“Buon pomeriggio”. Anzi, forse sarebbe meglio dire: “Buongiorno”. Qui a Reggio Calabria sono le 16 circa, quando chiamo Giuseppe Belmonte. Da lui, invece, le 10 di mattina. E allora “Buongiorno! E diamoci pure del tu, qui in America con ‘you’ non sbagliamo mai. Solo al Presidente diciamo Mr. President”. Rompiamo subito il ghiaccio, al telefono, nonostante ci separino oltre 7 mila km. Si mostra subito simpatico e alla mano, Giuseppe, che ha attirato l’attenzione grazie alle sue foto con bandiera e maglia della Reggina in giro per l’America. Lui sta in New Jersey, a un passo da New York, sulla costa, con affaccio sull’Oceano Atlantico. “Sono qui da 23 anni, era il 1999. Ho dovuto fare una scelta. In Calabria non c’erano grosse opportunità, rispetto a qui. La vita è sempre dura, all’inizio non è stato semplice, ma col tempo mi sono abituato e posso dire di essere felice”.
Giuseppe è sposato ed è anche papà. La moglie? Reggina, anche lei. 23 anni fa… saranno partiti insieme? Penserete voi. E invece no! La vita ha voluto che i due, lui di Reggio e lei coi genitori di Bagnara, si conoscessero proprio in America. Ora Giuseppe lavora proprio per un’azienda italiana. E porta in giro il vessillo amaranto ovunque. Come si può vedere dalle foto a corredo dell’articolo, è stato alla Casa Bianca, nei grandi palazzetti di Hockey, Basket, Football Americano, Baseball, lì gli sport più seguiti. “Alla Casa Bianca ci son venuto con degli amici di Reggio a inizio dicembre scorso. E poi, pensa, mi affaccio alla finestra e ho il MetLife Stadium, poi a 5 km ho lo Yankee Stadium di Baseball. Ci vado spesso, con mio figlio. Da loro c’è la passione per tutti questi sport, in questi grandi palazzetti di 20 mila posti. Ma te la posso dire una cosa?”, mi confessa. “Per me il Granillo è il Granillo, è l’unico, non c’è niente da fare”.
Giuseppe è un vecchio abbonato di Gradinata, “sin da piccolo. Erano i tempi in cui si diceva ‘posso entrare con te?’, ed entravi accompagnato da un maggiorenne. Poi io custodisco gelosamente questa bandiera che vedete nelle foto, perché è un ricordo dei mieigenitori. E’ un po’ datata, l’avevano acquistata a Perugia, il giorno dello spareggio (12 giugno 1988, Reggina-Virescit 2-0 e promozione in Serie B, ndr). La bandiera è con me sempre perché porto con me un pezzo di Reggio e dei miei genitori. Ha un significato per la città, la squadra, i genitori, per me è un simbolo, un segno. Quando sei all’estero ti senti ancora più italiano e più reggino, quindi esibire questo vessillo è bellissimo”.
E ora? E ora niente Granillo, Giuseppe si deve accontentare degli abbonamenti in tv per vedere le partite… di buon mattino. Ebbene sì, perché l’orario è quasi sempre quello delle 14 ora italiana, che però significa 8 di mattina lì in America. “Il sabato sono libero – racconta ancora Giuseppe – e così la mattina alle 6.30 c’è la sveglia, poi la colazione, la passeggiatina al cane e alle 7.45 sono collegato per la partita. Mia moglie e i miei figli sanno che in quelle due ore non ci sono per nessuno, sono concentrato. L’unica cosa brutta è che quando c’è una vittoria non è possibile condividerla con qualcuno, così come non è possibile sfogarsi quando si perde”.
Questa estate, però, Giuseppe a Reggio Calabria c’è stato e aveva intenzione di portare il figlio di 12 anni al Sant’Agata. Glielo aveva promesso, ma non è stato possibile. “Era agosto, non ci hanno fatto entrare, c’erano gli allenamenti. Sono rimasto un po’ deluso, ma rispetto le decisioni della società. Se riusciamo a tornare l’estate prossima, ci riproveremo”.