Durante le dichiarazioni programmatiche che il Presidente della Regione Sicilia, ha fatto l’1 dicembre 2022 all’Ars, ha prima parlato di sfoltire le liste d’attesa negli ospedali poi, ha testualmente dichiarato: ”…si dovrà guardare senza riserve al privato convenzionato, sia ospedaliero che diagnostico, nella consapevolezza che l’assistenza sanitaria costituisce una pubblica funzione, al di là del soggetto che la eroga, sia pubblico che privato. Occorre quindi abbattere ogni forma di pregiudizio, sapendo coniugare una leale sinergia tra due mondi che stanno dalla stessa parte: la salute del cittadino. Soltanto così potremo anche abbattere le inaccettabili liste di attesa cui sono sottoposti molti pazienti che chiedono e hanno diritto ad una indagine strumentale e diagnostica immediata per la scelta della terapia”. Detto ciò, la coordinatrice provinciale di Forza Italia, parlamentare alla Regione Sicilia e Sindaco di Caprileone, Bernadette Grasso, sostiene che “il Presidente Schifani non intendeva penalizzare la sanità pubblica ma, guardare con attenzione alle eccellenze private che possono supportare, per casi particolati, il lavoro di medici delle strutture pubbliche”. La Sicilia, fermo restando che esistono a livello pubblico tante eccellenze, risente, non si sa ancora per quanti anni, di una insufficiente ed incompetente politica gestionale fatta da diversi parlamentari che hanno governato l’isola, nominando direttori generali non in possesso dei necessari requisiti professionali ma che godevano solo, della benevolenza di questo e quel gruppo politico. Non possiamo dimenticare che durante il Covid, la Sicilia ha più volte trasmesso dati relativi ai deceduti, che non corrispondevano al vero ma, servivano solo per evitare chiusure prolungate causa contagi. Sarebbe ora che, al di là dello schieramento politico al quale si appartiene, si faccia squadra, puntando a salvaguardare la salute di tutti con interventi mirati, nominando le persone professionalmente preparate in modo da far fare il salto di qualità.
Il problema della sanità, afferma l’onorevole Grasso, “dipende sia dal numero chiuso a medicina che, dalla mancata formazione del personale sanitario. I due anni di pandemia, hanno bloccato le attività diverse rispetto a quelle legate al Covid per cui, molti pazienti, sono stati costretti a rivolgersi alla sanità privata.” La Grasso dichiara che “il programma portato avanti dal centro destra guarda ad incrementare la sanità pubblica considerando quella privata come un valore aggiunto e quindi, non complementare.” L’onorevole Bernadette Grasso parla della rete sanitaria che nel 2019 è stata approvata dall’Ars, tutt’oggi in vigore, “che ha previsto, nel pubblico, strutture sanitarie complesse, semplici, la rete dell’emergenza che non possono essere delegate al privato; nei casi particolari di emergenza, prosegue la parlamentare di Forza Italia, il privato può supportare il pubblico ma senza mai scavalcarlo”. Certamente, tutto questo sarebbe eccezionale se fosse stato messo in atto ma, non è così, perché ricordiamo i proclami dell’ex Presidente Musumeci che l’1 luglio 2022 dichiarava: “la Sicilia ha tutte le potenzialità per diventare un Hub per il turismo sanitario”. Peccato che i proclami servono solo ad ottenere consenso elettorale e non a dare servizi ai cittadini. Proseguendo con le problematiche della sanità in Sicilia, l’onorevole Bernadette Grasso ricorda che, “come proponente, ha presentato un emendamento che prevedeva un accordo interdipartimentale tra le aziende ospedaliere riferito agli anestesisti cioè, far bloccare i concorsi per questa categoria di professionisti in quanto, i giovani medici, avendo la possibilità di scegliere, non punteranno mai a preferire i reparti di emergenza, o i pronto soccorso, i 118, non andranno mai negli ospedali piccoli dove si lavora tantissimo senza alcuna prospettiva di crescita”. Secondo la parlamentare, “i giovani specializzati vanno nelle strutture private, sia perché vengono pagati molto bene, sia perché i manager della sanità privata, hanno investito e continuano a farlo in tecnologia, in formazione, in tutto quello che oggi può offrire la tecnica per quanto riguarda gli interventi”. Dobbiamo però ricordare a noi stessi e all’Onorevole Grasso che negli anni, la sanità pubblica, ha subito tagli e ridimensionamento “grazie” alle leggi approvate dal parlamento. A legiferare, erano i politici eletti dal popolo, che sedevano sia a Montecitorio che a Palazzo Madama e avrebbero dovuto lavorare per il popolo. La sforbiciata più consistente l’ha fatta il Governo Monti con ministro della Sanità Renato Balduzzi. Bernadette Grasso è dell’avviso che “occorre riorganizzare e riformare soprattutto il sistema del 118 trasformandolo in un’agenzia”. Quello che però ci lascia perplessi è il fatto che l’onorevole Grasso ritiene che, “se un’ambulanza del 118 operante in città, non ha a bordo un medico, non rappresenta un problema perché a Messina ci sono tra grosse strutture ospedaliere come il Papardo il Policlinico Universitario e il Piemonte Irccs. Cosa diversa, se l’ambulanza del 118 è privo di medico in uno dei comuni dei Nebrodi dove non ci sono strutture ospedaliere importanti”.
