Reggio Calabria, perché i fuochi d’artificio della notte di Capodanno erano perfettamente legali

Reggio Calabria, ecco perché non c'è (e non ci può essere) alcun divieto di sparare fuochi d'artificio e botti di Capodanno conformi alla norma nelle abitazioni private. Cosa prevede il divieto

StrettoWeb

A Reggio Calabria, come in tutte le altre città d’Italia, la popolazione ha voluto salutare l’arrivo del 2023 con botti, spari, fuochi d’artificio e spettacoli pirotecnici come non si vedeva da molto tempo. Evidentemente il superamento dell’incubo Covid-19 ha dato un rinnovato slancio di positività dopo l’angoscia e la depressione che per due anni avevano avuto il sopravvento: quest’anno sono tornati gli eventi pubblici, non ci sono più regole e restrizioni a cui attenersi per la pandemia, e così si è tornati agli standard di un tempo anche per quanto riguarda le celebrazioni e i festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno, compresi i fuochi d’artificio.

In molti, però, hanno storto il naso convinti che giochi pirotecnici e botti non ci sarebbero stati perché “vietati” dal Comune. Effettivamente nei giorni scorsi tutti i mass-media, compreso StrettoWeb, avevano pubblicato la notizia del “divieto di scoppi di petardi e similari” dal 23 dicembre all’8 gennaio in base a un’ordinanza emanata dal Comune di Reggio Calabria, sulla falsariga di tutti gli altri enti locali d’Italia. Da qui a ritenere, però, che sarebbe stata vietata tout court la pratica di botti e fuochi d’artificio, ce ne passa. E significa che chi si aspettava un Capodanno senza suoni e colori, non ha neanche letto gli articoli in merito né tantomeno l’ordinanza. Ed è, ovviamente, fortemente deviato dalle pratiche coercitive e invasive con cui lo Stato ha gestito la pandemia al punto da accettare come per scontato che si potesse impedire alla gente di fare ciò che le pare nella propria privata proprietà.

L’ordinanza comunale, infatti, non vieta (e non potrebbe mai farlo in alcun caso, in base alla nostra Costituzione) la pratica di botti e spari, fuochi d’artificio, petardi e qualsiasi altra cosa, nelle proprietà private. Semplicemente regolamenta il tipo di prodotti che si possono vendere, le quantità e le modalità di conservazione per evitare che si compromettano diventando pericolosi, e vieta lo sparo di questi prodotti in alcuni luoghi pubblici su cui il Comune ha giurisdizione. Nell’ordinanza vengono indicate chiaramente le zone in cui non si possono sparare botti e petardi: il corso Garibaldi, il Lungomare, tutte le piazze del Centro (piazza Italia, piazza Duomo, piazza Camagna, piazza De Nava, piazza San Giorgio etc. etc.), ma questo non significa che ognuno non possa sparare i botti nella propria abitazione, su balconi, terrazze, giardini, che sono private proprietà e su cui lo Stato non ha alcuna competenza. Ci mancherebbe pure che arrivasse a dire cosa si può fare o non fare dentro casa.

Inoltre nella stessa ordinanza al primo rigo si legge che il sindaco “raccomanda di acquistare artifici pirotecnici esclusivamente presso gli esercizi commerciali autorizzati a tale tipologia di vendita e mai da venditori ambulanti; di non raccogliere botti, petardi, o qualsiasi artificio inesploso, né tantomeno di provare a riaccenderli“, che sono consigli utili che partono dall’assunto base che è possibile, legale e lecito, acquistare e sparare botti e fuochi d’artificio di Capodanno, che infatti sono ampiamente rivenduti alla luce del sole in tutti i principali negozi della città.

Ovviamente c’è chi viola le norme andando oltre le regolamentazioni: la Polizia Municipale nei giorni scorsi ha sequestrato fuochi d’artificio illegali ed è anche intervenuta in alcune piazze del Centro sequestrando piccole bombette e sanzionando i ragazzini che violavano la normativa. Tutto questo non significa che, vivaddio, ognuno a casa propria è libero di fare ciò che gli pare. Almeno finché saremo un Paese democratico, civile e liberale.

Reggio Calabria, i fuochi d’artificio della notte di Capodanno nel centro della città | VIDEO

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