Il caso Creazzo diventa nazionale: “ho dovuto trovare dentro di me la forza di dire io sono innocente”

Domenico Creazzo era il personaggio pubblico considerato il 'carico da undici' da inserire arbitrariamente in un'indagine di 'ndrangheta affinché questa desse lustro a chi l'ha messa a punto

StrettoWeb

La vasta mole di imputati assolti con formula piena al termine del processo seguito all’operazione Eyphemos condotta dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di P.S. di Palmi, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo, sta diventando un caso nazionale. Come è giusto che sia. Gli errori in fase di indagine di cui su StrettoWeb avevamo parlato già all’indomani degli arresti, nel 2020, la scoperta quasi casuale di intercettazioni secretate che cambiavano completamente il quadro accusatorio, le omissioni da parte degli investigatori e le contraddizioni degli stessi in aula durante il processo, hanno aperto un vaso di Pandora che merità di essere spalancato e analizzato punto per punto. Perché la sofferenza di persone innocenti, rinchiuse in carcere per mesi e anni, non può passare in sordina. Peccato solo che, come al solito, in questi drammi chi ha sbagliato davvero non pagherà.

Tra tutti gli arrestati, fin dal primo giorno, i media nazionali si sono concentrati sulla figura di Domenico Creazzo, all’epoca dei fatti sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte e neo eletto consigliere regionale con oltre ottomila voti. Creazzo era il personaggio pubblico che, oltre a dare eco mediatica all’operazione poi rivelatasi in buona parte fallimentare, era anche il ‘carico da undici’ da inserire in un’indagine di ‘ndrangheta affinché questa desse lustro a chi l’ha messa a punto. Domenico Creazzo, che si è candidato tra le fila di Fratelli d’Italia, era una delle figure politiche più promettenti del territorio. Militare della Guardia di Finanza, si era distinto anche come presidente f.f. del Parco Nazionale dell’Aspromonte. Lo scorso venerdì 17 febbraio il tribunale di Palmi ha finalmente assolto l’ex consigliere regionale accusato ingiustamente di scambio elettorale politico-mafioso.

Oggi la storia di Mimmo Creazzo è finita sulla pagine de “Il Foglio“. “A causa dell’inchiesta, Creazzo ha trascorso 17 mesi agli arresti domiciliari. Nei suoi confronti la procura aveva chiesto la condanna a 16 anni di reclusione, ma alla fine è stato assolto con la formula piena, “perché il fatto non sussiste”. L’ennesimo incredibile caso di malagiustizia, che però questa volta assume le forme di uno scandalo che dovrebbe interessare le istituzioni nazionali, per una serie infinita di ragioni: perché alla fine del processo sono stati assolti 34 imputati su 55; perché l’inchiesta si è basata in larga parte sull’uso di intercettazioni, che puntualmente hanno restituito rappresentazioni distorte della realtà, portando al coinvolgimento di cittadini innocenti e addirittura a scambi di persona (come quello che ha portato il consigliere comunale Domenico Forgione in carcere per sette mesi); perché questi scambi di persona, di soggetti poi tutti assolti, indussero il ministero dell’Interno a commissariare il comune di Sant’Eufemia d’ Aspromonte per infiltrazione mafiosa; perché a distanza di 18 mesi dagli arresti, i legali di Creazzo scoprirono in maniera quasi casuale una vasta mole di intercettazioni che i pm avevano deciso di secretare, ma che provavano l’innocenza del neo consigliere regionale; perché è possibile in questo paese che contro un imputato venga chiesta una condanna a 16 anni di reclusione, ma che questi venga assolto da ogni accusa“, scrive Ermes Antonucci.

E’ stata una vicenda assurda. Il giorno che sono venuti ad arrestarmi non ci credevo“, ha dichiarato Creazzo. “Avevo, e ho ancora oggi nonostante tutto, fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine. Per questo i primi mesi ho pensato che se ero stato arrestato qualcosa avevo fatto, magari senza accorgermene. Poi man mano che leggevo le carte mi rendevo conto che invece non c’era assolutamente niente, che era tutto un grande errore”. “Per 17 mesi sono stato aggredito verbalmente, non mi sono potuto difendere, ho dovuto trovare dentro di me la forza di dire io sono innocente’. Ho resistito grazie alla mia famiglia, all’affetto dei miei amici e della mia comunità, e per motivazioni di fede. Mi ripetevo sempre la frase di Manzoni: ‘Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande’. Nel processo poi è emersa la verità“, racconta l’ex consigliere regionale.

Un caso, quello dell’operazione Eyphemos, ancora tutto da chiarire. Perché al semplice errore non ci crede quasi più nessuno. E lo scandalo delle intercettazioni secretate di cui abbiamo parlato su StrettoWeb fino dal giorno stesso della sentenza ne sono la prova.

La vicenda di Domenico Creazzo e la Calabria al contrario tutta da ribaltare

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