Il primo febbraio del 2008 si spegneva il professore Ezio Sgrò, docente di scienze naturali al Liceo Classico di Reggio Calabria, naturalista, matematico e scacchista, ma soprattutto un uomo gioviale e mite, ricordato con affetto da familiari, amici e studenti. Ezio Sgrò fu la memoria storica dello scacchismo calabrese. Celeberrima una sua partita in simultanea, giocata contro venti scacchisti, durante la quale conseguì diciotto vittorie e due patte.
Primo classificato al torneo dell’ENAL del 1969, da quel successo giovanile arrivò a confrontarsi con grandi maestri, tra cui il russo Mark Evgenovič Tajmanov. Ma tutto ciò è solo la punta d’iceberg dei suoi successi. Fu infatti un naturalista capace di una logica rigorosa nell’identificare specie e sottospecie di formiche ed al tempo stesso di una profonda commozione, come quella avuta nell’osservare l’eroismo di certe formiche intente a sacrificarsi per mettere in salvo le loro larve indifese in un formicaio sotto attacco. Sono rimasti incompiuti gli studi avviati su quella che potrebbe forse essere una nuova specie di formica, che in sua memoria i colleghi dei Musei Civici di Scienze Naturali di Milano e Verona promisero di identificare in “aphaenogaster sgrò”.
La Città a distanza di quindici anni alle volte sembra sul punto di dimenticarlo, una disattenzione che sarebbe un ingiustizia civica, una colpa che Reggio Calabria deve ben guardarsi dal commettere. Oggi a tramandare la memoria di questo nostro concittadino rimangono i parenti e gli amici intimi, uniti ai colleghi del circolo degli sacchi “Ezio Sgrò”, il quale è stato appunto intitolato in sua memoria ad unanimità dei soci, nonché un libro, pubblicato a qualche mese dalla sua scomparsa. È un po’ poco per chi ha dato così tanto. Forse la Commissione Toponomastica del Comune potrebbe impegnarsi di concerto con la famiglia ad individuare una via od una piazza da dedicarli, un luogo che abbia un significato, legato alla vita od agli studi del professore Ezio Sgrò.