Tutti zitti! Guerra, mafia, caro vita: non pensate più a nulla, comincia Sanremo

Tra cinque giorni ricominciamo tutti a fare i bravi criminologi, virologi, economisti, politologi, ma da stasera per cinque giorni non ce n'è per nessuno, perché Sanremo è Sanremo

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Finalmente ci siamo. Il grande giorno è arrivato: Sanremo sta per cominciare. Sui social soprattutto, ma anche nei bar, in fila in Posta, a casa, prendendo un caffè in ufficio, la smetteremo di parlare di guerra, di mafia, di latitanti, di 41 bis (ma che ce ne frega a noi gente innocente del 41 bis!) e di bollette da pagare. Inizieremo a diventare tutti intenditori di musica, di gossip e di look da serata di gala.

Era ora, oserei dire. Perché, diciamoci la verità, questa cosa che tutti debbano avere un’opinione su tutto può anche andare bene, ma che abbiano anche il diritto di renderla pubblica è davvero una faccenda deleteria. A me di cosa pensa su Zelensky una persona che non ne sa nulla di politica, di guerra, di armi, di dinamiche internazionali, sinceramente mi importa ben poco. E il fatto che dobbiamo per forza sorbirci la lezioncina, social o non social, da chi è incompetente in materia, è paragonabile ad una tortura psicologica di non poco conto.

Ma non solo. Non badate a coloro che vi dicono: “Sanremo, come tutti i programmi televisivi, è un’arma di distrazione di massa. Vi vogliono costringere a non pensare ai reali problemi del paese”. E anche se fosse? Non è forse meglio così? E’ sempre stato così fin dalla notte dei tempi. Chiedeti agli antichi romani, loro erano esperti nel distrarre il popolo con manifestazioni ed eventi ludici. Oggi siamo nell’era dell’informazione in tempo reale, dunque tutti possono sapere tutto di tutti, se vogliono, ma ciò non significa che debbano anche esprimere un’opinione in merito.

Su Sanremo invece sì. Di Sanremo abbiamo tutti diritto di parlare, perché è il festival della canzone italiana e in quanto tale il parere dell’opinione pubblica è fondamentale. “Giovanna aveva un bel vestito”, “E invece per me è antipatica”; “La Ferragni non è adatta a Sanremo”; “Amadeus è noioso”, “A me invece piace”. Ecco, è questo ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento. Anche perché, diciamoci la verità, non siamo un po’ stanchi di pesantezza, di argomenti complessi, di faccende difficili da capire e da valutare? Torniamo a rilassarci con le bazzecole, su!

Oh, ma mi raccomando: tra cinque giorni ricominciamo tutti a fare i bravi criminologi, virologi, economisti, politologi. Ci diamo appuntamento al 12 febbraio per tornare a fare i complottisti che sanno tutto, anche ciò che il resto del mondo non sa. Ma fino all’11 febbraio non ce n’è per nessuno, perché Sanremo è Sanremo.

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