E’ diventata ormai un’abitudine per Reggio Calabria e per l’amministrazione comunale iniziare un’opera di riqualifica, per poi lasciarla incompiuta o, in alcuni casi, peggio di come era prima. Lo chiamano decoro urbano, ma di decoroso non ha niente. Uno di questi è il caso del Parco lineare Sud, un cantiere a cielo aperto, rimasto tra le altre cose, isolato dalla via marina. Considerato il fatto che del “famoso” ponte Calopinace, che doveva collegare la fine dell’ex Tempietto all’inizio del Parco lineare, e che doveva essere pronto prima a fine estate 2022, poi nell’inverno 2023, si sa poco e nulla. Sappiamo di sicuro che i lavori sono fermi all’inizio dell’opera.
Ponte mai pervenuto
Per quanto riguarda il ponte Calopinace, secondo quanto riferito negli ultimi mesi dall’amministrazione comunale, dal sindaco e dai responsabili dei lavori dovremmo esserci “quasi”. Ma di operai a lavoro in quella zona neanche l’ombra, basta affacciarsi per vedere materiale abbandonato all’acqua e al vento. E’ un cantiere fantasma.
Quindi l’unico modo di accedere al Parco Lineare Sud è attraverso i due passaggi a livello dalla stazione Omeca e dal viale Aldo Moro (quindi zona Sud) o, per i più temerari, dal famoso sotto passaggio, muovendosi con estrema cautela tra spazzatura e buio pesto. Certamente è comprensibile la lentezza burocratica e le difficoltà a reperire i materiali, mettiamoci in mezzo anche la guerra e il caro prezzi che ha causato, ma continua a essere una zona della città praticamente inaccessibile a maggior parte dei cittadini. Un vero peccato considerando il valore e la bellezza di quella zona.
Tutti i cantieri a cielo aperto del Parco
E allora una domanda mi sorge spontanea: “com’è finita con tutto il resto del Parco Lineare Sud?” Basta infatti fare una passeggiata fino all’Omeca per rendersi conto che tutto il parco è rimasto abbandonato con decine di “lavori in corso” e zone invalicabili, che hanno causato più degrado e desolazione di prima. Tutti lavori mai conclusi.
I lavori di riqualifica che riqualifica non è
La cosa che fa più rabbia in tutta questa storia tragicomica è vedere i lavori di riqualifica dell’ormai ex Tempietto, iniziati da qualche mese, e chiedersi: quanto dureranno lì? Resterà anche questo un cantiere a cielo aperto? Del resto il perfetto stile “non finito” calabrese è qualcosa che ci contraddistingue, di cui siamo ormai famosi in tutto il mondo. Se ne ha parlato anche il New York Times un motivo ci sarà. Pensavamo di esserci liberati dai loschi affari degli anni Ottanta, dalle brutture architettoniche con i suoi ecomostri lasciati lì senza vita e senza un perchè. E invece no.
E’ veramente questa Reggio?
E se da un lato continuano le false promesse dell’amministrazione, che ormai non dà più neanche date, consapevole della situazione imbarazzante, dall’altra i cittadini sono ormai assuefatti e rassegnati dal modus operandi calabrese e purtroppo nessuno grida allo scandalo, se non qualche gruppo con slogan e proteste toccata e fuga. Ma alla fine, niente di concreto. Quanto ancora dovremo continuare a fare spallucce e dire “questa è Reggio”?