Il calciomercato si è chiuso. Non è più tempo di rimorsi, attese, sogni, rimpianti. Spazio ai giudizi, alle riflessioni, agli approfondimenti. In casa Reggina, per tutta una serie di motivi, non ci si aspettava grandi rivoluzioni. E sotto l’aspetto tecnico e sportivo (evitare di toccare equilibri collaudati e di una squadra che a febbraio lotta per la promozione diretta), e sotto quello puramente economico (dopo il ricorso per l’accordo relativo alla ristrutturazione del debito, si attende risposta definitiva, ma fino a quella data il margine di manovra è ridotto). La società, sia per bocca della proprietà, sia per bocca del ds Taibi – più volte – ha ribadito proprio i concetti di sostenibilità, di bilancio, di equilibri da non rovinare. Certo, poi si sono messi di mezzo alcuni rumors, alcune notizie veritiere, altre mezze vere e mezze no, alcuni sondaggi (che sono appunto sondaggi, e non trattative) e, negli ultimi giorni, delle vere e proprie trattative che non sono andate a buon fine proprio perché le società di appartenenza si sono messe di traverso e la Reggina non ha voluto forzare la mano, evitando di giocare al rialzo. Questo ha forse un po’ illuso i tifosi, che speravano in Tuia, Nicolas Viola e La Mantia. Cosa dire: non c’è alcun dubbio che la società ci abbia provato, soprattutto per questi tre, ma sono finiti i tempi delle spese pazze, almeno in questa fase. Ora c’è oculatezza e, non dimentichiamolo, questa gestione ha permesso, in tempi non troppo remoti, 30 anni di Reggina e 10 di Serie A.
Non centrate le prime scelte, il club si è buttato a capofitto sull’esperto difensore Terranova (già pronto per la categoria, anche se un po’ avanti con l’età) e su due giovani di belle speranze, Bondo e Strelec. Su di loro, come per tutti i giovani – a meno che non si chiamino Haaland o Mbappé – emerge il solito punto interrogativo che solo il campo potrà svelare, come accaduto per esempio per Fabbian o Pierozzi. Quel che è certo è che il club ha risposto alle richieste tattiche di Inzaghi, che anche numericamente aveva bisogno di un difensore e di un attaccante, in primis, e poi di una mezz’ala vista l’occasione presentatasi. Tutto, senza intasare la lista Over, senza rivoluzionare, senza rompere gli equilibri e soprattutto liberandosi di un ingaggio molto pesante come quello di Santander. E’ questa, probabilmente, la mossa più importante di gennaio, al netto di una scelta sì rischiosa in estate, ma che era stata accolta bene e che invece si è rivelata non felicissima (forse l’unica estiva). Ben consapevoli delle difficoltà a muoversi sui cartellini, per i motivi sopracitati, ci auspichiamo che nella prossima sessione – dopo la risposta sulla ristrutturazione e a prescindere dalla categoria – la Reggina possa cominciare a muoversi con operazioni alla Rivas, ovviamente tutt’altro che semplici. Provare a lavorare affinché qualche prestito secco possa trasformarsi in qualcosa di più, o fare in modo che l’attività di scouting porti giovani di belle speranze o di proprietà. Sono loro, in attesa di nuovi prospetti dal settore giovanile, il motore di sopravvivenza di una società di calcio, quelli che fruttano plusvalenze (che non è una parola cattiva, se usata bene) e che sostentano un club dal punto di vista economico. Ma, su questo, Saladini, Cardona e la società sono ben attenti, guardano avanti e lo hanno fatto anche intendere sulle scelte legate a Comunicazione, Settore Giovanile e ora anche stadio. C’è una frase molto importante, e significativa in tal senso, pronunciata ieri proprio da Taibi: “io desidero che questa società duri ancora un secolo”.