Lockdown files: “il Ministero della Salute non traduceva bene i testi in inglese dell’Oms”

Secondo la procura di Bergamo avevano ragione i negazionisti e i complottisti: il Cts non era guidato dalla scienza ma dalla politica. La verità nei 'Lockdown files'

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Ora che si sta indagando sulla gestione della pandemia di Covid-19 da parte del Ministero della Salute guidato dall’ex ministro Roberto Speranza emergono particolari quasi inquietanti. O meglio: inquietanti per alcuni, perché altri che fino ad un anno fa venivano etichettati come complottisti lo hanno detto e ridetto più volte, fin dall’inizio. Tra le carte dell’inchiesta della Procura di Bergamo, diffuse in questi giorni tramite un’informativa della Guardia di Finanza che ha svolto le indagini, i cosiddetti “Lockdown files”, sono emersi tutti i madornali (e letali) errori del governo Conte.

Dall’informativa dei finanziari di evince come “la direzione prevenzione del ministero della Salute non disponeva di personale in grado di tradurre correttamente dall’inglese all’italiano“. Non solo. I documenti “da tradurre venivano inviati” ad una società a Cagliari. Si tratta di un circostanza che “potrebbe spiegare il perché alcuni provvedimenti ministeriali sono stati adottati diversi giorni dopo la pubblicazione degli alert da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità“. Era febbraio 2020 e agli italiani bastava andare su twitter per leggere gli avvisi dell’Oms in inglese. I cittadini erano così più aggiornati sulla situazione rispetto a quanto non lo fossero governo e ministero. Dopo il 20 febbraio, ovvero il giorno in cui si è scoperto il paziente 1 di Codogno, “è iniziato un frenetico e caotico tentativo di organizzare il sistema di risposta“, si legge nell’informativa. Prima di quella data, “poco o nulla è stato fatto, ad ogni livello, anche in ragione della frammentazione delle responsabilità e della poca chiarezza della linea di comando“.

“Abbraccia un cinese”

Sembra assurdo (o forse no) ricordare ora che prima di quella data gli esperti governativi, tra cui l’onnipresente Roberto Burioni, andavano in televisione a dire che non bisognava preoccuparsi del virus. Non solo. Il leader del Partito Democratico e governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, partecipava agli “aperitivi contro la paura”, in gruppi di decine di persone. Il suo partito organizzava campagne come “abbraccia un cinese” per “contrastare l’odio razziale contro i cinesi alimentato della destra di Salvini e Meloni“. L’opposizione, ovvero l’attuale governo, intanto chiedeva interventi stringenti sugli arrivi dalla Cina.

Il Cts era un organo politico e non scientifico

Nell’informativa della Guardia di Finanza si legge anche che il Comitato tecnico scientifico era nato “come ausilio e supporto tecnico scientifico per il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, anche se poi è diventato non solo un organo consultivo del potere politico“. L’ex ministro Roberto Speranza più volte “ha concordato con Silvio Brusaferro (direttore dell’Iss e componente del Cts, ndr) quale sarebbe poi stata l’indicazione del comitato sui vari quesiti che gli venivano posti“. Inoltre, “come si evince dai verbali, alle riunioni del Cts vi ha partecipato lo stesso ministro, il vice ministro Pierpaolo Sileri, la sottosegretaria Sandra Zampa e, in alcuni casi, il presidente Giuseppe Conte, circostanze, queste, che, unitamente al fatto che lo stesso Cts era composto da diversi dirigenti ministeriali, potrebbero aver inciso sulla piena autonomia di questo organo“.

Il Cts, dunque, non era un organo scientifico ma politico: i politici guidavano le scelte e le decisioni dei tecnici. Altro che scienza! A ragion veduta e col senno di poi si può dunque sostenere che l’indagine della procura di Bergamo sta sempre più evidenziando che avevano ragione coloro che sono stati tacciati di nezionismo e complottismo.

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