L’aura di negatività che al momento aleggia intorno alla Reggina – forse anche per quanto accaduto negli ultimi 10 anni, soprattutto l’ultimo – fa vedere tutto nero. Tutto. D’altronde, lo insegna la storia, a Reggio è facile esaltarsi ed è facile deprimersi; è facile mitizzare ed è facile infangare. E, così, anche Inzaghi e Saladini sono passati da eroi a facile bersaglio di accuse e contestazioni nel giro di qualche settimana. Ma, a maggior ragione dopo la batosta contro il Cagliari e la chiusura delle indagini della Procura Federale, è fondamentale fare chiarezza andando a fondo della situazione.
Mantenere la lucidità significa guardare i fatti, a prescindere da sensazioni, umori o schieramenti. E il primo fatto lo abbiamo raccontato l’altro ieri, prima che arrivasse la conferma ufficiale del club ieri: la Reggina ha pagato e sta pagando regolarmente e puntualmente lo stipendio, ogni mese, a tutti i tesserati. Insomma, se qualcuno si sta chiedendo – e in tanti se lo sono chiesti e continuano a farlo – se la prestazione di sabato sia frutto di problemi o mancanze/ritardi nei pagamenti degli stipendi dei calciatori, ecco, non è così. Poi possiamo ipotizzare – ma è un’ipotesi, non un fatto – che la squadra possa essersi fatta condizionare dal “fuoco nemico” di queste settimane. E Inzaghi lo ha in parte ammesso in conferenza.
I fatti però sono sempre quelli. La proprietà le disponibilità le ha. Le ha per sostenere un campionato di Serie B, per pagare tasse, contributi e spese varie. Le ha per spendere sul mercato in maniera importante. Così come le ha per onorare gli accordi presi con il concordato rispetto alla mole debitoria ereditata dalla precedente proprietà. E, soprattutto, ha sfruttato una norma dello Stato. E’ una scelta e non un obbligo, con tutti i rischi del caso? Senz’altro, ma non per questo è da considerare un errore. Anzi, l’alternativa sarebbe stata rinunciare all’acquisto della Reggina. Eventualmente l’errore sta tutto in quel vuoto normativo che Stato e Figc non sono riuscite ancora a colmare. Quello della Reggina è il primo caso della storia di questo tipo, e ci sono buoni motivi per pensare che il club riesca a difendersi al meglio nelle sedi opportune. A tal proposito, Castaldi e – se necessario – Cardona risponderanno entro 5 giorni dopo la chiusura delle indagini. Il deferimento è molto probabile, ma su quello si può lavorare. Non è da escludere che il processo possa andare avanti. Non è da escludere che la Reggina faccia eventualmente ricorso. Non è da escludere che si arrivi all’ultimo grado di giudizio della Giustizia Sportiva, che è rappresentato dal Coni (Collegio di Garanzia).
La posizione del Coni sul concordato preventivo
Ebbene, proprio il Coni, su questo argomento – quello del concordato con il Tribunale – si è espresso e lo ha fatto in maniera anche abbastanza approfondita. “Società calcistiche professionistiche e procedure concorsuali” è il titolo di uno scritto di Stefano Morri, Avvocato e dottore commercialista, sulla sezione “Dottrina” del Diritto Sportivo sul sito ufficiale del Coni. Tutto documentabile e pubblico. Sono 5 pagine di Pdf. In questo testo emerge un fatto, ai più scontato, ma che è comunque bene evidenziare una volta di più: le società calcistiche hanno pieno diritto a richiedere il concordato. Lo possono fare quelle società riconosciute in “stato di crisi”, ovvero – si legge – con “difficoltà economico-finanziaria non necessariamente destinata ad evolversi nella definitiva impossibilità di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni, irreversibilità invece tipica dello stato di insolvenza”.
“Al fine di garantire la conservazione dell’impresa calcistica in stato di crisi, alcuni Autori – si legge ancora – ritengono che sia possibile individuare soluzioni atte a consentire il mantenimento del titolo sportivo in capo alla stessa società. Più nel dettaglio si ritiene che, pure in assenza di specifica casistica concreta, possa essere ragionevolmente percorribile la strada del concordato preventivo in continuità aziendale disciplinato dall’art. 186-bis L.F., il quale permette la conservazione del titolo sportivo e degli asset immateriali (tra cui i diritti alle prestazioni dei calciatori) e, al contempo, garantisce i flussi di cassa (anche in relazione alla commercializzazione dei diritti audiovisivi, modulati in relazione ad alcuni parametri, tra cui, in primis, la categoria di appartenenza)”.
