Giorgia Meloni, la CGIL e il Ponte sullo Stretto di Messina

I benefici del Ponte sullo Stretto e l'ottusità del nopontismo, come i fanatici della CGIL che hanno contestato Giorgia Meloni dopo averla invitata al loro congresso

StrettoWeb

Avete presente l’amico che vi invita alla sua festa e poi si incazza se ci andate davvero? Ecco, è quello che ieri è successo al premier Giorgia Meloni che ha accettato l’invito e si è presentata al congresso nazionale della CGIL. Quella di Meloni è stata la prima volta di un Presidente del Consiglio al congresso CGIL dopo 27 anni: prima di lei i vari Conte, Gentiloni, Renzi, Letta, Monti, Prodi, D’Alema, mai avevano trovato cinque minuti per incontrare il più antico sindacato dei lavoratori italiani, storico simbolo di identità della sinistra. Al suo arrivo, l’hanno fischiata e contestata intonando ‘Bella Ciao’ con il pugno alzato al cielo, e indossando le magliette “Meloni pensati sgradita in CGIL“, scimmiottando lo slogan della multi miliardaria influencer Chiara Ferragni, nuovo guru di una sinistra sempre più radical chic e sempre meno popolare.

La reazione del premier è stata esemplare: li ha guardati in silenzio compatendoli, poi ha iniziato a parlare sottolineando come “i fischi non mi spaventano, li ricevo da quando ho 16 anni perché esprimo le mie idee“, e ha ribadito i propri principi liberali anche su quel palco contestando le soluzioni assistenziali di “salario minimo e reddito di cittadinanza” e ribadendo che l’unica ricetta a tutela del lavoro e dei lavoratori è “il taglio delle tasse. Ha poi condannato l’assalto alla CGIL compiuto dagli estremisti di Forza Nuova, rivendicando che lei è stata l’unica nel panorama politico a difendere i lavoratori mentre subivano la vessazione del Green Pass obbligatorio che proprio i sindacati accettavano. E per questo i lavoratori oggi votano Fratelli d’Italia, tanto che alla fine persino la platea della CGIL inizialmente scettica, la ha applaudita.

Poche ore prima della visita alla CGIL, il governo guidato da Giorgia Meloni approvava in Consiglio dei Ministri il decreto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Un altro provvedimento che smentisce stereotipi e luoghi comuni, perché a battersi per il Ponte più di ogni altro c’è il ministro Matteo Salvini, leader della Lega considerato nemico del Sud e invece adesso protagonista del più grande investimento pubblico della storia del meridione. Il Ponte sullo Stretto è strettamente legato al lavoro, perché la sua realizzazione determinerà talmente tanti nuovi posti da abbattere la disoccupazione delle Regioni del Sud, oltre alle straordinarie ricadute sociali, economiche, culturali, turistiche. Eppure anche sul Ponte sullo Stretto c’è chi nelle ultime ore ha ricominciato a blaterare.

Purtroppo decenni di ideologica propaganda no-ponte hanno instillato in una parte della popolazione, quella più fragile e superficiale, tutta una serie di convinzioni dettate bufale e fake-news che si sono eccessivamente radicate. E’ molto diffusa, infatti, l’opinione che il Ponte sullo Stretto possa “rovinare l’ambiente, infastidire gli uccelli migratori e i delfini“, ma ovviamente è tutto falso, non rovinerebbe nulla così come alcun Ponte del mondo ha mai rovinato nulla tanto che tutti ammiriamo meravigliati le grandi opere realizzate negli altri Paesi.

ponte biodiversità

Ma dal punto di vista ambientale c’è di più: il Ponte sullo Stretto è la grande opera più ecologica della storia. Gli ambientalisti dovrebbero essere in prima fila a sostenerne la realizzazione, e infatti lo sono come ampiamente espresso e ribadito in più occasioni dall’associazione Fare Ambiente, storico movimento ecologista internazionale. A compromettere l’ambiente dello Stretto, infatti, è proprio l’assenza del Ponte che determina un altissimo tasso di inquinamento che fa di Villa San Giovanni e del centro di Messina le aree con il più alto tasso di tumori dovuti allo smog, mentre le navi rilasciano sostanze nocive sia nell’atmosfera che nel mare.

