Meloni e l’accoglienza inaspettata: al congresso CGIL cantano “Bella Ciao”

Il premier è stato contestato da alcuni manifestanti che hanno intonato la canzone al suo arrivo. La Meloni li ringrazia e ribatte: "non mi spaventa"

StrettoWeb

Il premier Giorgia Meloni arriva al congresso della CGIL di Rimini poco dopo mezzogiorno, ma il benvenuto non è dei migliori. Dopo le proteste di stamattina per le vittime della strage di Cutro, il Presidente continua a ricevere un’accoglienza tutt’altro che calorosa. Sceglie comunque di entrare dall’ingresso principale, attraversando la folla che la contesta, senza quasi battere ciglio. Il segretario della CGIL Maurizio Landini la invita poi a salire sul palco, ma il breve tragitto da percorrere è accompagnato da fischi e dalla voce di alcuni manifestanti che intonano ‘Bella Ciao’.

La Meloni sbuffa, alza le sopracciglia scocciata e, dopo un attimo di pausa per riprendere il controllo – o per evitare forse una crisi di nervi? – afferra i due microfoni sul leggio e interrompe la contestazione: “dunque, buongiorno a tutti, ringrazio il segretario generale Landini e tutta la Cgil dell’invito”. Sembra infastidita, ma accusa il colpo rivolgendosi anche al coro di dissenso: “ringrazio anche chi mi contesta. Non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto del sindacato”. Il Premier ormai ci ha fatto il callo alle proteste, ma lascia un posticino nel suo discorso per rispondere a quanto accaduto in platea: “mi sento fischiata da quando ho 16 anni”, dichiara. “Potrei dire che sono Cavaliere al merito su questo. Non mi sottraggo a un contesto sapendo che è un contesto difficile. Non mi spaventa”.

Non la spaventano neanche gli slogan di alcune agenzie che, facendo il verso alla Ferragni in veste sanremese, scimmiottano un ‘Pensati sgradita’. “Uno slogan efficace – dichiara pungente – anche se non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica…”. La protesta è quindi stroncata e in sala cala il silenzio, interrotto solo dal rumore dei passi della minoranza che, a pugno chiuso, lascia la platea. L’obiettivo della sua partecipazione, dopo ben 27 anni dall’ultimo Premier, è di creare un tavolo di dialogo e confronto anche con chi “idealmente è più lontano, perché quel che conta è essere uniti, proprio nel giorno dell’anniversario dell’Unità d’Italia”. L’invito è quello di un approccio sincero tra le parti: “Rivendicate senza sconti le vostre istanze nei confronti del governo –  dichiara – troveranno sempre un ascolto serio e privo di pregiudizi, perché questo è l’impegno che mi sono presa con gli italiani e che intendo portare avanti”.

Il Primo Ministro tiene quindi un discorso lungo mezz’ora, intervenendo sulla questione del salario minimo, una frecciatina ad hoc scoccata contro l’altra donna del momento, l’avversaria Elly Schlein; interviene inoltre sulla questione della riforma fiscale e del reddito di cittadinanza, buonanima. Il RdC è ormai una cosa del passato e il Presidente ha ribadito il  ‘no’  ad un suo possibile ritorno: “ha fallito gli obiettivi per cui era nato perché a monte c’è un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi non poteva lavorare”. Conclude quindi il Premier: “la povertà non si abolisce per decreto”.

Ci chiediamo allora quale sia l’obiettivo della neonata MIA, la misura presentata dal governo per contrastare le difficoltà economiche che, se la memoria non ci inganna, è comunque un decreto. Alla fine del discorso la Meloni ringrazia per l’invito e saluta, raccogliendo un solo timido applauso quando ricorda l’assalto alla sede romana del sindacato da parte di Forza Nuova. Esce poi di scena, come il reddito di cittadinanza al quale, come ai manifestanti, è stata “gentilmente” indicata la porta.

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