“La domanda di concordato preventivo di una società calcistica in stato di crisi, infatti, non implica ipso iure gli effetti pregiudizievoli dell’art. 16, c. 6, NOIF (decadenza e revoca dell’affiliazione): l’apertura della procedura concordataria non comporta la dichiarazione e/o l’accertamento da parte del Tribunale dello stato di insolvenza, ma più semplicemente di una situazione di difficoltà economico-finanziaria che potrebbe essere risolta con il ritorno in bonis nel caso di approvazione della proposta e del piano concordatario da parte dei creditori e della successiva omologazione da parte del Giudice.
“I creditori verranno chiamati al vaglio della fattibilità economica (circa la realizzabilità della proposta nei termini e modalità prospettate), competendo al tribunale, per la fase di ammissione e per quella di omologazione, ogni valutazione in ordine alla fattibilità giuridica della procedura”. Insomma, la situazione che vede coinvolta al momento la Reggina.
“Nel concordato in continuità i creditori sono destinati ad essere pagati con il flusso finanziario generato dai ricavi dell’attività aziendale. Il piano concordatario deve, infatti, includere anche un’analitica individuazione delle risorse finanziarie necessarie e delle relative modalità di copertura nonché i costi ed i ricavi attesi dalla prosecuzione dell’attività d’impresa (ne consegue l’esigenza di predisporre conti economici e stati patrimoniali prospettici, uno stato analitico ed estimativo delle attività, nonché un analitico business plan economico e finanziario)”.
“Il tutto deve essere corredato da una relazione del professionista attestatore che confermi, sulla base di un giudizio comparativo e prognostico, che la prosecuzione dell’impresa, così come prevista dal piano, sia funzionale al migliore soddisfacimento dei creditori: il piano in continuità aziendale dovrà essere, quindi, più conveniente per i creditori rispetto all’alternativa della liquidazione”. In pratica, bisogna dimostrare che la società sia in grado, anche coi ricavi, di mantenere la continuità aziendale. Tutto ciò che la Reggina ha già dimostrato per poter avere accesso al concordato, inclusi gli eventuali ricavi da botteghini, sponsor, diritti tv, infrastrutture.
Le conclusioni (eloquenti)
Dalle conclusioni, poi, la conferma più importante: “Non si ravvedono ostacoli – si legge – nell’applicare la disciplina prevista in materia di concordato preventivo in continuità aziendale anche in favore di società calcistiche professionistiche, seppure in assenza di specifica casistica concreta. Tale soluzione parrebbe alquanto favorevole per le società che versano stato di crisi in quanto consentirebbe la prosecuzione dell’attività nonché la conservazione dei valori aziendali e, dunque, il mantenimento dell’essenziale titolo sportivo”.
“Nell’ambito del diritto sportivo, peraltro, non si riscontrano disposizioni normative che precludano l’accesso al concordato preventivo in continuità: è la (sola) dichiarazione e/o l’accertamento giudiziale del più grave stato di insolvenza a comportare la revoca dell’affiliazione, non invece la presenza di uno stato di crisi che potrebbe essere risolto in via preventiva con strumenti alternativi – quali il concordato preventivo in continuità – rispetto al caso estremo della dichiarazione di fallimento”.
Cosa significa? Che le società calcistiche possono richiedere il concordato preventivo in continuità se sussistono le condizioni di cui sopra. Non ci sono ostacoli né preclusioni. In buona sostanza, la conferma è sempre quella: la Reggina sta rispettando la Legge, usufruendo di uno strumento di cui ha pieno diritto. E non lo diciamo noi, la Reggina stessa, un tifoso o giornalista qualunque, ma lo dice il Coni.
E il Coni è l’ente che rappresenta il terzo grado di giudizio della Giustizia Sportiva. Semmai si dovesse arrivare sin lì – speriamo di no, ma al momento è escluso che la Reggina possa patteggiare in quanto non ritiene di essere colpevole di nulla – la voce del Coni è questa, scritta su carta, documentata. E questi sono altri fatti, al di là di fantasticherie varie, scoramento, schieramenti pro e contro la Reggina.