Reggio Calabria, il 7 marzo l’evento “Piazza De Nava: una lunga e sconcertante storia”

Il Circolo Culturale “L’Agorà”, organizza una conversazione sul tema “Piazza DE NAVA: una lunga e sconcertante storia”. Il sodalizio culturale reggino, ospiterà, nel corso della conversazione, l’onorevole Fortunato Aloi.

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Il prossimo 7 marzo sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione sul tema “Piazza De Nava: una lunga e sconcertante storia”, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”.

La piazza, a pianta rettangolare, è intitolata al ministro reggino del Regno d’Italia Giuseppe De Nava promotore della ricostruzione di Reggio Calabria dopo il terremoto del 1908. In tale area sono visibili tre stili architettonici: quello umbertino eclettico della seconda metà dell’ottocento, quello liberty, quello razionalista italiano del ventennio. Tali testimonianze saranno cancellate dalla nuova idea progettuale che prevede un’idea moderna e, nel contempo, non tiene conto di quanto venne sancito sia dalla “Carta di Gubbio” del 1960 che sanciva la salvaguardia e il risanamento dei centri storici, che dal Codice dei Beni Culturali.

La “Carta di Gubbio” venne stilata a seguito di un convegno nella città egubina, promosso da un gruppo di architetti, urbanisti, giuristi, studiosi di restauro, e dai rappresentanti degli otto comuni capofila del progetto, Ascoli Piceno, Bergamo, Erice, Ferrara, Genova, Gubbio, Perugia, Venezia, i cui indirizzi erano rivolti alla “salvaguardia e il Risanamento dei Centri Storici”. La Carta di Gubbio getta le basi per una riflessione più ampia sul concetto di tutela, conservazione e valorizzazione dei centri storici. La Carta di Gubbio è la dichiarazione finale approvata all’unanimità a conclusione del Convegno Nazionale per la Salvaguardia e il Risanamento dei Centri Storici (Gubbio, 17-18-19 settembre 1960) promosso da un gruppo di architetti, urbanisti, giuristi, studiosi di restauro e dai rappresentanti di vari comuni.

Il successo dei Convegno di Gubbio, promosso da un gruppo di Comuni, affiancati da parlamentari e studiosi, consente la formulazione di una dichiarazione di principi sulla salvaguardia e il risanamento dei centri storici. Le relazioni degli otto Comuni promotori, la presentazione nella mostra di alcuni studi, in parte preparatori e in parte esecutivi, di operazioni di risanamento conservativo e l’adesione al Convegno di 50 Comuni dimostrarono il crescente interesse che il tema stava suscitando presso le amministrazioni locali e larghi strati di opinione pubblica.

L’estensione a scala nazionale del problema trattato è stata unanimemente riconosciuta, insieme alla necessità di un’urgente ricognizione e classificazione preliminare dei centri storici con la individuazione delle zone da salvaguardare e risanare. Si afferma la fondamentale e imprescindibile necessità di considerare tali operazioni come premessa allo stesso sviluppo della città moderna e quindi la necessità che esse facciano parte dei Piani Regolatori Comunali, come una delle fasi essenziali nella programmazione della loro attuazione.

Rifiutati i criteri del ripristino e delle aggiunte stilistiche, del rifacimento mimetico, della demolizione di edifici a carattere ambientale anche modesto, di ogni “diradamento” ed “isolamento” di edifici monumentali, attuati con demolizioni nel tessuto edilizio, ed evitati in linea di principio i nuovi inserimenti nell’ambiente antico, si afferma che gli interventi di risanamento conservativo, basati su una preliminare profonda valutazione di carattere storico-critico, devono essenzialmente consistere in:

a. consolidamento delle strutture essenziali degli edifici;

b. eliminazione delle recenti sovrastrutture a carattere utilitario dannose all’ambiente e all’igiene;

c. ricomposizione delle unità immobiliari per ottenere abitazioni funzionali e igieniche, dotate di adeguati impianti e servizi igienici, o altre destinazioni per attività economiche o pubbliche o per attrezzature di modesta entità compatibili con l’ambiente, conservando al tempo stesso vani ed elementi interni ai quali l’indagine storico-critica abbia attribuito un valore;

d. restituzione, ove possibile, degli spazi liberi a giardino e orto;

e. istituzione dei vincoli di intangibilità e di non edificazione.

La Carta di Gubbio viene ripresa nel 1964 dalla Commissione d’indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio, più nota come Commissione Franceschini, istituita dalla Legge 26 aprile 1964, n. 310, su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione, che operò fino al 1967 quando furono pubblicati i risultati del lavoro svolto, operando un’attenta indagine riguardo al censimento e allo stato dei beni culturali in Italia.

Il prodotto è riassunto nella pubblicazione di tre volumi e l’emanazione di ottantaquattro Dichiarazioni (Fig. 4). In particolare, la n. XL dà una prima definizione dei Centri Storici, intesi quali “strutture insediative urbane che costituiscono unità culturale o la parte originaria e autentica di insediamenti, e testimoniano i caratteri di una viva cultura urbana. Nel 1990 l’Associazione Nazionale Centri Storico-Artistici si è fatta promotrice di un secondo documento, di ripensamento critico e di attualizzazione della Carta trent’anni dopo la sua pubblicazione. La dichiarazione, nota anche come Seconda Carta di Gubbio o Carta di Gubbio ’90, profila una nuova e più ampia attenzione all’intera struttura storica della città, al suo territorio, al paesaggio come insieme interconnesso di sistemi territoriali di valore storico-culturale. Supera, inoltre, la visione strettamente legata al territorio nazionale per porsi in una più ampia ottica comunitaria. Europea. Il successo dei Convegno di Gubbio promosso da un gruppo di Comuni, affiancato da parlamentari e studiosi, consente la formulazione di una dichiarazione di principi sulla salvaguardia ed il risanamento dei Centri Storici, ma sembra ne avere terreno fertile ne trovare applicazione in altri ambiti territoriali“. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte dell’onorevole Fortunato Aloi, gradito ospite del sodalizio culturale reggino.

Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020, la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 7 marzo.

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