Cospito: condanna a morte o suicidio?

"Alfredo Cospito è stato condannato a morte", gridano alcuni: ma non è forse più un suicidio che una condanna a morte?

StrettoWeb

E’ notizia di oggi che Alfredo Cospito resterà al 41 bis. I giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano e di quello di Sassari, ai quali era stata fatta  richiesta di domiciliari per motivi di salute per l’anarchico, hanno deciso che il 55enne è lucido, perfettamente in grado di intendere e di volere. E, soprattutto, le sue attuali condizioni di salute dipendono dalle sue stesse scelte, ovvero quelle di non mangiare e di condurre uno sciopero della fame che prosegue da mesi.

La condotta dell’anarchico, dunque, per i giudici sarebbe puramente strumentale. Ma non solo. “Le condizioni di salute” di Alfredo Cospito “sono al momento compatibili con la detenzione in struttura detentiva nella quale si possano garantire i necessari controlli clinici, laboratoristici e strumentali, come fino ad ora avvenuto“. E’ quanto scrive il medico consulente della Procura generale di Torino. La relazione è agli atti del tribunale di Sorveglianza di Sassari che ha rigettato la richiesta di differimento pena ai domiciliari.

Per il medico incaricato dal Procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, di monitorare la salute del detenuto, quest’ultimo può rimanere nel “reparto di Medicina Protetta dell’ospedale San Paolo dove è attualmente allocato” e “sottoposto a monitoraggio elettrocardiografico continuo al fine di cogliere precocemente al comparsa di turbe del ritmo cardiaco“.

Cospito prosegue con lo sciopero della fame

Per tutta risposta Cospito proseguirà nel suo sciopero della fame. L’anarchico ha deciso di portare avanti la sua battaglia strumentale, nonostante gli siano stati indicati i gravi rischi a cui va incontro. In particolare, secondo i giudici di Sassari Cospito “intende portare avanti la protesta nonostante sia perfettamente a conoscenza che il suo protrarsi contribuierebbe ad aggravare i danni fisici già presenti (con particolare riferimento alla neuropatia), fino a condurlo alla morte“.

Alfredo Cospito “è continuamente informato dai sanitari degli elevati rischi per la propria salute” a quali “si espone nel proseguire l’attuale regime dietetico; inoltre quotidianamente e reiteratamente i sanitari gli propongono un protocollo di rialimentazione dopo il digiuno prolungato che però egli, altrettanto reiteratamente, rifiuta coscientemente“. E’ uno dei passaggi del provvedimento con cui il tribunale di Sorveglianza di Milano ha respinto la richiesta di differimento della pena avanzata dal difensore dell’anarchico, l’avvocato Flavio Rossi Albertini.

Avvocato di Cospito: esito scontato, ora iter internazionale

L’esito era scontato, non confidavamo in alcun modo in questa iniziativa, rappresentava un passaggio obbligato per adire, anche sotto questo profilo, le giurisdizioni internazionali. Il caso Cospito è paradigmatico sotto molti profili dello stato di civiltà giuridica del nostro paese, chissà cosa ne direbbe Voltaire se fosse ancora vivo”. Così l’avvocato Flavio Rossi Albertini commenta le decisioni dei tribunali di Sorveglianza di Milano e Sassari che hanno respinto le istanze di differimento della pena per l’anarchico in sciopero della fame da oltre cinque mesi per protestare contro il 41 bis.

“Alfredo Cospito è stato condannato a morte”

E’ finita! Alfredo Cospito è stato condannato a morte. I giudici di sorveglianza di Milano hanno respinto l’istanza dei legali e Alfredo resterà al 41 bis: hanno rifiutato non solo i domiciliari, ma anche la collocazione permanente in ospedale, quindi in pratica dovrà a breve tornare in cella“. Così Giuliano Castellino, leader di ‘Italia Libera’ ed ex capo romano di Forza Nuova.

Ma sarà davvero una condanna a morte o sarebbe meglio definirlo suicidio? D’altronde, come dicono i giudici, Cospito sta scegliendo per se stesso in piena coscienza. A fare i ‘capricci’ perché non vuole stare al 41 bis è una sua scelta. Sebbene sia ben consapevole che lo porterà alla morte. Se lo Stato si piegasse di fronte a questo, farebbero così tutti coloro che sono detenuti secondo lo stesso regime carcerario.

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