Giusto, però se a Messina ci sono diversi incidenti ed arriva un’ambulanza non medicalizzata, anche se esistono i pronto soccorso, prima però, devi arrivarci e soprattutto in condizioni tali da ricevere le cure del caso; se l’incidente è grave, l’autista soccorritore potrà fare ben poco. Anche per questo motivo, l’onorevole Grasso ritiene che “occorre investire nella medicina territoriale, perché se oggi ci sono gli ospedali ingolfati, ci sono i pronto soccorso ingolfati, la causa è da ascrivere alle guardie mediche che non funzionano. La sanità italiana dice la Grasso, è vecchia di trent’anni per cui bisogna guardare alla deospedalizzazione; in ospedale non si può andare solo perché si ha un mal di testa o un dolore braccio ma, per interventi mirati”. I fondi del PNRR servono per realizzazione delle case di comunità degli ospedali di comunità, le centrali operative territoriali ma, poi queste strutture dovranno essere rese funzionali con la presenza di diverse figure professionali. L’onorevole Grasso ribadisce quanto dichiarato dall’assessore regionale Volo e cioè, “che occorre mettere mano alla medicina territoriale bisogna necessariamente investire e riorganizzare tutto il sistema territoriale in maniera capillare con la telemedicina strumento importantissimo ed indifferibile che ti collega con l’ospedale, ti fa verificare le diverse urgenze”. Quindi, anche se le risorse stanziate sono per prevedere le strutture, occorre che il Governo Nazionale stanzi somme necessarie per l’assunzione del personale, considerato che le regioni non possono sopportare un peso economico così importante. La Grasso ritiene che “bisogna abrogare il numero chiuso non solo per l’accesso a medicina ma anche per altre facoltà; è dell’avviso che, così come si riscontra in tante altre nazioni d’Europa, la selezione bisogna farla nel corso degli anni assegnando dei crediti, dei punteggi, stabilendo un numero di materie che si devono sostenere. Se lo studente, durante i primi due anni di studi, non supera i diversi step, dev’essere bloccato. Questo tipo di sistema che regge in Svizzera che regge in altri posti la Grasso non comprende perché non si possa applicarlo anche in Italia”. Concludendo, l’onorevole Grasso afferma che, “nella scorsa legislatura, in commissione sanità, ha sollecitato le convenzioni degli ospedali soprattutto dei policlinici universitari, con i piccoli nosocomi della provincia affinché gli specializzandi potessero iniziare un percorso di pratica ed esperienza. Infatti, il giovane specializzando deve apprendere la tecnica, deve sapere mettere uno stent, intervenire in urgenza”.
Anche qui, lo scorso Governo guidato da Musumeci, cosa ha fatto? Dove sono andati gli specializzandi? Certamente non nei piccoli nosocomi ma, hanno continuato a seguire i corsi di specializzazione nei Policlinici Universitari insieme a tanti altri colleghi con solo due o tre docenti e quindi fare poca pratica. Occorre investire in formazione, occorre preparare i giovani medici affinché si assumano le loro responsabilità per accrescere i problemi che si presenteranno. Il futuro della sanità passa attraverso una presa di coscienza responsabile da parte di chi gestisce la politica; meno soldi ai mercenari delle armi e più soldi per difendere la vita.