Pd, M5S, Terzo Polo: sonora sconfitta e lite Dem e Calenda

Le alleanze variabili del Partito Democratico, alleato con il M5S in Lombardia e con il Terzo Polo nel Lazio, non hanno assolutamente pagato

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La sconfitta alle elezioni regionali ha creato una bufera nel Centro/Sinistra. Le alleanze variabili del Partito Democratico, alleato con il M5S in Lombardia e con il Terzo Polo nel Lazio, non hanno assolutamente pagato. Per Dario Parrini, senatore dem, “la decisione di impedire l’unità del centrosinistra compiuta dal M5S nel Lazio e da Azione-Iv in Lombardia è stata una scelta nefasta che gli elettori hanno duramente punito. D’altro canto i primi risultati sui voti alle liste mostrano che senza un Pd centrale e forte non esiste nessuna possibilità di ripresa dello schieramento progressista. È sciocco pensare di poter far tornare competitivo il centrosinistra a prescindere dal Pd o peggio contro il Pd. M5S e Terzo Polo sono sollecitati a mettere in campo comportamenti meno divisivi e più responsabili. Urge un salto di qualità”.

Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, scrive sui social: “possiamo a questo punto serenamente dire che la scelta del Terzo Polo di sostenere Letizia Moratti è stata una sciocchezza? Col maggioritario a turno secco si è competitivi solo unendo tutto il centrosinistra (sì, pure i 5S). O lo capite o la destra vincerà ogni volta”Immediata la replica di Carlo Calenda: “con te la scorsa volta abbiamo preso meno del 30%”.

Mentre Enrico Letta chiarisce: “il dato che esce dalle urne in Lombardia e Lazio è chiaro. Il centrodestra vince in entrambe le regioni. Tuttavia, in un quadro politico per noi particolarmente complicato e con il vento chiaramente contro, il Pd ottiene un risultato più che significativo, dimostra il suo sforzo coalizionale e respinge la sfida di M5S e Terzo Polo. Il tentativo ripetuto di sostituirci come forza principale dell’opposizione non è riuscito”. “L’Opa contro il Pd ha fatto male a chi l’ha tentata. Ci auguriamo che questo risultato dimostri finalmente a M5S e Terzo Polo che l’opposizione va fatta al governo e non al Pd. Il Pd rimane saldamente seconda forza politica e primo partito dell’opposizione. E questo dato può essere un viatico fondamentale per il lavoro del nuovo gruppo dirigente che uscirà dalle primarie del 26 febbraio”, conclude Letta.

Carlo Calenda fa la sua analisi: “la scelta degli elettori è stata chiara e inequivocabile: vince la destra ovunque. Il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche uniti, neanche nell’ipotetico formato del campo largo. la costruzione di un partito unico del centro riformista, liberale e popolare diventa ancora più urgente”.

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