San Filippo del Mela: l’istituto “Fermi” presenta un progetto sulla legalità, la testimonianza di Pietro Bartolo | INTERVISTE

Pietro Bartolo: "legalità, immigrazione e accoglienza: capisaldi di una società civile"

StrettoWeb

L’Istituto Comprensivo “Enrico Fermi” di San Filippo del Mela, da alcuni anni porta avanti un progetto sulla Legalità; quest’anno una presenza significativa, Pietro Bartolo europarlamentare di Democrazia Solidale, meglio conosciuto come il “medico di Lampedusa”, il quale ha affrontato il tema della legalità collegato al fenomeno della migrazione. Non è facile parlare di migrazione, di accoglienza ad un uditorio di ragazzi che, certe situazioni, forse le hanno sentite, per la prima volta, raccontate dagli inseganti.  Pietro Bartolo, con il sorriso stampato sul viso, ha ipnotizzato gli studenti della Generazione Z, con la sua testimonianza fatta di storie vere, a volte emotivamente potenti, senza mai cadere nell’ovvietà, proprio per far vivere il dramma di coloro che, lasciando la terra natia, hanno sperato in un futuro più sereno. E dove se non nell’Europa delle nazioni opulenti ed economicamente avanzate. La dirigente scolastica Vera Calderone ha voluto questo momento di riflessione, in modo da rendere i ragazzi più partecipi dei problemi e delle difficoltà che, popoli meno fortunati del nostro, vivono a causa di guerre, disastri ambientali, povertà, persecuzioni. La dirigente Calderone ha parlato del “progetto legalità” che, “grazie al corpo docente, è stato affrontato dai ragazzi della scuola secondaria di primo grado in maniera plurale. Si è cercato di portare a conoscenza di studenti che abitano in uno Stato democratico, problemi e difficoltà che sono costretti a subire loro coetanei, che vivono in Stati dove vige guerra e miseria”. Proseguendo, la Preside Calderone ha insistito sul fatto che “i docenti hanno cercato di trasmettere ai ragazzi, il significato di migrazione e accoglienza. Nonostante i giovani di oggi sono i nativi digitali, stanno dimostrando una sensibilità sicuramente anche superiore a quella degli adulti; davanti ai problemi si muovono con una grande umanità. Va bene la digitalizzazione, ma questa esperienza servirà per meglio creare la loro personalità”.

Condividendo le riflessioni della dirigente scolastica, “accogliere” è il messaggio che dovremmo trasmettere ai ragazzi perché, ogni persona ha qualcosa di speciale e di particolare da donare. I migranti che arrivano nella nostra terra sono un arricchimento, aiutano a far capire che non è tutto scontato; se si condivide anche solo il superfluo che, giornalmente finisce in discarica, molte persone riuscirebbero a vivere un’esistenza migliore, più dignitosa. Anche l’amministrazione comunale di San Filippo del Mela ha condiviso questo progetto. Il sindaco Gianni Pino dichiara che “il comune e la sua cittadinanza, si sono adoperati perché l’accoglienza, non sia una parola che si dissolve al vento ma, sia concreta partecipazione affinché, un fratello che ha bisogno di aiuto, possa trovare una mano tesa, pronta ad offrire aiuto disinteressato”. Il Sindaco Pino a chi pensa che l’accoglienza sia diversa in base al colore della pelle, è dell’avviso invece “che non sia così perché, occorre guardare alle situazioni ed alla storicità del momento. Penso alla guerra in Ucraina che ha costretto migliaia di profughi a scappare e giungere in Italia; l’accoglienza è stata molto sentita anche perché, quella ucraina è la comunità più numerosa in Italia. Coloro che arrivano con i barconi, hanno alle spalle una situazione particolare, costretti a scappare da guerre e povertà e, soprattutto, per mancanza di libertà. Per loro è più difficile il processo di integrazione- conclude Pino- proprio per questo motivo, occorre solo aprire le porte e, abituarsi a convivere con popoli che hanno usi e costumi diversi dai nostri”. Significativa anche la testimonianza di Dibba Foday migrante giunto a Lampedusa in un barcone con altri cinquecento suoi connazionali. In Sicilia, dopo un periodo in un centro di accoglienza, è riuscito ad integrarsi, a frequentare la scuola, imparare l’italiano, prendere la licenza media e, attualmente, sta lavorando, anche se in modo precario, con la Comunità “Terra di Mezzo”. Analoga esperienza è stata fatta da Hammouda Sabri, anch’egli impegnato con la Comunità “Terra di Mezzo”. Chiara Zaccone invece, ha fatto il percorso inverso; cooperante in Africa, project manager di educazione e protezione di minori vulnerabili nella Repubblica del centro Africa. Interessante e, soprattutto apprezzabile, il lavoro svolto dalla Guardia di Finanza che, insieme alla Guardia Costiera, opera per evitare che barconi fatiscenti, possano seminare ancora morti nel Mediterraneo. Il Tenente Simone Nunzio Ruggeri Comandante della Guardia di Finanza di Milazzo, ha spiegato quali sono i compiti e le responsabilità delle forze di Polizia che operano in quella fascia di mare.