ponte-sullo-stretto-opera-green

La realizzazione del Ponte sullo Stretto consentirebbe di ridurre enormemente le emissioni di gas inquinanti grazie alla sostituzione del traffico che attualmente avviene a bordo delle navi traghetto con il transito, appunto, sul Ponte tramite i treni ad alta velocità e il gommato. In base ad uno studio scientifico realizzato dagli ingegneri Giovanni Mollica e Nino Musca per il Rotary Distretto 2110 Sicilia e Malta, con il Ponte la media annua delle emissioni di anidride carbonica diminuirebbe del 94%, quelle di monossido di carbonio del 72%, quelle degli ossidi di azoto del 96%, quelle del materiale particolato dell’83%, quelle degli ossidi di zolfo del 99,9%, quelle degli idrocarburi totali dell’80%. In base ai calcoli dello studio, con il Ponte sullo Stretto ci sarebbero meno emissioni di CO2 per 140 mila tonnellate l’anno.

traffico traghetti villa san giovanni

Tante altre bufale e fake news sul Ponte sono diffuse rispetto al pedaggio, agli svincoli, al transito delle navi, alla resistenza a venti e terremoti che ne determinerebbe la chiusura, quando in realtà il Ponte da progetto definitivo approvato nel 2011 dopo decenni di studi di fattibilità (ampiamente superati) e pareri ambientali (ampiamente ottenuti), prevede che il Ponte rimanga operativo e aperto al transito 24 ore su 24 365 giorni l’anno, a differenza delle navi traghetto che invece si fermano spesso e volentieri a causa delle condizioni meteo avverse e in modo particolare per il forte vento di scirocco. Che invece possa resistere ai terremoti, recentemente lo hanno confermato anche le massime autorità scientifiche del Paese. Eloquenti Le parole di Carlo Doglioni, presidente INGV, e  quelle di Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento della Protezione Civile, che proprio a Reggio Calabria hanno confermato quella che è una banalità tecnica (altrimenti come starebbero in piedi grandi ponti sospesi in Turchia, Giappone o California?) ma che molto spesso viene utilizzata in modo ideologico e strumentale dagli oppositori del Ponte sullo Stretto di Messina.

Tante le fandonie che si rincorrono negli ultimi giorni contro il Ponte sullo Stretto. Davide Faraone, siciliano di Palermo e renziano fedelissimo, da anni si esprimeva favorevolmente rispetto alla realizzazione del Ponte in linea con la posizione del suo nuovo partito (il Terzo Polo di Calenda), eppure dopo l’approvazione del decreto in consiglio dei Ministri ha avuto il coraggio di dire che “il progetto di Salvini non mi convince“. Eppure non c’è nessun progetto di Salvini, né per fare il Ponte abbiamo bisogno che ne sia convinto Faraone. Salvini ha semplicemente fatto ciò che era normale: riprendere il progetto definitivo approvato nel 2011, l’unico possibile per realizzare il collegamento stabile dello Stretto, e rilanciare la Società Stretto di Messina S.p.A. per aggiornarlo e passare alla fase esecutiva, recuperando così 11 anni perduti dopo lo stop imposto da Mario Monti e dai successivi governi di sinistra che non hanno mai ritenuto corretto investire nella grande opera del Sud. Non c’è, quindi, alcun progetto di Salvini. L’unico problema, semmai, è la palese disonestà intellettuale di personaggi improbabili come Davide Faraone che cerca di buttarla in politica e aizzare un “no” contrario non al Ponte ma a Salvini, compromettendo così la realizzazione di un’opera fondamentale di cui fino a ieri si era detto favorevole.

