Reggina, aprile mese chiave. Perché non può essere sempre tutto nero…

La Reggina, intesa non solo come squadra, ma anche come l'intera piazza, può uscirne solo in un modo: non vedendo tutto nero

StrettoWeb

In una situazione come quella che sta colpendo la Reggina, tutto sembra girare per il verso peggiore e si vede solo nero. Pessimismo lampante, negatività, sfiducia: i tifosi sono risucchiati nell’imbuto di cattivi risultati e vicende extra calcistiche che di certo non aiutano né i supporters stessi e tantomeno la squadra. Da questa situazione, però, si può uscire soltanto in un modo: guardando il bicchiere mezzo pieno. Certo, è difficile. E’ difficile pensare positivo, in questo periodo. Si può approfondire, però, la situazione. Guardare in faccia la realtà, resettando il percorso compiuto fin qui, potrà fornire un altro lato della medaglia.

L’ambiente amaranto è evidentemente condizionato dalle difficoltà che negli ultimi 10 anni si sono ripetute di frequente, e così c’è chi in questi giorni vede la Reggina già morta (come questa estate, d’altronde, ma poi sono rimasti tutti in silenzio!), chi gioca a tombola e prova ad azzeccare numeri (con il segno “meno” davanti), chi sparla e chi straparla.

Però poi, come già scritto ieri, contano i fatti. E i fatti sono quelli di una proprietà, e di una società, strutturate in maniera del tutto opposta rispetto alle ultime precedenti (visto che si è in vena di paragoni). I fatti di una proprietà che vuole fare le cose per bene e che per questo si è affidata a persone per bene, oltre che dal curriculum eccellente: un Prefetto e Questore alla presidenza; un dirigente di livello come Franco Ricci; un ex Inter, Milan e Barcellona alla Comunicazione, un grande esperto (tra l’altro reggino) alla guida del settore giovanile. E poi, non dimentichiamolo, un allenatore che – lo dicono i risultati, anche se a Reggio è già stato messo alla gogna dopo qualche mese – resta tra i migliori in cadetteria, e lo dice la sua carriera.

Chiarezza? Anche troppa, ma a Reggio si dimentica facilmente

A Reggio si dimentica tutto in fretta, anzi viene pure criticato chi tende a ribadire dove si era l’estate scorsa. E’ “l’ubriacatura” da girone d’andata, che ci faceva sentire tutti quanti in Champions League. Come quando, dopo i primi anni di Serie A, qualcuno storceva il muso perché voleva la Coppa Uefa. E allora ci si è dimenticati che questa società ha intenzione di programmare. Ci si è dimenticati dei “prossimi 30 anni” citati dal Presidente Cardona nel giorno della sua presentazione. Ci si è dimenticati della volontà di programmare anche attraverso le infrastrutture, come dimostra l’affidamento a degli esperti per il progetto del nuovo Granillo. Ci si è dimenticati che la struttura societaria è formata da un CdA che ha trovato una strada legittima, quella del concordato, per regalare un futuro calcistico a questa piazza. Ci si dimentica che un eventuale deferimento ora (su cui si battaglierà, e con buone possibilità di vincere) significa lunga vita domani, ricordando sempre che il problema nasce da un vuoto normativo.

La piazza chiede chiarezza, ma di chiarezza ce n’è stata e forse anche troppa, tra interviste a quotidiani nazionali e comunicati stampa. La società attende, si difenderà perché sa di avere le spalle larghe, e il fatto che non ha intenzione di patteggiare – come invece ha deciso di fare il Genoa – ne è la dimostrazione.

E il campo?

E il campo di certo non aiuta il contesto esterno. Perché se la Reggina si giocasse ancora il secondo posto, tutto il resto passerebbe in secondo piano. E invece il condizionamento c’è e forse mister Inzaghi non ha avuto sinora la capacità di isolare la squadra dalle chiacchiere, forse spinto dall’emotività che lo ha sempre contraddistinto. Ma è, e resta, un allenatore valido e vincente. E se la società ha scelto lui significa che è tutto meno che sprovveduta. Certo, anche Super Pippo ha commesso i suoi errori, soprattutto in alcune partite “alla portata”, ma le varie Sudtirol, Palermo, Pisa, Cagliari sono state affrontate nei loro momenti migliori. E la batosta, vera, è arrivata solo sabato. Si chiedeva la prestazione, non per forza la vittoria. E si poteva “perdere meglio“, ecco, ma sappiamo che il valore di quest’organico non è minimamente paragonabile a quello dei sardi costruiti per ammazzare il campionato e invece a fine marzo a +3 dalla Reggina (che ha una gara in meno).

Il calendario favorevole

Così come sono consapevoli che la sosta non potrà che fare bene, che si andrà a Genova senza pressioni e grosse aspettative (e non è detto che non sia un bene), ma soprattutto che il mese di aprile sarà da considerare chiave sul campo e anche fuori. Dopo Marassi, infatti, la Reggina avrà praticamente quattro partita agevoli consecutive: Perugia, Venezia, Benevento e Brescia (dal 5 al 21 aprile). Sono partite alla portata e la Reggina ha dimostrato che quando l’avversario non è superiore, in questo girone di ritorno, si può anche vincere. Lo dimostrano le vittorie contro la Ternana e il Modena ma lo dimostra anche il primo tempo di Cittadella (ricordiamo che, al di là dell’atteggiamento, il rosso a Fabbian ha condizionato tutto) così come il derby, lì dove la Reggina ha giocato una delle sue peggiori partite ma lì dove era comunque in vantaggio almeno fino al 90°. Questo significa che la Reggina deve guardare al mese di aprile, e a quelle quattro sfide, con fiducia. Perché sa di potersela giocare e sa anche di essere superiore sul campo, se è la solita Reggina. Ecco perché si può continuare ad inseguire il grande sogno dei playoff, il grande sogno di un ottavo posto su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo a inizio stagione.

Ma aprile non è solo un mese chiave in campo, bensì anche fuori. Alla fine del prossimo mese, infatti, dovrebbe arrivare l’omologa dal Tribunale sulla tanto tribolata e fastidiosa vicenda del concordato. L’omologa significherebbe non avere più impedimenti su pagamenti e scadenze, programmando in serenità l’iscrizione al prossimo campionato e il mercato estivo.

Insomma. Nessuno si aspettava, questa estate, di essere secondo a dicembre. Nessuno si aspettava, a dicembre, di perdere le successive otto gare. E, chissà, a maggio potremo dire che nessuno si aspettava un rilancio in campo e fuori, magari con i playoff centrati e una vicenda con il Tribunale chiusa brillantemente. In fondo, basta pensare positivo. Come cantava Jovanotti.

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