C’era, lui, a Londra, in quel lontano 5 febbraio 2009 quando fu presentato il grande progetto del Waterfront di Zaha Hadid a Reggio Calabria. C’era anche successivamente, quando, dopo l’accantonamento, il progetto è stato tirato nuovamente fuori. Il Ministero della Cultura ha dato la spinta, inserendo l’opera tra i 14 attrattori culturali del Pnrr; i fondi successivi della Pon Metro hanno poi fatto il resto. Il Museo del Mare, nella zona Porto, si farà. C’è la ditta, ci sono i fondi (oltre 100 milioni di euro) e a breve si può partire. Parola dell’Architetto Artuso – dello Studio Artuso Architetti Associati – che più di ogni altro conosce a fondo il progetto, per averlo seguito sin dall’inizio passo dopo passo.
E oggi ci svela altri dettagli in un’intervista a StrettoWeb.
Partiamo dalla fine: l’affidamento della direzione dei lavori allo studio di Architetti di Zaha Hadid qualche giorno fa. Che significa?
“Significa che si può ripartire da dove il progetto era stato fermato, nel 2012. Ci si era bloccati al progetto definitivo per la scelta dell’Amministrazione Falcomatà di definanziare l’intervento, accantonandolo. Si sarebbe dovuti passare alla fase esecutiva. Ora si è ripreso il progetto, adeguandolo ai prezzi e alle normative di questi anni. C’è una prima fase di attualizzazione del progetto definitivo, poi ci sarà la conferenza dei servizi e poi si potrà passare al progetto esecutivo. Infine si appaltano i lavori e si apre il cantiere”.
Sono stati reperiti altri fondi, è stata individuata la ditta, quindi ora si può partire? Quando esattamente?
“I tempi si possono anticipare. Pensiamo di poter avviare una ‘fase zero’, recuperando dei tempi morti. Il cofinanziamento tra Ministero della Cultura e Pon Metro ha infatti permesso all’Amministrazione di partecipare a questo accordo quadro per trovare l’impresa appaltatrice, che anticipa i tempi. La Cobas, tra l’altro, è ditta serissima, ha già realizzato il Waterfront e il Museo Archeologico. Entro il 2023, se tutto va bene, si può partire col cantiere, iniziando con tutte le opere propedeutiche, tra indagini geologiche e caratterizzazione dei suoli”.
Il progetto prevede, per gli spazi interni, anche e soprattutto un acquario, forse ciò che più affascina. Quali sono i dettagli?
“Gli acquari si dividono in grandi, medi e piccoli. Quello del Museo del Mare sarà medio, con una superficie di 4 mila metri quadri all’interno della struttura”.
La domanda che spesso ci si pone quando ci si trova davanti a una grande opera è: non sarà una cattedrale nel deserto? Cosa si sente di rispondere in merito?
“Noi stiamo cercando di sensibilizzare l’Amministrazione a cominciare già da ora a pensare a chi gestirà il Museo, così come l’acquario. Ho delle interlocuzioni da anni con i proprietari dell’Acquario di Genova, siamo stati ospiti loro. Potranno fare da consulenza alla progettazione. Poi l’obiettivo è un’area con esposizioni permanenti e un’altra con esposizioni temporanee”.
Mi collego a questa domanda chiedendole del Ponte sullo Stretto, anche vista l’attualità del tema. Il Museo può essere attrattore del Ponte e viceversa.
“Sono d’accordo, anzi speriamo che vengano realizzate entrambe. Il Museo del Mare diventerà un attrattore per Reggio Calabria e Bilbao lo dimostra. La città spagnola era una delle più tristi e povere dei paesi baschi, una città industriale. Dopo la realizzazione del Museo del Mare è esplosa, hanno fatto un Aeroporto nuovo che adesso fa 3 milioni di passeggeri l’anno”.
In principio l’idea era quella di realizzare anche un centro polifunzionale. Secondo lei si realizzerà un giorno?
“E’ difficile. Ci vorrebbe un altro Pnrr. Parliamo di altri 100-120 milioni”.
Lei era presente a Londra nel 2009. Qualche ricordo o retroscena di allora?
“E’ stato un momento d’orgoglio. Eravamo nella residenza vittoriana dell’Ambasciatore d’Italia, alla presenza di Zaha Hadid, momento qualificante per un Architetto come me. Poi c’era la BBC, tanti giornalisti”.
Se in quel lontano 2009 le avessero detto: “il progetto verrà accantonato e poi ripreso oltre 10 anni dopo”, lei ci avrebbe creduto?
“Era difficile prevederlo, ma ora sono felicissimo che l’opera sia ripartita. Sarebbe stato un omicidio non farla ripartire. Si è capita l’importanza e vedo anche l’Amministrazione molto convinta. A prescindere dalla politica, credo che la logica debba essere sempre quella: le opere non sono di chi le immagina o le costruisce, ma di tutti. Il Museo del Mare potrebbe cambiare il volto di tutta la città”.