Levante e Chiara Ferragni, mamme e donne a confronto: la finta perfezione vince sempre

Meglio una canzone vera e reale come quella di Levante che un monologo da “famiglia Mulino Bianco” come quello della Ferragni, perché a parole siamo bravi tutti. E tutte

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Claudia Lagona, in arte Levante, è una di quelle donne che non ha filtri. E non ce li ha né nelle foto social né tantomeno nella vita reale. Claudia, con il sangue siciliano che le scorre nelle vene, è sempre stata schietta e sincera nelle sue canzoni, nelle interviste, negli interventi pubblici. Fin dagli albori della sua carriera ha deciso di non allinearsi a ciò che il mainstream impone in materia di canzoni e cantanti, e infatti oggi Levante piace o non piace. Non ci sono vie di mezzo. Ed è anche giusto così, d’altronde: gli artisti sanno che ciò che fanno è soggetto ai gusti del pubblico. Ma fa parte del gioco.

Ora che è diventata mamma non poteva esimersi dal raccontare la sua personale esperienza di maternità. Banale? Scontata? Niente affatto. Solo chi è mamma può capire quanto questa esperienza sia totalizzante, quanto influisca sulla vita di una donna, quanto la modifichi, quanto sia devastante. Nel bene o nel male. E Levante ha deciso di portare la sua esperienza, con tanto di depressione post parto, sul palco di Sanremo. Con la sua ‘Vivo’, Claudia Lagona ha avuto il coraggio di cantare il momento più buio che una donna rischia di vivere dopo il parto.

“O sorrido o piango
Non so fare altro
Mi emoziono con poco
Gioco ancora col fuoco
Bacio rime, bacio bene, ti bacio dopo.
Ho sorriso tanto
Dentro a questo pianto
Ho voglia di credere di poter farcela
A costo di cedere parti di me
Ho voglia di cedere a questa speranza…”

Le parole della sua canzone non lasciano spazio a dubbi: la depressione post partum è una lotta interiore per ogni donna che ha la sfortuna di viverla. Ma la maggior parte di queste donne non può e non vuole raccontarlo. Ma dovrebbe. Come ha fatto Claudia. Claudia che ora è offesa, derisa e additata come incline ai piagnistei da parte di chi – i soliti leoni da tastiera – non ha idea di cosa significhi la depressione. Quella che segue ad un parto in particolare.

La gente preferisce applaudire alla lettera, forse anche giusta ma altamente retorica, di Chiara Ferragni, la quale dice cose scontate e le dice come se fossero il verbo. “Sentiti libera”. Ma va? Davvero devo sentirmi libera? Non lo avrei mai detto.

Mi sento libera, eccome. Molte di noi si sentono libere, ma abbiamo anche da sbarcare il lunario, noialtre che non abbiamo guadagni da influencer a sei zeri annui. Dunque la nostra libertà, che sentiamo fin nelle viscere, purtroppo si ferma laddove iniziano i limiti economici di una società che, ancora, non facilita la necessità di una donna di poter progredire nel proprio lavoro anche se ha deciso di avere una famiglia e dei figli.

Sarebbe dunque il caso di piantarla con l’ipocrisia del “sentiti libera“, perché siamo libere e lo sappiamo (quasi) tutte. Ma ci sono scogli insormontabili per molte e questa continua pressione del “tu puoi tutto” non fa altro che far sentire qualcuna inadatta al ruolo. Lavorativo e famigliare. Sarebbe meglio insegnarlo ai figli (maschi) che le donne sono libere come lo sono loro. Solo così potremo cambiare il mondo.

E non per voler confrontare una donna con un’altra, perché ognuna ha il proprio bagaglio di vita e di emozioni da rispettare e non giudicare, ma io preferisco una canzone vera e reale come quella di Levante ad un monologo da “famiglia Mulino Bianco” come quello della Ferragni. Preferisco il racconto del dolore di Levante alla retorica acchiappalike di Chiara Ferragni. Questione di gusti, di simpatie. E anche perché a parole siamo bravi tutti. E tutte.

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