni. Le intuizioni appartengono al nostro gruppo di lavoro, ma in questo caso (quello della scelta Inzaghi, ndr) posso dire che sia stata esclusivamente mia e di Saladini. E’ corretto, però, fare una premessa: mister Stellone aveva fatto bene nei mesi precedenti, quando prese la squadra in crisi clamorosa e la guidò fino alla salvezza. Ma a un certo punto abbiamo preso in considerazione un’idea rivoluzionaria, visionaria della Reggina pensando a un tecnico che andasse al di là del preparato professionista e del sagace uomo di campo. Ritenevamo servisse un profilo in grado di dare una scossa al calcio a Reggio, un allenatore che ‘deflagrasse’ sportivamente. Il primo nome fu Pippo Inzaghi. Ne parlammo subito e poi come correttezza impone coinvolgemmo la direzione sportiva. Ci fu una convergenza di opinioni. Ho fatto io la prima telefonata a Inzaghi, che da persona garbata e rispettosa mi fece capire che proveniva da una forte delusione professionale. Ma gli misi un tarlo in testa quando gli ribadii: ‘Mister noi la vorremmo perché la riteniamo la persona giusta da mettere al centro di un importante progetto sociale e calcistico’. La prima, timida, scintilla scoppiò così. Poi serviva un poderoso intervento. Toccava a Saladini, era lui l’imprenditore che aveva salvato la Reggina. Lo chiamò, lo andò a trovare a Formentera, approfondì il progetto. Io ricevo poi una telefonata di Inzaghi che mi passa la moglie, la signora Angela, la quale mi fece solo una domanda: ‘Pippo sarebbe felice a Reggio?’ Io lo credevo fermamente. Dopo pochi mesi sembra che entrambi siano nati e cresciuti a Reggio, li sentite anche voi come ne parlano in giro per l’Italia”.
La discussione passa successivamente alla questione stadio Granillo, alla luce dell’importante annuncio di Saladini: “una società di calcio moderna come vogliamo rendere la Reggina – le parole di Cardona – non può prescindere da uno stadio funzionale, confortevole, produttivo economicamente. Dopo una prima interlocuzione con Palazzo San Giorgio, stiamo lavorando per redigere un progetto e stiamo ragionando su cosa sarebbe meglio per Reggio in termini di capienza, infrastrutture e spazi di aggregazione sociale e attrazione imprenditoriale. Quindi come renderlo il più funzionale possibile, farlo vivere e metterlo a reddito tutto l’anno”.
In chiusura, quei rapporti difficoltosi della Reggina nelle prime settimane, cambiati nel corso del tempo, come già affermato da Inzaghi: “la prima fase – chiude Cardona – è stata molto complicata e difficile. Eravamo noi a dover inseguire gli altri: procuratori, dirigenti sportivi, calciatori, sponsor, le Istituzioni. Settimana dopo settimana le cose sono cambiate. L’Inter sceglie di disputare una amichevole a Reggio perché siamo una società affidabile e credibile. Chi concede i giovani in prestito sa bene che verranno valorizzati. Giocatori d’esperienza che vestono l’amaranto sono consapevoli di poter vivere stagioni importanti. E sono sicuro che nel futuro saremo noi a scegliere gli obiettivi e selezionare le opportunità”.