Reggina, Inzaghi: “in tanti mi consigliavano di non venire”. Ma poi svela: “vi dico qual è stata la svolta”

Il Corriere della Sera intervista mister Inzaghi, che svela altri retroscena sul suo arrivo a Reggio questa estate

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“Dal lungomare Falcomatà, dove ogni mattina spinge il passeggino del figlioletto Edoardo insieme ad Angela, la sua compagna, Pippo osserva lo Stretto e sogna la serie A. Sullo sfondo, dall’altra parte del mare, l’Etna innevato sembra esser lì a ricordare l’obiettivo da raggiungere: lontano, ma possibile. La sua Reggina è seconda in classifica, tre punti sotto al Frosinone dell’amico Fabio Grosso, altro azzurro di Berlino. Come a San Siro ai tempi di Superpippo, il feeling che Inzaghi riesce a creare con i tifosi è sbalorditivo: ogni partita, una festa”. Questa introduzione non è di un tifoso reggino, né di un dirigente amaranto, bensì del Corriere della Sera. Ancora attenzioni nazionali per la Reggina, che ha intervistato il tecnico Pippo Inzaghi: “credo che di me la gente apprezzi il fatto che do sempre tutto me stesso – ha affermato – che non fingo. Mi nutro dell’affetto della gente, amo il calcio, in qualunque posto e in qualunque categoria. Da bambino andavo a vedere il Piacenza in curva con papà, che poi ci portava all’antistadio del Garilli a chiedere gli autografi. Una passione per il gioco che si vede e che trasmetto. La gente lo sente, credo”.

“Era una scommessa difficile, tanti mi consigliavano di non venire a Reggio – ha proseguito la svolta è stata la telefonata del presidente Marcello Cardona e il gesto del proprietario Felice Saladini, che ha preso un aereo per venire a Ibiza e poi una barca per Formentera per convincermi, riaccendendo l’entusiasmo che avevo dentro, in un momento difficile. Amo le piazze del Sud, quello che abbiamo fatto nel girone d’andata è stato bello. Siamo passati da un quasi fallimento, all’arrivo di Saladini, alla costruzione della squadra insieme al d.s. Taibi, alla posizione di adesso. C’è orgoglio, ma dobbiamo finire il lavoro nel girone di ritorno. Quando ho accettato la Reggina pensavo a un progetto triennale, adesso non dobbiamo avere le pressioni delle squadre costruite per vincere. Ma se abbiamo fatto 11 vittorie significa che qualcosa d’importante c’è. Nel ritorno a marzo-aprile vedremo dove saremo e lì ci daremo un obiettivo, ma senza assilli. Dobbiamo farci trovare pronti. C’è la squadra, c’è la società, c’è il pubblico. Proviamoci”.

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