Quelle splendide parole d’amore per Reggio che mi hanno aperto gli occhi su Piazza De Nava

Da una "lettera al direttore" le più genuine riflessioni sull'identità di Reggio Calabria e i controversi lavori di piazza De Nava: così un cittadino innamorato mi ha aperto gli occhi sul significato di quest'angolo di città per la nostra storia comune

StrettoWeb

Non conosco il signor Guido Cordova Castellani che nei giorni scorsi mi ha scritto un’email dopo un articolo pubblicato su piazza De Nava. Ho apprezzato i suoi toni pacati e ho avuto un importante spunto di riflessione che mi ha consentito di aprire gli occhi sul significato di questa piazza storica della città di Reggio Calabria, permettendomi finalmente di comprendere pienamente anche la posizione di un altro straordinario personaggio innamorato di Reggio come il dott. Enzo Vitale. Vitale, infatti, già a dicembre 2021, ben 15 mesi fa, a margine di un evento sul Ponte sullo Stretto di Messina organizzato dal Lions Club International nella sede di Confindustria, mi chiedeva di intraprendere una battaglia mediatica in difesa di piazza De Nava. Su StrettoWeb abbiamo sempre seguito le iniziative del dott. Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea e tra gli intellettuali più importanti della città, più che altro per l’enorme stima nei suoi confronti e l’autorevolezza che lo contraddistingue personalmente, ma lo abbiamo fatto in tutta onestà senza grande convinzione nel merito della battaglia per piazza De Nava.

Ho sempre pensato – anzi avevo sempre pensato, prima della conversazione con Guido Cordova Castellani – che piazza De Nava non fosse particolare simbolo di identità per la storia della città. Ma mi sbagliavo. La verità è che non è un particolare simbolo di storia e identità soltanto per la mia generazione, e soprattutto per quella successiva (Generazione Z). Ho considerato quella di piazza De Nava una storia simile a quelle già viste negli ultimi 15 anni per piazza Carmine, piazzetta Orange, piazza Castello, piazza Duomo e via Giudecca dove – certamente si poteva fare meglio e soprattutto si poteva manutenere il nuovo molto meglio – ma comunque la città è stata in tutti questi punti straordinariamente migliorata, ammodernata e arricchita rispetto a quanto di anonimo c’era prima dei recenti lavori che hanno trasformato questi luoghi in punti di aggregazione a misura d’uomo.

Per piazza De Nava, però, la storia è diversa. Per molte generazioni di reggini è davvero un punto di identità storico, un luogo del cuore, un simbolo prezioso che dovrebbe portare a riflessioni più profonde sull’ipotesi di rinnovamento che non prevede in realtà soltanto un ammodernamento, ma un vero e proprio stravolgimento. Per questo motivo oggi pubblico molto volentieri, integralmente, le parole con cui Guido Cordova Castellani mi ha convinto in modo genuino.

“Egregio Direttore,
Leggo da molti anni la sua rivista online e spesso ne condivido contenuti ed impostazioni. Apprezzo la sua azione comunicativa anche quando per ragioni di lavoro ho vissuto fuori Reggio e quando per ragioni familiari sono fuori Italia. Pertanto, la ringrazio per quello che ha fatto e che fa favore della nostra Reggio. Ho letto il suo articolo su Piazza De Nava e senza via polemica alcuna le faccio presente che la demolizione dell’attuale piazza per crearne una nuova, anonima ed estranea al contesto, non dovrebbe essere realizzata non per quello che sta sotto ma per quanto sta sopra la piazza. 

Nel suo articolo ritrovo la narrazione secondo cui in Piazza De Nava non c’è nulla di storico e pregevole da preservare, cioè da manutenere custodire e tramandare alle future generazioni se non la statua dedicata appunto all’illustre concittadino del passato, ma è invece tutta la struttura della piazza, la sua armonia proporzionata con il contesto urbano circostante maturata in 100 anni, la sua impostazione con i pilastrini in pietra e le barre metalliche a recinzione aperta, il suo essere rialzata rispetto al prospiciente Corso Garibaldi per gestire in maniera razionale e funzionale la pendenza ed essere accessibile da 3 lati ai disabili, che la rendono unica è parte importante di Reggio.

