Giorgia Meloni, in una lettera al Corriere della Sera, interviene sulla vicenda relativa alla visita in carcere all’anarchico Alfredo Cospito da parte di quattro deputati del Pd e sulla polemica innescata dalle accuse in Aula mosse da Giovanni Donzelli. Il presidente spiega di “non essere intervenuta finora per non alimentare una polemica controproducente per tutti”. Il tema riguarda alle parole dall’esponente di Fratelli d’Italia sulla visita dei dem all’anarchico in sciopero della fame e la relazione citata da Donzelli che riferisce di colloqui tra Cospito e boss della criminalità organizzata. Le proteste in aula sono diventare man mano più dure dopo che Donzelli ha chiesto al Pd di “spiegare quell’inchino ai mafiosi”.
Nella lettera Meloni chiede “a tutti, a partire da FdI, di riportare i toni al livello di un confronto franco ma rispettoso”. “Tuttavia -chiarisce- non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni che qualcuno ha richiesto. Peraltro, le notizie contenute nella documentazione oggetto del contendere, che il ministero della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media”. Pur riconoscendo “eccessive” le accuse mosse al Pd, il premier puntualizza: “trovo singolare l’indignazione del Pd per un’accusa sicuramente eccessiva, quando però la sinistra in passato ha mosso alla sottoscritta, leader dell’opposizione, le accuse di ‘essere la mandante morale delle morti in mare’ o di guidare un ‘partito eversivo’, per citarne alcune. Senza dimenticare quando esponenti istituzionali gridavano tra gli applausi che avremmo dovuto sputare sangue“. “E quello che colpisce me, ancora più di quella visita, è che dopo aver preso atto, da quello che riporta la stampa sulla vicenda, dei rapporti tra Alfredo Cospito e i boss mafiosi in regime di carcere duro, e ben sapendo quanto alla mafia convenga mettere in discussione il 41bis – aggiunge Meloni – autorevolissimi esponenti del Pd abbiano continuato a chiedere la revoca dell’istituto per Cospito, fingendo di non comprendere le implicazioni che tale scelta avrebbe avuto soprattutto in termini di lotta alla criminalità organizzata”.
Per Meloni “il punto e’ un altro. Mentre maggioranza e opposizione si accapigliano sul caso, attorno a noi il clima si sta pericolosamente e velocemente surriscaldando e non risparmia nessuno, come dimostrano i manifesti comparsi ieri all’università La Sapienza di Roma, che definiscono ‘assassini’ il presidente della Repubblica e i membri di diversi governi, senza distinzione di colore politico”. “E’ chiaro che non ci troviamo davanti a una delle tante polemiche che agitano il mondo politico, ma a una situazione dai contorni decisamente inquietanti che rischia di avere conseguenze gravi. A uno scenario – sottolinea- che richiede prudenza e cautela ma che deve vedere compatto lo Stato, in tutte le sue articolazioni e componenti, a difesa della legalità. E’ un appello che rivolgo a tutti, politici, giornalisti, opinionisti. Perchè non ci si debba domani guardare indietro e scoprire che, non comprendendo la gravità di quello che stava accadendo, abbiamo finito per essere tutti responsabili di un’escalation che può portarci ovunque”. Infine, una polemica del premier: “della vicenda Donzelli-Delmastro mi è stato chiesto ieri, quando durante una conferenza stampa con il cancelliere Scholz a Berlino, e di fronte ai media internazionali, giornalisti italiani mi hanno interrogato su questo, evidentemente meno interessati alla trattativa che stavo conducendo nell’interesse italiano in vista del prossimo consiglio europeo straordinario. Ho preso l’impegno di rispondere e lo faccio ora”, conclude Meloni.