Giusi Princi potrebbe essere la più plastica e tangibile dimostrazione che la festa della Donna non avrebbe senso di esistere, almeno nell’accezione secondo cui dovrebbe ancora alimentare una sorta di riscatto femminile all’interno della nostra società. Dirigente scolastica di straordinario successo, oggi è vice Presidente della Regione Calabria ed è anche tra i personaggi politici e sociali più apprezzati e influenti dell’intero panorama regionale e non solo per i numerosi riconoscimenti ottenuti anche a livello nazionale. Eppure Princi è consapevole che non è tutto oro quello che luccica, e “c’è ancora molto da fare. La situazione è da ribaltare rispetto a questa chiave di lettura. Nell’accezione comune questa ricorrenza è considerata una festa; io invece la considero proprio come giornata internazionale dei diritti della donna, non quindi una festa ma un momento di riflessione perché c’è ancora molto da fare per riscattare la dignità femminile soprattutto rispetto alle ancora eccessive barriere ideologiche”.
Quella di Giusi Princi è una storia zeppa di soddisfazioni, ma il suo non è stato un percorso facile: “inizialmente, nei primi anni di dirigenza scolastica, vedevo una certa diffidenza per retaggi culturali e pregiudizi. Era quella puzza sotto il naso tipicamente maschile: sono atavici cliché che tendono a caratterizzare in modo diverso lo status e la governance femminile, e che dobbiamo combattere con l’educazione che è l’unica via per l’emancipazione. Nel mio percorso professionale, l’orgoglio più grande è stato quello di aver dimostrato con i fatti di potermi meritare posizioni autorevoli e esclusivamente per le capacità acquisite con lo studio e la formazione. L’ho fatto tramite le caratteristiche che credo contraddistinguano proprio le donne: determinazione, caparbietà, flessibilità e capacità di abbracciare più ambiti contemporaneamente senza perdersi dinanzi alle situazioni. Queste sono caratteristiche che mi hanno aiutato a gestire collegi docenti di scuole importanti come il Liceo Scientifico in contesti caratterizzati da significative componenti maschili. E con i fatti, sono poi stata riconosciuta dagli stessi che inizialmente alimentavano il pregiudizio. Con capacità e determinazione ho dimostrato l’esatto contrario raggiungendo belle soddisfazioni”.
Adesso Giusi Princi è ai vertici della Regione Calabria, dove “sto trasferendo la stessa determinazione in un ambito per me nuovo. In politica la situazione calabrese si sta evolvendo, anche se resta una categoria prettamente maschilista. Ma io sento intorno atteggiamenti di stima da parte degli altri, gli stessi che inizialmente anche qui potevano guardarmi con diffidenza. Sto notando un atteggiamento diverso: ho tante richieste di collaborazione, si sta maturando una percezione sana, genuina e positiva. Credo che l’8 marzo sia proprio il miglior momento di riflessione che deve far scaturire una diversa consapevolezza del ruolo dell’essere donna nella società. Da un lato in questa giornata celebriamo le tante conquiste sociali, culturali e politiche che le donne hanno acquisito, ma non dimentichiamo quante sono ancora le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono oggetto in ogni parte del mondo e purtroppo anche nella nostra terra. Vediamo i dati Istat sulle vittime di violenza, e sappiamo che sono sottostimati per l’enorme numero di donne che non denunciano e sono sole davanti a se stesse. E non c’è solo la violenza fisica, ma anche quella psicologica dovuta ad una società maschilista e patriarcale che può essere sradicata soltanto con la cultura, combattendo lo status quo italiano e purtroppo anche calabrese. Fondamentale il lavoro con i giovani nelle scuole”.
L’Italia e la Calabria, però, sono anche il Paese di Giorgia Meloni, primo Presidente del Consiglio donna, e di Jole Santelli, già tre anni fa primo governatore donna di questa terra: “sono due figure straordinarie che ci danno la testimonianza più bella: entrambe hanno dovuto superare un pregiudizio iniziale, non solo di natura ideologica da parte di chi ha posizioni diverse sotto l’aspetto politico, ma anche per il fatto di essere donne. L’aspetto più significativo è che sono le stesse figure che sono riuscite con i fatti a conquistarsi una stima trasversale, a prescindere dalle posizioni ideologiche. Oggi alla compianta Jole Santelli vengono riconosciute la determinazione, il pragmatismo e la velocità di azione con cui ha lasciato il segno nonostante un mandato tristemente durato solo pochi mesi. Tutti alla Cittadella raccontano la sua capacità dell’agire e hanno una memoria storica eccezionalmente positiva nei suoi confronti. La stessa cosa l’abbiamo vista con Giorgia Meloni: tanti pregiudizi iniziali, eppure adesso sta dimostrando caparbietà, decisionismo, assunzione di responsabilità e quindi riesce ad essere una leader su tanti uomini con un consenso indiscusso da parte di tutti, avversari compresi, perché quando meriti le tue conquiste ottenute sul campo con una leadership così forte, ogni luogo comune viene smentito e messo da parte. Nel suo caso, poi, è la perfetta incarnazione di quelle qualità tipicamente femminili di cui accennavo in precedenza, quindi pragmatismo, concretezza, determinazione e intraprendenza. Fa piacere constatare tutto questo, oggi, nel nostro Paese”.
Infine, un messaggio alle donne e alle giovani per cui “l’educazione è fondamentale. Tutto dipende dall’autostima: bisogna prima di tutto volersi bene, e poi voler bene agli altri nella misura in cui una donna vuole bene a se stessa, si da degli obiettivi, pensa a sé e alla propria soddisfazione. Se una donna si vuole bene, non potrà mai permettersi di diventare succube di altri né di tarparsi le ali abbandonando la propria naturale predisposizione. L’importante è fare le proprie scelte di vita in modo libero, anche qui senza steccati e pregiudizi. Per una donna può essere importante anche fare la casalinga, accudire i figli: essere libere non significa per forza seguire altre strade rispetto a quelle tradizionali. Io rivendico il volersi bene e l’importanza dell’autostima che possano dare quella libertà interiore e quella serenità che può consentire di raggiungere qualsiasi traguardo. Essere donna con fiducia in se stessa significa non essere seconda a nessuno e credere nel proprio potenziale. Tutte caratteristiche che si formano tramite lo studio. E’ la conoscenza a renderci liberi: io rivendico la mia libertà interiore che mi ha portato sempre a camminare in modo veloce, dandomi traguardi da raggiungere e trasmettendo l’insegnamento agli altri con determinazione, anche in contesti non facili come quelli pubblici. Non mi sono mai sentita inferiore o incapace approcciandomi ad ogni situazione con studio e preparazione. Quello che può impedire il raggiungimento del risultato è la superficialità. Ho sempre coltivato, come mia forma di crescita, l’importanza dello studio e della responsabilità. Lo studio ti dà una dimensione diversa che ti scuote dai pregiudizi e ti dà una consapevolezza tale da comprendere che tutto dipende solo da se stessi, non dagli altri. Questo significa saper essere donna: coltivando le proprie capacità e andando sempre a fondo nelle cose”.