Un altro a spararla grossa è stato il sindaco facente funzioni di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, anche lui del partito di Renzi. Secondo Brunetti il Ponte “sarà controproducente per Reggio perché oggi chi deve andare in Sicilia prenderà direttamente il ponte e non si fermerà né a Villa né a Reggio in attesa di prendere il traghetto”. E’ tuttavia l’ennesima conferma che a Palazzo San Giorgio l’Amministrazione comunale reggina viva in un mondo virtuale fatto di favole e romanzi, uno di questi appunto sarebbe quello dei viaggiatori per la Sicilia che in attesa di prendere il traghetto si fermerebbero a Reggio. Non c’è mai stata una persona in tutta la storia che si è fermata a Reggio in attesa di prendere il traghetto, mentre certamente in molti scopriranno le bellezze di Reggio e i Bronzi di Riace quando verranno in riva allo Stretto da turisti per ammirare il Ponte sospeso più lungo del mondo e scattarsi una foto, come oggi succede per il Golden Gate Bridge o per il ponte di Brooklyn e tanti altri ponti sparsi in giro per il mondo, simbolo dell’eccellenza della tecnologia e dell’ingegno umano. La realtà, quindi, è esattamente opposta a quella narrata dai vari Brunetti, Faraone e compagnia.

Ovunque i ponti uniscono, abbelliscono, generano crescita, sviluppo, lavoro, opportunità, incontri, economie. Il Ponte sullo Stretto è un’opera straordinaria che unisce davvero l’Africa all’Europa, tramite la Sicilia all’Italia. Ma è anche un banale ponte tra due sponde di terra che nel caso specifico insieme fanno un’area metropolitana di 600 mila abitanti. Quella di Reggio-Messina diventerebbe la sesta città d’Italia. I reggini e i messinesi ne beneficeranno eccome, e ovviamente più di tutti gli altri. Più si è vicini al Ponte, più sarà grande il beneficio. Da Reggio a Messina ci si potrà spostare come tra due quartieri di un’unica città. Come accade a Roma tra Trastevere e Testaccio, o tra Prati e Campo Marzio, che senza i ponti sul Tevere sarebbero isolate. Significa che ogni azienda presente su una sponda, potrà raddoppiare il proprio bacino di clienti vendendo i propri prodotti anche a quelli dell’altro lato. Significa che ogni cliente avrà il doppio di offerta per ogni tipo di servizio, bene o prodotto. E questo vale anche per la cultura, lo svago, la socialità: sarà molto più comodo per i reggini frequentare i locali di Messina, seguirne gli spettacoli sportivi, teatrali e musicali, e viceversa potranno fare i messinesi a Reggio, generando economie virtuose.

I pendolari potranno viaggiare tra Messina e Reggio Calabria in meno di 20 minuti di treno, ogni giorno ad ogni ora, e in piena autonomia con l’automobile quando e come vorranno risparmiando almeno un’ora di tempo, quanto costa attualmente l’assenza del Ponte. Ma il vantaggio non sarà solo Reggio-Messina: si arriverà molto più facilmente da Reggio a Catania, da Messina a Lamezia, da Cosenza a Palermo, e ancora da Reggio a Palermo, da Catanzaro a Messina, da Bari a Trapani, da Lecce a Siracusa, da Napoli a Ragusa, da Messina a Taranto, da Catania a Roma, da Palermo a Salerno etc. etc. etc.

Il Sud potrebbe finalmente fare sistema, generare mercati ed economie virtuose grazie a collegamenti viari e ferroviari adeguati ai tempi, come già accade al Centro/Nord che ha costruito il suo recente ulteriore boom lungo la dorsale dell’alta velocità ferroviaria. Che è già in cantiere da Salerno a Reggio e in Sicilia, così come la nuova A2 Salerno-Reggio Calabria è veloce, sicura, moderna e assolutamente adeguata ad una grande opera come il Ponte sullo Stretto.

Il messaggio più bello l’ha lanciato Chiara Parisi ieri su StrettoWeb: “smettetela di essere nani“. Perché solo un nano può essere un No Ponte. Quando lo incontrate, guardatelo così. Perché tanto poi sul Ponte ci saliranno anche loro e ne beneficeranno anche loro anche se difficilmente avranno il coraggio di dire “mi sbagliavo, avevate ragione“.

meloni no ponte

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