Anche Mons. Cesare Di Pietro, vescovo ausiliare di Messina, plaude a questa iniziativa che, “attraverso il concetto di legalità, ha voluto sensibilizzare ed educare su due aspetti fondamentali per ogni società civile che sono: pace ed accoglienza”. Mons. Di Pietro dice ai ragazzi che, “oltre a difendere la propria identità di cittadini italiani, debbono sentirsi anche parte di una grande famiglia che abbraccia tutta l’umanità, perché siamo fratelli tutti, senza bandiere, senza distinzioni di colore della pelle, di religione, di razza, di sesso, di ceti sociali; tutti apparteniamo ad una grande fraternità, fratelli in umanità”. Per questo motivo, il vescovo Di Pietro “invita a non costruire muri ma ponti di amicizia e fraternità e promuovere l’accoglienza e la crescita integrale di ogni uomo”. Tutta la giornata ruota attorno all’isola di Lampedusa. Lampedusa, isola dell’accoglienza, frontiera delle migrazioni via mare, porta d’Europa per tanti disperati che scappando da guerra e povertà, sperano in un futuro più dignitoso. Un’Europa spesso distratta che preferisce le parole ai fatti; la ricollocazione dei migranti ne è un esempio lampante. Lampedusa, testimone di tanti naufragi, bambini scivolati in mare dalle braccia di mamme che, sfinite e sfiancate dalla fame e dai troppi giorni di traversata, non riuscivano più a reggere neanche una piuma. Donne in stato di gravidanza, perché spessissimo violentate nelle carceri libanesi da appartenenti alle forze di difesa ma, di fatto terroristi senza alcun scrupolo ed umanità. Questa è Lampedusa, terra testimone di tanti avvenimenti positivi ma anche di tante orrori; i suoi cittadini, eroi dell’accoglienza, non hanno pensato un secondo ad aprire le loro case per accogliere il volto della disperazione stampato sul viso di tanti migranti. In quest’isola Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa, ha profuso non il suo lavoro ma la sua missione, insita nella coscienza di chi sceglie la professione medica come una vocazione. Pietro Bartolo che da medico di una terra di prossimità, ha curato ma, soprattutto, visto nascere tanti piccoli migranti che speravano nello “ius soli” ed invece, si sono ritrovati a vivere per strada senza la possibilità di avere la nazionalità dalla terra dove sono nati, hanno studiato, hanno costruito sogni e speranze per poi vedere mortificato un diritto soprattutto morale. Forse questo è il vero senso del sostantivo “legalità”. Pietro Bartolo parla della sua trentennale esperienza di medico, dal 1991 fino al 2019, quando ha deciso di candidarsi per far conoscere, sotto un’ottica diversa, che cos’è Lampedusa che ha definito: “sia il primo che l’ultimo lembo d’Europa, a seconda di quale ottica si vuole guardare. Lampedusa ha sempre accolto tutti, dice Bartolo, non si mai tirata indietro e, con grande cuore ha sempre cercato di aiutare”. Anche nei momenti più difficili, l’onorevole Bartolo ricorda quello che “è accaduto nel 2011, primavera araba quando, in due giorni sono arrivati quasi ottomila persone. Un’isola che ha cinque mila abitanti, si è trovata invasa da un flusso di persone inimmaginabile eppure, è riuscita ad accogliere senza lasciare nessuno fuori”.

Bartolo plaude “alla grandissima collaborazione tra le forze dell’ordine, la popolazione locale ed i migranti grazie alla quale, non è successo nulla. I migranti, che erano venuti a Lampedusa per cercare un po’ d’aiuto, scappavano dal nord africa ma, scappavano pure dal centro africa per venire in Europa e trovare un po’ di serenità, cosa che purtroppo spesso non accade, dice Bartolo perché, in quanto ad accoglienza l’Italia è straordinaria ma per integrazione ci sono ancora tantissime lacune”. Ai profughi ucraini che scappano dalla guerra, afferma l’onorevole Bartolo, “giustamente l’Europa ha risposto con una voce sola, ed è questa l’Europa che tutti vogliamo, quella che ha implementato la direttiva 55 (…stabilisce un dispositivo per affrontare afflussi massicci nell’Unione europea di stranieri che non possono rientrare nei loro paesi, soprattutto a causa di guerre, violenze o violazione dei diritti umani. Introduce una protezione immediata e temporanea per gli sfollati. Promuove un equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri dell’Unione che ricevono gli sfollati. Tuttavia, non impone la distribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo negli Stati membri…) che dà lo status di rifugiato, tout court, alle persone che scappano proprio dalla guerra. Il parlamento europeo ha votato all’unanimità questa direttiva pertanto, sono stati accolti senza colpo ferire, hanno avuto la possibilità di avere un lavoro, una casa, l’assistenza sanitaria, tutto quello che era necessario”.

E parliamo- prosegue Bartolo- di 5 milioni di persone nel giro di un paio di mesi. Per quanto riguarda invece gli altri profughi, per esempio quelli che vengono dalla Siria, dall’Afghanistan, dall’Africa a questi, afferma Bartolo, vengono messi tantissimi paletti: questa è discriminazione!”. Concludendo, l’eurodeputato dichiara che “il Regolamento di Dublino è risultato essere fallimentare perché costringe a seguire una infinità di pastoie burocratiche e, alla fine, neanche riconosce lo status di rifugiato. Il mondo della scuola deve dare gli strumenti della conoscenza in modo che poi, i giovani possano ragionare con la loro testa”. Certo Bartolo trasferisce ai ragazzi la sua esperienza personale, altri potrebbero pensarla in maniera diametralmente opposta; una cosa è certa: l’Europa dev’essere la stessa in tutte le situazioni. Profughi, migranti, disperati che arrivano in terra d’Europa meritano rispetto in maniera uguale, offendere la dignità di tanti disperati contrasta con l’idea che i “Padri Fondatori” hanno avuto di una Europa madre e non matrigna.

San Filippo del Mela, Vera Calderone spiega il progetto sulla legalità | VIDEO

San Filippo del Mela, il sindaco: “la nostra città ha dato accoglienza a tutti” | VIDEO

San Filippo del Mela, Bartolo: “vi racconto la mia esperienza a Lampedusa” | VIDEO

Condividi