Strage di migranti: l’urlo di dolore dalla camera ardente del Palamilone di Crotone

Alla camera ardente per i migranti allestita a Crotone sono giunti i parenti delle vittime che li aspettavano in Germania e Austria, dove erano diretti

  • È stata è rinviata a domani mattina l'apertura della camera ardente nel Palamilone, il palazzetto dello sport di Crotone dove sono state collocate le bare delle vittime del naufragio di domenica mattina, 28 febbraio 2023. ANSA/Giuseppe Pipita
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KR46M0“. E’ questo la sigla impressa sulla più piccola delle 65 bare che si trovano nella camera ardente allestita al Palamilone di Crotone. In quelle fredde bare riposano i naufraghi morti domenica sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Nella bara con la sigla KR46M0 c’è la vittima numero 46, ovvero un bambino di pochi mesi. Lo zero indica che non aveva neppure un anno. Su 23 di quelle bare c’è una targa con il nome. Tanti ancora sono senza identità. Sulla piccola bara bianca c’è un’automobilina della polizia a testimoniare anche il sentimento di dolore delle forze dell’ordine per quanto accaduto.

I poliziotti della scientifica e dell’immigrazione della Questura di Crotone che stanno identificando, uno per uno quei morti: neonati, alle ragazze, agli adulti. Nei loro occhi si leggono le forti emozioni provate, condivise con parenti, amici. Con i sopravvissuti che arrivano a piccoli gruppi dal Cara. Su ogni bara un’impresa locale ha fatto mettere un mazzo di fiori a conferma della condivisione della tragedia da parte della comunità locale. Oggi in tanti avrebbero voluto entrare a dare un saluto ai fratelli stranieri, ma vicini nella tragedia. L’apertura della camera ardente però è stata spostata a domani dalla Prefettura in considerazione del prolungarsi delle attività medico legali.

I parenti delle vittime, donne e uomini arrivati da Austria e Germania dove gli immigrati erano diretti, sono giunti in Calabria per piangere  i loro morti, urlando il loro dolore. Per loro è stato attivato un supporto psicologico. La comunità marocchina della provincia è stata autorizzata ad entrare per una preghiera. “La nostra preghiera – ha spiegato Tarik Chaouki, della moschea di Cirò Marina – è un aiuto per questi fratelli morti per farli arrivare in Paradiso. Non hanno qui le loro famiglie e noi abbiamo pregato per loro. E’ un grande dolore per noi musulmani e per tutta la comunità crotonese e italiana“.

Il messaggio di uno dei migranti al nipote: “tutto bene tra poco arriviamo”

Mio zio che era sulla barca mi ha mandato un messaggio alle 3.50 dicendomi ‘stiamo tutti bene tra un’ora arriviamo. Il peggio è passato. Ora aspettiamo la polizia’. Il capitano gli ha detto ‘vi porto in sicurezza’ ma poi hanno trovato la secca e la barca si è distrutta. E’ dopo non l’ho più sentito“. E’ il racconto di Alladin Mohibzada, di 25 anni, afgano, arrivato davanti ai cancelli del Palamilone dalla Germania, dopo un viaggio di 25 ore, per riconoscere i parenti deceduti nel naufragio di domenica. Nel disastro ha perso la zia e tre cugini di 12, 8 e 5 anni. Lo zio invece, con un altro figlio di 14 anni è tra i superstiti.

Laura Boldrini: “é straziante”

E’ una cosa straziante. Ci sono persone afghane che hanno viaggiato per un anno e poi ci sono quelli che stavano in Germania e che aspettavano i parenti che non sono arrivati“. Lo ha detto Laura Boldrini all’uscita dal Palamilone di Crotone.

Per Boldrini, “bisogna fare di più, gli Stati devono attrezzarsi perché questo territorio non può rimanere senza motovedette adeguate di ogni tipo, perché se è aumentato il numero di chi arriva va strutturato anche tutto il sistema di aiuti. Se non si interviene in mare ci saranno sempre morti. L’unica cosa di senso da fare è una missione europea di salvataggio. Tu non puoi impedire alle persone di partire: sono slogan vuoti, senza costrutto, fatti per fare propaganda. Non possiamo sigillare i paesi, l’Afghanistan, l’Iran, il Pakistan, la Siria, è impensabile fare questo. L’unica cosa di senso – ha concluso Boldrini – è fare missioni congiunte con gli stati dell’Unione Europea per pattugliare il mare e poi fare il soccorso, il salvataggio quando è necessario“.

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