Reggina, la commozione di Orlando e la carezza di Cardona. Poi ricorda: “avevo parlato con Foti…”

L'emozione, i racconti e i retroscena di Massimo Orlando, tornato al Granillo a oltre 30 anni di distanza da quando al vecchio Comunale danzava con la palla e sfiorava la Serie A

StrettoWeb

In campo era di un’eleganza pazzesca. Ma anche fuori, dopo oltre 30 anni. Massimo Orlando è tornato a Reggio Calabria sabato, in occasione di Reggina-Ternana, e per lui è stata un’emozione unica. Commosso, ha ringraziato società e città, tornando con la memoria a quei due anni in riva allo Stretto: “ho vissuto degli anni a Reggio pazzeschi, avevo la sensazione di avere il mondo in mano, sei un ragazzino, ti danno responsabilità, hai il numero 10, sei uno dei giocatori più importanti, vivi un sogno. E’ stato il periodo più felice della mia vita”, ha detto nell’intervista ai canali ufficiali del club amaranto.

In merito allo spareggio perso: “a Pescara c’erano 25 mila persone da Reggio e 300 da Cremona, anche se alla fine hanno esultato loro. E’ stato brutto, anche se lì si è visto tutto l’amore verso la squadra con quell’esodo. Poi l’anno dopo personalmente è stato quello della consacrazione. C’era Bruno Bolchi, molto stimato, e anche lì per poco non siamo andati in A. Era tutto molto bello, dentro un sogno. Poi sapevo che la Juve già mi aveva comprato, la Reggina aveva fatto una bella plusvalenza. A volte faccio anche fatica a parlare, oggi sono emozionato”, racconta mentre si ripercorrono i secondi in cui sabato, prima del match contro la Ternana, incontra tutti e ringrazia: “emozione vera, ve lo dico, non è facile”, confessa accanto a un Cardona sorridente, che lo accarezza.

“La mia ex moglie, mia figlia – continua – sanno che la prima cosa che facevo a fine partita, quando giocavo nelle altre squadre, era conoscere il risultato della Reggina. E non lo dico per essere ruffiano, chi mi conosce sa come sono”. E poi rivela un retroscena: pensavo anche di tornare, lo avevo detto a Lillo Foti. Non volevo venire per svernare, ma per fare gli ultimi 3-4 anni di carriera. Da qui sono partito, qui la gente mi ha dato, mi sembrava giusto chiudere. Gli infortuni non me l’hanno permesso, però l’idea c’era e sarebbe stata fantastica: aprire e chiudere”. Infine, sempre emozionato, conclude: “niente nella vita è scontato e non era scontato che io potessi essere invitato qui. Brividi. Festa fantastica, poche parole, sono ritornato indietro di 33 anni. Sono tanti, ma mi sono sentito a casa, amo questa città, l’ho sempre amata e ci torno sempre volentieri. Ora c’è anche una società nuova, grandi progetti, noi vogliamo la Reggina in Serie A nel giro di pochi anni. Questo pubblico e questa città lo meritano. Mi hanno dato un giorno di gioia che difficilmente dimenticherò”.

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