piazza de nava reggio calabria

Già la carta di Gubbio degli anni ’60 precisava l’importanza della tutela dei centri storici da un modernismo fine a se stesso. Ho già scritto, e la sua testata ha cortesemente dato spazio, nei giorni scorsi come Piazza De Nava sia parte integrante ed importante della storia di Reggio Calabria. Piazza De Nava è storia di Reggio Calabria e questo non lo si può negare o sottacere. Reggio Calabria, causa il terribile terremoto del 1908 non può avere nulla di storico se non legato al periodo della ricostruzione. Quale sarebbe il senso di chiamare un centro cittadino, centro storico se non ci fossero i riferimenti storici della città? Davvero Piazza De Nava non ha storia e non è storia di Reggio Calabria? Davvero il nuovo progetto con zampilli e lucine a led (vedi piazza Carmine in proposito) farebbe Reggio più bella ed attraente? Nessun dubbio le viene in merito?

Si vuole chiudere Via Vollaro? Si chiuda. Si vuole chiudere il tratto antistante la piazza ed il museo? Si pavimenti e si chiuda ma si risparmi la piazza nel suo insieme, nella sua armonia creatasi in 100 anni, ed infatti i lavori parlano di restauro e non di demolizione e stravolgimento quasi a nascondere l’intenzione. Le città hanno rispetto e cura della loro memoria, come un cordone ombelicale che lega un luogo ai cittadini e difatti le piazze storiche d’Italia sono famose nel mondo, ammirate ed apprezzate dai turisti che vengono a goderle e non invece le opere moderne, pur dotate di zampilli e lucine a led!

Per chiudere, c’è del buono e c’è del nuovo e non sempre le due cose coincidono. A Reggio Calabria dove continua il saccheggio delle basole stradali centenarie nel silenzio assordante delle autorità, difatti i tombini e le strade si aprono, e dove in piazza Italia un vetro prendiluce è rotto da settimane e dove palazzo San Giorgio ha balconi e cornicioni pericolanti ed imbracati verde davvero la priorità è usare la ruspa per demolire, e non restaurare, Piazza De Nava per creare qualcosa di avulso e slegato dal contesto che si è creato in 100 anni?

Si può cambiare la pavimentazione;
Si può cambiare la pavimentazione dei marciapiedi circostanti;
Si può pulire la statua che da anni è sporca di scritte e con persino erbacce vicino il viso imbrattato;
Si può ripristinare l’acqua delle due fontane poste ai lati; (quante bevute io e moltissimi reggini abbiamo fatto lì!)
Si possono tenere pulite le vasche ai lati della statua e rimettere i pesci rossi (i bambini erano curiosi e felici di vederli )
Si possono curare le aiuole; (a proposito: non c’era un bel cartello di una associazione in bella mostra che prometteva allora ciò che non ha fatto poi?)
Si possono salvaguardare le palme e le piante che hanno ormai una bella età se non centenaria quasi (e ripeto per fare una pianta di cento anni ci vogliono appunto cento anni, come per fare una piazza di cento anni!)
Ma bisognerebbe avere rispetto, tatto e sensibilità. Usare restauro e cura e non ruspe. Evitando di stravolgere l’assetto e l’aspetto della Piazza che, posso assicurarle, è molto cara a tanti reggini!

Purtroppo, la nostra bella città ha visto negli anni opere pubbliche poche in quantità e scarse in qualità, pensate male e realizzate peggio con materiali miseri non per durare) il tappeto mobile semi fermo ed incompleto ne è la espressione (perché non usare pannelli fotovoltaici sul tetto?) per non parlare del viale Europa e del famigerato Parco Lineare Sud inaugurato ma……!

Caro direttore, mi perdoni se sono stato troppo lungo. Mi scusi la lunghezza, altro potrei e vorrei aggiungere, non voglio convincerla di nulla ma spero averle indotto qualche buona riflessione. Continui la sua pregevole azione informativa a favore di Reggio e complimenti. Una buona stampa libera è di sicuro importante per la crescita della città!

Cordialmente
Guido Cordova Castellani

P.S. l’aereo Reggio Calabria – Catania sarebbe utile ancora oggi!
Magari un turboelica tipo Fokker oppure ATR così come un servizio di idrovolanti per le isole Eolie. Ma questa è un’altra storia…

Grazie.

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