Dopo quasi tre anni si è concluso il processo di primo grado seguito all’operazione Eyphemos, condotta dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di P.S. di Palmi, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo – e con il concorso degli equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine e delle Squadre Mobili di Milano, Bergamo, Genova, Vicenza, Novara, Lodi, Pavia, Ancona, Pesaro Urbino, Perugia e Bari. Le indagini erano state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri. Il 25 Febbraio 2020 erano scattate le manette ai polsi per 65 persone, di cui 12 erano state poste agli arresti domiciliari. Tra questi anche l’allora sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte Domenico Creazzo, eletto poche settimane prima Consigliere Regionale della Calabria tra i ranghi di Fratelli d’Italia e oggi assolto con la formula più ampia “perchè il fatto non sussiste” insieme a ben 29 tra gli altri indagati (vedi elenco sotto).
Che l’indagine Eyphemos presentasse errori e criticità è stato chiaro fin da subito: gli scambi di persona, le omissioni, i disguidi sono emersi uno dopo l’altro e sono stati dipanati nel corso del dibattimento dai difensori. Ora, il tribunale presieduto dalla dott.ssa Angelina Bandiera ha apposto un primo sigillo a questa vicenda che ha visto salire sul banco degli imputati numerosi innocenti, e ha visto soprattutto diverse famiglie eufemiesi cadere in un baratro nel quale molti mai avrebbero pensato di dover finire. Spesso, nel corso del processo, si è parlato di errori in fase di indagine, spesso ammessi dagli stessi investigatori o dalla Procura, ma alcuni difensori sono andati oltre nelle loro arringhe: gli errori, in questa indagine, sono stati troppi e pensare che si sia trattato di una pura casualità risulta difficile. Basti pensare al caso emblematico del vicesindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte, il maresciallo dell’Esercito Cosimo Idà, accusato di essere capo promotore ed organizzatore di una fazione mafiosa all’interno del locale di Sant’Eufemia d’Aspromonte, il tutto a causa di un soprannome risultato poi non attribuibile ad Idà. Si è trattato, anche nel caso del vicesindaco come in quello del consigliere di minoranza Domenico Forgione, di uno scambio di persona. Stessa cosa era avvenuta per l’allora Presidente del Consiglio comunale Angelo Alati, il primo in ordine di tempo ad essere scarcerato dal Tribunale della Libertà. Numerosi, dunque, gli errori e le ‘sviste’ che hanno portato in carcere degli innocenti. Ecco le sentenze pronunciate oggi dal collegio giudicante del Tribunale di Palmi nel primo grado di giudizio:
Gli assolti:
- Domenico Creazzo – assolto perchè il fatto non sussiste
- Angelo Alati – assolto perchè il fatto non sussiste
- Rosa Alvaro – assolto perchè il fatto non sussiste
- Domenico Alvaro (classe 77) – assolto perchè il fatto non sussiste
- Cosimo Alvaro (classe 62) – assolto perchè il fatto non sussiste
- Rosario Bonfiglio – assolto perchè il fatto non sussiste e perchè il fatto non costituisce reato
- Adriano Bruni – assolto perchè il fatto non costituisce reato
- Francesco Antonio Cannizzaro – assolto perchè il fatto non sussiste
- Gregorio Cuppari – assolto perchè il fatto non sussiste e perchè i fatti non costituiscono reato
- Giuseppe Antonio Galletta – assolto perchè il fatto non sussiste
- Cosimo Idà – assolto perchè il fatto non sussiste
- Giasone Italiano – assolto perchè il fatto non sussiste
- Diego Laurendi – assolto perchè il fatto non sussiste e perchè i fatti non costituiscono reato
- Rocco Laurendi – assolto perchè il fatto non sussiste
- Domenico Modafferi – assolto perchè il fatto non sussiste
- Francesco Modafferi – assolto perchè il fatto non sussiste
- Pasquale Modafferi – assolto perchè il fatto non sussiste
- Diego Orfeo (classe ’97) – assolto per non aver commesso il fatto
- Diego Orfeo (classe ’37) – assolto perchè il fatto non costituisce reato
- Domenico Carbone (detto u murcu) – assolto perchè il fatto non sussiste
- Carmelo Castagnella – assolto per non aver commesso il fatto
- Vincenzo Condina (detto U russu) – assolto perchè il fatto non sussiste
- Francesco Crea – assolto perchè il fatto non sussiste
- Antonino Laurendi (detto Ninareddu u pistolu) – assolto perchè il fatto non sussiste
- Domenico Luppino – assolto perchè il fatto non sussiste
- Carmelo Napoli – assolto per non aver commesso il fatto
- Giuseppe Novello – assolto perchè il fatto non sussiste
- Saverio Salerno – assolto perchè il fatto non sussiste
- Giovanni Speranza – assolto perchè il fatto non sussiste
- Agostino Orfeo – assolto perchè il fatto non sussiste
I condannati:
- Giuseppe Bagnato – condannato a 15 anni di reclusione
- Cosimo Cannizzaro (detto Spagnoletta) – condannato a 14 anni di reclusione
- Diego Forgione (detto Mario u peones) – condannato a 14 anni di reclusione
- Carmine Napoli (detto Carminazzu) – condannato a 14 anni di reclusione
- Emanuele Crea (classe ’94) – condannato a 13 anni e 5 mesi di reclusione
- Salvatore Alvaro – condannato a 13 anni di reclusione
- Bruno Modafferi – condannato a 13 anni di reclusione
- Giuseppe Napoli (detto Mpizza) – condannato a 13 anni di reclusione
- Antonino Borgia – condannato a 12 anni e 9 mesi di reclusione
- Giuseppe Crea – condannato a 12 anni di reclusione
- Vincenzo Modafferi – condannato a 12 anni di reclusione
- Carmine Quartuccio – condannato a 7 anni e 6 mesi di reclusione e 7.000 euro di multa
- Domenico Alvaro (classe ’81) – condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione e 3.000 euro di multa
- Michele Romeo – condannato a 5 anni di reclusione e 8 mila euro di multa
- Giuseppe Orfeo – condannato a 3 anni di reclusione e 15.000 euro di multa
- Antonio Luppino (detto Ntony malomu) – condannato a 3 anni di reclusione e 6.500 euro di multa
- Antonino Creazzo – condannato a 3 anni di reclusione
- Rocco Iannì – condannato a 2 anni di reclusione e 3.000 euro di multa (pena sospesa e non menzione)
- Rocco Laurendi (detto Rocchellino) – condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione e 4.200 euro di multa (pena sospesa)
- Mauro Fedele – condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione e 6.000 euro di multa (pena sospesa e non menzione)
Contestualmente alla sentenza, il dispositivo ordina l’immediata scarcerazione e liberazione degli assolti ancora detenuti o posti ai domiciliari e il dissequestro dei beni sequestrati a Domenico Creazzo e Giasone Italiano.