La gentilezza, il niqab e le buone vecchie abitudini

Grazie ad una borsa lasciata aperta e ad un atto di gentilezza inaspettata, oggi su un autobus di Reggio Calabria ho riscoperto la gente per bene. E i pregiudizi

StrettoWeb

Sono una distratta cronica e tra lavoro, casa, figli, impegni extra lavorativi, vado sempre di corsa. Talmente tanto di corsa che la mia borsa, per il 90% delle volte, resta aperta. Me ne accorgo di solito quando devo aprirla per prendere qualcosa, o quando è troppo tardi e sono già a casa. Insomma, si può dire che, nonostante questa grave dimenticanza, mi sia sempre andata bene, perché nessuno mi ha mai rubato nulla. Oggi però, grazie alla mia borsa ho vissuto un momento ormai più unico che raro: una gentilezza e una premura non richieste.

Ero su un mezzo pubblico, nel pieno del traffico confuso e rumoroso di una delle strade della zona Nord di Reggio Calabria. Tornavo a casa dopo il lavoro e, come al solito, avevo il telefono in mano. Mi sono accorta solo dopo che, salendo sull’autobus, non mi ero nemmeno guardata intorno. Era strapieno, come mi accorsi in seguito.

Mentre ero intenta a guardare lo schermo del mio telefono ho sentito una voce ovattata provenire da dietro di me: “Signora…signora!”. Mi giro, stavano chiamando me. Una donna presumibilmente maghrebina con indosso un niqab mi chiamava. “Guardi che ha la borsa aperta”. Come al solito non avevo chiuso la mia borsa a zainetto. “Ah, grazie!”, rispondo. Ma intanto lei avanza leggermente verso di me e mi dice: “Aspetti, gliela chiudo io perché ha tante borse ed è scomodo”. La richiude e la ringrazio nuovamente per la sua gentilezza.

Dopo due fermate la signora scende. Io intanto mi ritrovo di nuovo assorta, ma questa volta però non dal telefono, bensì dai miei pensieri: era stato davvero un atto di gentilezza normale ma ormai raro, quello della signora della quale avevo visto solo gli occhi. L’autobus era strapieno e lei non era nemmeno vicinissima a me. Molti altri al posto suo si sarebbero semplicemente voltati dall’altra parte, ignorando la mia borsa aperta. Qualcun altro, invece, avrebbe potuto approfittarne per far sparire il mio portafogli giallo, ampio e ben in vista.

Mentre pensavo a tutto questo una signora, questa volta italianissima, mi guarda e sentenzia: “Io non mi sarei fidata a far mettere le mani sulla mia borsa da una così! Controlli che non le abbia rubato nulla”. Le ho sorriso e non ho controllato. Gli occhi chiari sulla pelle scura della signora col niqab li avevo guardati bene: erano gentili come il suo gesto.

Quando dopo un paio d’ore ho preso il portafogli per pagare la spesa, dentro la mia borsa non mancava nulla. Nemmeno una caramella. Ma io non avevo dubbi. Lo vorrei dire alla signora italianissima e diffidente, ma tanto non servirebbe a nulla: i pregiudizi sono la forma di ignoranza più diffusa. E forse sono i gesti gentili e gratuiti l’unico modo per sradicarli, un pezzo alla volta.

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