Gentile direttore, ho deciso di scriverle con grande tormento interiore e mi auguro che possa pubblicare la mia lettera a cui tengo moltissimo. Ho l’assoluta necessità di fare outing per quietare i miei sensi di colpa, per liberarmi da un peso enorme che da oltre un anno mi trascino nel cuore. Dal giorno, cioè, in cui ho iniziato regolarmente ad attraversare il Ponte sullo Stretto e a trovarlo eccezionale, comodo, sicuro, utilissimo, dopo decenni in cui ero stato protagonista di accese battaglie contro la realizzazione dell’opera.
Mi sono reso conto sulla mia pelle che sono stato a lungo vittima di bufale e fake news, anche clamorose. Sono stato convinto, ad esempio, che per prendere il Ponte avrei dovuto percorrere svariate decine di chilometri, arrivando a Villafranca Tirrena e poi uscendo a San Ferdinando, vicino Rosarno, neanche fosse un lancio dello Shuttle. E invece adesso percorro regolarmente il Ponte da Granatari a Piale, in meno di due minuti, per lo stesso tragitto per cui prima impiegavo oltre un’ora e mezza. Viaggio regolarmente dal centro di Messina al centro di Reggio in meno di 10 minuti di autostrada, ad andatura molto modesta. Non pago l’odioso balzello dei 40€ quotidiani a cui ci aveva abituato l’orrida tassa del traghettamento, respiro un’aria più pulita senza il carico di smog delle navi nello Stretto e soprattutto di Tir, auto e mezzi pesanti in centro città. Posso attraversare lo Stretto anche quando c’è forte scirocco, con il mare in tempesta che bloccava i traghetti, e durante gli esodi festivi d’estate e di Natale, quando prima neanche ci pensavo viste le 5-6 ore di coda che se fossi stato costretto ad andare in Calabria avrei fatto prima a prendere un volo da Catania a Roma e poi da Roma a Reggio. Posso attraversarlo anche la sera, la notte, quando mi pare in assoluta libertà, per troppo tempo in precedenza negata.
Quando percorro il Ponte sono sicuro che non mi succederà nulla anche in caso di forte scossa di terremoto: l’opera è realizzata nel rispetto delle migliori tecnologie antisismiche, a differenza di molte altre strutture della città che non mi fanno dormire sonni tranquilli. Dicevamo che il Ponte non si doveva fare per il rischio sismico, invece è esattamente l’opposto e la protezione civile rinnova ogni giorno la sua importanza strategica per poter eventualmente fornire immediati soccorsi vitali alla Sicilia in caso di sisma. Senza il Ponte l’isola sarebbe rimasta a lungo isolata.
Vedo la mia città, anzi le mie città perché ormai anche Reggio la sento un po’ mia, rinascere e rifiorire come in tempi antichi sotto ogni aspetto: economico, commerciale, sociale, culturale, demografico, mondano. Amo terribilmente la mia città e non posso far finta di niente rispetto ai miei errori: mi sono sbagliato. E oggi lo ammetto in pubblico per chiedere scusa. Vi abbiamo riempito di fesserie per decenni, abbiamo negato e rallentato lo sviluppo di questa terra. Se solo il Ponte lo avessimo fatto prima, senza bloccarlo nel 2006 con il governo Prodi e il ministro Bianchi e poi nel 2012 con Mario Monti, oggi sarebbe in piedi non da un anno ma da decenni e saremmo più evoluti e progrediti. Spero che questo sia un monito per tutte le altre grandi opere che servono per la crescita e lo sviluppo, e a cui continuiamo ad opporci: i termovalorizzatori, le centrali nucleari, gli spazioporti. Il mondo corre velocissimo, abbiamo il dovere di non rimanere indietro dopo che abbiamo visto cosa significa.
Grazie per l’ospitalità che vorrà dedicarmi, cordiali saluti e buon lavoro.
Messina, 19 novembre 2031
Nato Ricci